Più che da una presenza di cattive intenzioni, il male psicologico nasce da una assenza di consapevolezza. In analisi, paziente e terapeuta si trovano necessariamente nella zona grigia tra bene e male. Non vi sfuggirono i fondatori della psicoanalisi, come ricordano i casi di Anna O. e Sabine Spielrein: la sensazionale guarigione di quest’ultima sarebbe avvenuta senza le vistose inosservanze di ciò che oggi si considera limite professionale? I moderni manuali di «etica psicoterapeutica» contengono norme molto più estese, ma ogni approfondimento sembra aprire nuove zone grigie. Le regole troppo specializzate possono perdere il legame con l’etica generale. Si ripropone così l’imperativo di Kant: nel rapporto analitico, l’altro è un fine o un mezzo?
Più che da una presenza di cattive intenzioni, il male psicologico nasce da una assenza di consapevolezza. In analisi, paziente e terapeuta si trovano necessariamente nella zona grigia tra bene e male. Non vi sfuggirono i fondatori della psicoanalisi, come ricordano i casi di Anna O. e Sabine Spielrein: la sensazionale guarigione di quest’ultima sarebbe avvenuta senza le vistose inosservanze di ciò che oggi si considera limite professionale? I moderni manuali di «etica psicoterapeutica» contengono norme molto più estese, ma ogni approfondimento sembra aprire nuove zone grigie. Le regole troppo specializzate possono perdere il legame con l’etica generale. Si ripropone così l’imperativo di Kant: nel rapporto analitico, l’altro è un fine o un mezzo?