I marmorari Romani

Nonfiction, Art & Architecture, Architecture, History
Cover of the book I marmorari Romani by A. M. Bessone Aurelj, Società Editrice Dante Alighieri
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Author: A. M. Bessone Aurelj ISBN: 9788853450777
Publisher: Società Editrice Dante Alighieri Publication: January 31, 2017
Imprint: Language: Italian
Author: A. M. Bessone Aurelj
ISBN: 9788853450777
Publisher: Società Editrice Dante Alighieri
Publication: January 31, 2017
Imprint:
Language: Italian

Nel crollo pauroso della civiltà classica alla fine dell’impero d’occidente, mentre le più elevate attività spirituali, le lettere, le arti smarrivano completamente la via, continuavano invece meno profondamente turbate le piccole abilità, più che altro manuali, non apprese col fervido lavoro dell’intelligenza, ma quasi inconsciamente tramandate dalla secolare esperienza e dalla lunga ripetizione dello stesso atto. Così mentre lo scultore o il pittore i quali pare avevano sotto gli occhi infiniti capolavori dell’arte classica, non riuscivano più a vederli, e irrigidivano il vestito, spegnevano il movimento, alteravano goffamente le proporzioni, il muratore sapeva ancora presentare nitida e solida la sua cortina di mattoni, e il carpentiere eseguiva magistralmente quei pontaggi e quelle armature che ancora oggi costituiscono una caratteristica specialità dei pontaroli romani.

Più fortunati di questi e di altri artigiani i tagliatori di pietra non solo trovarono, frugando tra gli abbandonati edifici della Roma fattasi paurosamente vuota e silenziosa, miniere inesauribili di magnifici marmi e di superbe pietre colorate, ma le composizioni e gli intarsi che da esse seppero trarre ebbero lunga vita e per la nobiltà della materia durevole difesa contro il mutare dei gusti e delle mode. Sicchè per secoli in questi geometrici adornamenti di vivaci colori trovò il suo più sicuro rifugio il senso artistico della Roma medioevale.

Aver raccolte le testimonianze intorno a queste maestranze e a queste opere è veramente utile e lodevole fatica, come quella che è rivolta a portare un raggio di luce su periodi profondamente miseri e tristi della lunga nostra vita, periodi nei quali parve che l’Italia dovesse con molti secoli di umiliazione espiare i trecento anni o poco più, in cui la sua potenza rifulse benefica nel mondo, e nessuno poteva accorgersi che altri germi più alti di vita iniziavano un loro svolgimento più prodigioso e all’umanità più prezioso del precedente.

R. PARIBENI

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Nel crollo pauroso della civiltà classica alla fine dell’impero d’occidente, mentre le più elevate attività spirituali, le lettere, le arti smarrivano completamente la via, continuavano invece meno profondamente turbate le piccole abilità, più che altro manuali, non apprese col fervido lavoro dell’intelligenza, ma quasi inconsciamente tramandate dalla secolare esperienza e dalla lunga ripetizione dello stesso atto. Così mentre lo scultore o il pittore i quali pare avevano sotto gli occhi infiniti capolavori dell’arte classica, non riuscivano più a vederli, e irrigidivano il vestito, spegnevano il movimento, alteravano goffamente le proporzioni, il muratore sapeva ancora presentare nitida e solida la sua cortina di mattoni, e il carpentiere eseguiva magistralmente quei pontaggi e quelle armature che ancora oggi costituiscono una caratteristica specialità dei pontaroli romani.

Più fortunati di questi e di altri artigiani i tagliatori di pietra non solo trovarono, frugando tra gli abbandonati edifici della Roma fattasi paurosamente vuota e silenziosa, miniere inesauribili di magnifici marmi e di superbe pietre colorate, ma le composizioni e gli intarsi che da esse seppero trarre ebbero lunga vita e per la nobiltà della materia durevole difesa contro il mutare dei gusti e delle mode. Sicchè per secoli in questi geometrici adornamenti di vivaci colori trovò il suo più sicuro rifugio il senso artistico della Roma medioevale.

Aver raccolte le testimonianze intorno a queste maestranze e a queste opere è veramente utile e lodevole fatica, come quella che è rivolta a portare un raggio di luce su periodi profondamente miseri e tristi della lunga nostra vita, periodi nei quali parve che l’Italia dovesse con molti secoli di umiliazione espiare i trecento anni o poco più, in cui la sua potenza rifulse benefica nel mondo, e nessuno poteva accorgersi che altri germi più alti di vita iniziavano un loro svolgimento più prodigioso e all’umanità più prezioso del precedente.

R. PARIBENI

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