Author: | Lauretta Colonnelli | ISBN: | 9788849292893 |
Publisher: | Gangemi Editore | Publication: | January 3, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore | Language: | Italian |
Author: | Lauretta Colonnelli |
ISBN: | 9788849292893 |
Publisher: | Gangemi Editore |
Publication: | January 3, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore |
Language: | Italian |
Catalogo della mostra aperta dal 12 al 25 novembre 2015 presso il Complesso del Vittoriano Dal punto di vista dello stile e dell’espressione Anghelopoulos e Pinchi non hanno molto in comune eppure vederli connessi in una mostra che li vede entrambi protagonisti rende plausibile e condivisibile l’ipotesi critica di una comunità di intenti non implicante una somiglianza esteriore ma una sintonia profonda di risultati creativi. La vicenda di Anghelopoulos è più lineare e consequenziale, quella di Pinchi apparentemente anomala e alquanto insolita, eppure altrettanto seria e determinata. Formatosi in ambito propriamente figurativo (cui non disdice certo la sua passione musicale) Anghelopoulos entra ben presto in una trafila storicamente consapevole che lo porta ai lavori attuali con coerenza e continuità di pensiero. Pinchi nasce come organaro e di altissimo livello, erede di una gloriosa tradizione familiare che sviluppa con competenza. Ma proprio da lì trae la materia del suo essere artista figurativo come se la professione acquisita e vissuta con partecipe dedizione e l’impulso alla creazione figurativa scaturissero naturalmente l’uno dall’altro tanto da spingerlo a fabbricare i suoi lavori con frammenti e prelievi dai suoi ferri del mestiere, di certo spiazzati e privati della loro funzione per diventare componenti di uno spazio immaginario che pure preserva in sé gli echi della sua professionalità primaria. Dalla presentazione di Claudio Strinati
Catalogo della mostra aperta dal 12 al 25 novembre 2015 presso il Complesso del Vittoriano Dal punto di vista dello stile e dell’espressione Anghelopoulos e Pinchi non hanno molto in comune eppure vederli connessi in una mostra che li vede entrambi protagonisti rende plausibile e condivisibile l’ipotesi critica di una comunità di intenti non implicante una somiglianza esteriore ma una sintonia profonda di risultati creativi. La vicenda di Anghelopoulos è più lineare e consequenziale, quella di Pinchi apparentemente anomala e alquanto insolita, eppure altrettanto seria e determinata. Formatosi in ambito propriamente figurativo (cui non disdice certo la sua passione musicale) Anghelopoulos entra ben presto in una trafila storicamente consapevole che lo porta ai lavori attuali con coerenza e continuità di pensiero. Pinchi nasce come organaro e di altissimo livello, erede di una gloriosa tradizione familiare che sviluppa con competenza. Ma proprio da lì trae la materia del suo essere artista figurativo come se la professione acquisita e vissuta con partecipe dedizione e l’impulso alla creazione figurativa scaturissero naturalmente l’uno dall’altro tanto da spingerlo a fabbricare i suoi lavori con frammenti e prelievi dai suoi ferri del mestiere, di certo spiazzati e privati della loro funzione per diventare componenti di uno spazio immaginario che pure preserva in sé gli echi della sua professionalità primaria. Dalla presentazione di Claudio Strinati