Author: | Pierfranco Pellizzetti | ISBN: | 9788865764282 |
Publisher: | Il Saggiatore | Publication: | July 30, 2015 |
Imprint: | Il Saggiatore | Language: | Italian |
Author: | Pierfranco Pellizzetti |
ISBN: | 9788865764282 |
Publisher: | Il Saggiatore |
Publication: | July 30, 2015 |
Imprint: | Il Saggiatore |
Language: | Italian |
«La società non esiste.» All’insegna di questo provocatorio slogan, firmato Margaret Thatcher, negli ultimi ingloriosi quarant’anni si è affermato un modello sociale in cui l’Economico ha completamente assoggettato il Politico. Eppure, nonostante la fuga del capitalismo verso la dimensione finanziaria, la diffusione di un individualismo cinico e possessivo, il discredito nei confronti di tutto ciò che è «pubblico» e lo svilimento della politica democratica a «caporalato del consenso» (e ad ascensore sociale per tanti spregiudicati imprenditori di se stessi), la società esiste, eccome. E il sonno della politica ha generato mostri, dalle sembianze ormai familiari. Pierfranco Pellizzetti indaga le origini storiche, i risvolti socioeconomici e le tecniche propagandistiche di questo sistema, ormai vittima delle sue intrinseche e profonde contraddizioni. Disuguaglianze, recessione, disoccupazione e disgregazione sociale; il sogno, trasformatosi in incubo, di un’Europa unita ormai soltanto dall’ideologia liberista; la grave crisi di rappresentanza che affligge le liberaldemocrazie di fronte allo strapotere della finanza: tutto sembra realizzare l’antica profezia di Hobbes, secondo cui, senza politica, la nostra vita diventerebbe «più brutale, più breve e più grama». «Rifare società», restituendo autonomia alla politica e avvicinandola ai cittadini, non è solo un auspicio: è una necessità urgente, se l’Occidente vuole sfuggire a un destino di caos sistemico e di restaurazione oligarchica. Se vuole sfuggire alla barbarie. Può la politica tornare a essere discorso pubblico deliberativo, abbracciando la «savia follia» propugnata da Erasmo, o la sua unica dimensione è quella machiavelliana di tecnologia del potere? Con quali strategie si potrà trasformare in progetti incisivi un dissenso popolare ormai diffuso, ma anche sterile e frammentato? Quali forme organizzative dovranno assumere gli attori del cambiamento, e come dovranno comunicare, per mobilitare e aggregare passioni, speranze e valori nell’era della Rete? Società o barbarie è il tentativo di rispondere a queste e ad altre domande epocali, grazie a una fervida passione civile e agli strumenti analitici di un ricchissimo retroterra interdisciplinare.
«La società non esiste.» All’insegna di questo provocatorio slogan, firmato Margaret Thatcher, negli ultimi ingloriosi quarant’anni si è affermato un modello sociale in cui l’Economico ha completamente assoggettato il Politico. Eppure, nonostante la fuga del capitalismo verso la dimensione finanziaria, la diffusione di un individualismo cinico e possessivo, il discredito nei confronti di tutto ciò che è «pubblico» e lo svilimento della politica democratica a «caporalato del consenso» (e ad ascensore sociale per tanti spregiudicati imprenditori di se stessi), la società esiste, eccome. E il sonno della politica ha generato mostri, dalle sembianze ormai familiari. Pierfranco Pellizzetti indaga le origini storiche, i risvolti socioeconomici e le tecniche propagandistiche di questo sistema, ormai vittima delle sue intrinseche e profonde contraddizioni. Disuguaglianze, recessione, disoccupazione e disgregazione sociale; il sogno, trasformatosi in incubo, di un’Europa unita ormai soltanto dall’ideologia liberista; la grave crisi di rappresentanza che affligge le liberaldemocrazie di fronte allo strapotere della finanza: tutto sembra realizzare l’antica profezia di Hobbes, secondo cui, senza politica, la nostra vita diventerebbe «più brutale, più breve e più grama». «Rifare società», restituendo autonomia alla politica e avvicinandola ai cittadini, non è solo un auspicio: è una necessità urgente, se l’Occidente vuole sfuggire a un destino di caos sistemico e di restaurazione oligarchica. Se vuole sfuggire alla barbarie. Può la politica tornare a essere discorso pubblico deliberativo, abbracciando la «savia follia» propugnata da Erasmo, o la sua unica dimensione è quella machiavelliana di tecnologia del potere? Con quali strategie si potrà trasformare in progetti incisivi un dissenso popolare ormai diffuso, ma anche sterile e frammentato? Quali forme organizzative dovranno assumere gli attori del cambiamento, e come dovranno comunicare, per mobilitare e aggregare passioni, speranze e valori nell’era della Rete? Società o barbarie è il tentativo di rispondere a queste e ad altre domande epocali, grazie a una fervida passione civile e agli strumenti analitici di un ricchissimo retroterra interdisciplinare.