Del dovere e del diritto di ospitalità

Published in Sociologia n. 1/2016. Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali. Religione e violenza nella società contemporanea

Nonfiction, Social & Cultural Studies, Social Science, Sociology
Cover of the book Del dovere e del diritto di ospitalità by Tito Marci, Gangemi Editore
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Author: Tito Marci ISBN: 9788849296150
Publisher: Gangemi Editore Publication: March 8, 2017
Imprint: Gangemi Editore Language: Italian
Author: Tito Marci
ISBN: 9788849296150
Publisher: Gangemi Editore
Publication: March 8, 2017
Imprint: Gangemi Editore
Language: Italian

Credo sia oggi importante riconsiderare e ridiscutere il problema delle migrazioni – e delle tragedie legate ai flussi migratori – entro una cornice concettuale più ampia ovvero, quella che definisce i rapporti, le pratiche e la nozione di ospitalità. E ciò nella misura in cui l'ospitalità mette ancora in gioco la figura dello straniero, nonché i problemi dell'estraneità e dell'alterità ad essa correlati. Diciamo subito che il concetto di straniero rimanda essenzialmente ad un rapporto, ad una condizione di reciprocità. Si è sempre stranieri di qualcun altro, siamo tutti stranieri di coloro che consideriamo stranieri. Anzi, proprio l'irruzione dell'altro, di colui che è straniero, ci qualifica, ci definisce e ci costituisce immancabilmente in quanto noi stessi stranieri, estranei a colui che è straniero. E se l'altro, l'estraneo, è colui che ci identifica, che ci costituisce nell'intimo in quanto stranieri, vuol dire che proprio a partire da questo originario momento rimaniamo anche sempre stranieri a noi stessi. Occorre, allora, spostare lo sguardo, riposizionarlo e riportarlo alla prospettiva del rapporto ospitale. I soggetti di tale rapporto si costituisco come estranei, stranieri, altri tra loro. Non vi è soggetto se non in rapporto all'altro (e con l'altro), ovvero, non vi è costituzione del soggetto se non entro i termini (sia pure ostili, disattesi o negati) dell'ospitalità. L'ospitalità – il rapporto ospitale – fa comparire il soggetto in quanto altro nei confronti dell'altro, o meglio, il soggetto compare con l'altro da sé nello spazio dell'ospitalità, ed è tale spazio che, infine, stabilisce, definisce e qualifica la loro reciproca soggettività – così come la loro specifica identità (in quanto estranei, stranieri, amici o nemici). Detto altrimenti, il soggetto non precede il suo altro, ma compare con l'altro entro l'ordine del rapporto ospitale. Per questo, in un tempo che sta registrando un nuovo inarrestabile esodo di persone, moltitudini e popolazioni, non possiamo non tornare a riflettere sul significato profondo di tale rapporto.

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Credo sia oggi importante riconsiderare e ridiscutere il problema delle migrazioni – e delle tragedie legate ai flussi migratori – entro una cornice concettuale più ampia ovvero, quella che definisce i rapporti, le pratiche e la nozione di ospitalità. E ciò nella misura in cui l'ospitalità mette ancora in gioco la figura dello straniero, nonché i problemi dell'estraneità e dell'alterità ad essa correlati. Diciamo subito che il concetto di straniero rimanda essenzialmente ad un rapporto, ad una condizione di reciprocità. Si è sempre stranieri di qualcun altro, siamo tutti stranieri di coloro che consideriamo stranieri. Anzi, proprio l'irruzione dell'altro, di colui che è straniero, ci qualifica, ci definisce e ci costituisce immancabilmente in quanto noi stessi stranieri, estranei a colui che è straniero. E se l'altro, l'estraneo, è colui che ci identifica, che ci costituisce nell'intimo in quanto stranieri, vuol dire che proprio a partire da questo originario momento rimaniamo anche sempre stranieri a noi stessi. Occorre, allora, spostare lo sguardo, riposizionarlo e riportarlo alla prospettiva del rapporto ospitale. I soggetti di tale rapporto si costituisco come estranei, stranieri, altri tra loro. Non vi è soggetto se non in rapporto all'altro (e con l'altro), ovvero, non vi è costituzione del soggetto se non entro i termini (sia pure ostili, disattesi o negati) dell'ospitalità. L'ospitalità – il rapporto ospitale – fa comparire il soggetto in quanto altro nei confronti dell'altro, o meglio, il soggetto compare con l'altro da sé nello spazio dell'ospitalità, ed è tale spazio che, infine, stabilisce, definisce e qualifica la loro reciproca soggettività – così come la loro specifica identità (in quanto estranei, stranieri, amici o nemici). Detto altrimenti, il soggetto non precede il suo altro, ma compare con l'altro entro l'ordine del rapporto ospitale. Per questo, in un tempo che sta registrando un nuovo inarrestabile esodo di persone, moltitudini e popolazioni, non possiamo non tornare a riflettere sul significato profondo di tale rapporto.

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