Precarietà abitativa tra necessità e illegalità tollerata

Published in Sociologia n. 1/2018 – Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali

Nonfiction, Social & Cultural Studies, Social Science, Sociology
Cover of the book Precarietà abitativa tra necessità e illegalità tollerata by Gemma Marotta, Gangemi Editore
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Author: Gemma Marotta ISBN: 9788849243475
Publisher: Gangemi Editore Publication: April 4, 2019
Imprint: Gangemi Editore Language: Italian
Author: Gemma Marotta
ISBN: 9788849243475
Publisher: Gangemi Editore
Publication: April 4, 2019
Imprint: Gangemi Editore
Language: Italian

Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | La precarietà abitativa, come causa di diffusione di forme di devianza e, in certi casi, di criminalità, è fenomeno che si propone da tempo all’attenzione degli studiosi, come dimostrano le ricerche empiriche svolte da Szabo o da Clinard o, prima ancora, dalla Scuola di Chicago. I sociologi urbani di tale scuola sono spinti, inizialmente, dall’interesse a migliorare le condizioni di vita nelle aree più emarginate di Chicago, ma, successivamente, sono indotti ad occuparsi dei fenomeni di devianza e criminalità che riscontrano in queste aree, evidenziando la provvisorietà, i conflitti e le opportunità della città, e contribuendo, forse, a provocare le paure del vivere insieme. Un approccio conoscitivo efficacemente riassunto dalle parole di Henri Lefebvre: “Pensare alla città vuol dire tenerne in conto gli aspetti conflittuali: limitazioni e opportunità, pace e violenza, aggregazione e solitudine, convergenze e divergenze, il banale e il poetico, il funzionalismo brutale e l’improvvisazione sorprendente”. Il fenomeno, che si manifesta nella Chicago degli anni ‘20 dello scorso secolo, collegato ad una intensa urbanizzazione ed a rilevanti flussi migratori, e che determina un sensibile incremento di una “umanità dolente” alla ricerca di uno spazio dove vivere o, sarebbe meglio dire, sopravvivere, si è poi verificato anche in molti altri Paesi, compresa l’Italia. Questa è la cornice nella quale si inserisce la nascita di movimenti sociali, che si generano e si mobilitano sull’urgenza del bisogno, ma, poi, per consolidarsi e svilupparsi, necessitano di capacità organizzativa, definizione di scopi comuni e sufficientemente condivisi, nonché delle risorse necessarie per perseguirli. Fenomeni quali le occupazioni di terreni e di interi edifici, o appartamenti vuoti, se sono opera di individui poco organizzati per protestare contro una situazione di grave disagio sociale e mettervi rimedio, rimangono nella sfera della illegalità e non possono che provocare un’azione repressiva da parte dello Stato. Diversamente, se queste azioni sono poste in essere da un gruppo relativamente organizzato, cosciente dei propri interessi e scopi, che predispone mezzi adeguati per renderli conosciuti e diffusi, in modo tale da influire sui centri decisionali, si può ottenere il cambiamento del quadro legale negativo e marginalizzante. È ciò che avviene, ad esempio, in molti casi di urbanizzazioni pirata di aree periferiche in diversi paesi ad opera di soggetti poveri, che si trasformano in una privatizzazione dell’occupazione abusiva di terreni di proprietà di latifondisti o demaniali, ottenendo la titolarità giuridica o de facto del lotto occupato.

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Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | La precarietà abitativa, come causa di diffusione di forme di devianza e, in certi casi, di criminalità, è fenomeno che si propone da tempo all’attenzione degli studiosi, come dimostrano le ricerche empiriche svolte da Szabo o da Clinard o, prima ancora, dalla Scuola di Chicago. I sociologi urbani di tale scuola sono spinti, inizialmente, dall’interesse a migliorare le condizioni di vita nelle aree più emarginate di Chicago, ma, successivamente, sono indotti ad occuparsi dei fenomeni di devianza e criminalità che riscontrano in queste aree, evidenziando la provvisorietà, i conflitti e le opportunità della città, e contribuendo, forse, a provocare le paure del vivere insieme. Un approccio conoscitivo efficacemente riassunto dalle parole di Henri Lefebvre: “Pensare alla città vuol dire tenerne in conto gli aspetti conflittuali: limitazioni e opportunità, pace e violenza, aggregazione e solitudine, convergenze e divergenze, il banale e il poetico, il funzionalismo brutale e l’improvvisazione sorprendente”. Il fenomeno, che si manifesta nella Chicago degli anni ‘20 dello scorso secolo, collegato ad una intensa urbanizzazione ed a rilevanti flussi migratori, e che determina un sensibile incremento di una “umanità dolente” alla ricerca di uno spazio dove vivere o, sarebbe meglio dire, sopravvivere, si è poi verificato anche in molti altri Paesi, compresa l’Italia. Questa è la cornice nella quale si inserisce la nascita di movimenti sociali, che si generano e si mobilitano sull’urgenza del bisogno, ma, poi, per consolidarsi e svilupparsi, necessitano di capacità organizzativa, definizione di scopi comuni e sufficientemente condivisi, nonché delle risorse necessarie per perseguirli. Fenomeni quali le occupazioni di terreni e di interi edifici, o appartamenti vuoti, se sono opera di individui poco organizzati per protestare contro una situazione di grave disagio sociale e mettervi rimedio, rimangono nella sfera della illegalità e non possono che provocare un’azione repressiva da parte dello Stato. Diversamente, se queste azioni sono poste in essere da un gruppo relativamente organizzato, cosciente dei propri interessi e scopi, che predispone mezzi adeguati per renderli conosciuti e diffusi, in modo tale da influire sui centri decisionali, si può ottenere il cambiamento del quadro legale negativo e marginalizzante. È ciò che avviene, ad esempio, in molti casi di urbanizzazioni pirata di aree periferiche in diversi paesi ad opera di soggetti poveri, che si trasformano in una privatizzazione dell’occupazione abusiva di terreni di proprietà di latifondisti o demaniali, ottenendo la titolarità giuridica o de facto del lotto occupato.

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