La città degli untori

Fiction & Literature
Cover of the book La città degli untori by Corrado Stajano, Garzanti
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Author: Corrado Stajano ISBN: 9788811131335
Publisher: Garzanti Publication: December 31, 2010
Imprint: Garzanti Language: Italian
Author: Corrado Stajano
ISBN: 9788811131335
Publisher: Garzanti
Publication: December 31, 2010
Imprint: Garzanti
Language: Italian

Il protagonista di questo intenso saggio in forma di narrazione di Corrado Stajano si aggira sgomento per le strade di una città che vorrebbe amare, che nella sua storia è stata anche amabile, ma che nell’oggi sembra solo respingere: Milano. In questo peregrinare più da fuggiasco che da flâneur la realtà contemporanea dischiude il suo passato e Milano diventa il centro concreto e insieme emblematico di un cupo trascorrer di tempi. La città lucente di acque magnificata da Bonvesin da la Riva si trasforma nella «città degli untori» e dalla peste rimane contagiata per sempre: dalle stanze di tortura per Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza alle stanze di Villa Triste, dove i fascisti infierivano sui loro prigionieri facendone spettacolo per la coppia Valenti-Ferida, un susseguirsi ininterrotto di oscene violenze connota la storia di Milano fino a piazza Fontana e agli anni del terrorismo e dei servizi segreti infedeli. Alla violenza si accompagnano poi la decadenza della borghesia, parallela alla drammatica e quasi repentina fine della classe operaia, il tramonto del cattolicesimo democratico, che pure a Milano aveva radici profonde fin dagli anni del modernismo, e – nuova peste – la corruzione. Qui nasce il fascismo, qui gli ideali storici del socialismo si barattano per cupidigia, qui trovano terreno grasso il prevaricante populismo berlusconiano e l’assordante grettezza leghista. Allora la peste, nella sua realtà storica (quella raccontata dal Manzoni nei Promessi sposi) e nella sua valenza simbolica di morbo morale, che avvelena la vita delle persone e delle cose, diventa la chiave di lettura che attraverso stratificazioni storiche e metamorfosi di costume può cogliere una lunga durata di vergogna e sofferenza. E Milano, nell’intrecciarsi di storie e figure di epoche diverse legate tra loro dall’io narrante, diventa metafora del tempo presente, in cui l’ethos, che per Eraclito era destino e dimora dell’uomo, è ormai dissolto e scambiato con la sua caricatura: il moralismo.

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Il protagonista di questo intenso saggio in forma di narrazione di Corrado Stajano si aggira sgomento per le strade di una città che vorrebbe amare, che nella sua storia è stata anche amabile, ma che nell’oggi sembra solo respingere: Milano. In questo peregrinare più da fuggiasco che da flâneur la realtà contemporanea dischiude il suo passato e Milano diventa il centro concreto e insieme emblematico di un cupo trascorrer di tempi. La città lucente di acque magnificata da Bonvesin da la Riva si trasforma nella «città degli untori» e dalla peste rimane contagiata per sempre: dalle stanze di tortura per Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza alle stanze di Villa Triste, dove i fascisti infierivano sui loro prigionieri facendone spettacolo per la coppia Valenti-Ferida, un susseguirsi ininterrotto di oscene violenze connota la storia di Milano fino a piazza Fontana e agli anni del terrorismo e dei servizi segreti infedeli. Alla violenza si accompagnano poi la decadenza della borghesia, parallela alla drammatica e quasi repentina fine della classe operaia, il tramonto del cattolicesimo democratico, che pure a Milano aveva radici profonde fin dagli anni del modernismo, e – nuova peste – la corruzione. Qui nasce il fascismo, qui gli ideali storici del socialismo si barattano per cupidigia, qui trovano terreno grasso il prevaricante populismo berlusconiano e l’assordante grettezza leghista. Allora la peste, nella sua realtà storica (quella raccontata dal Manzoni nei Promessi sposi) e nella sua valenza simbolica di morbo morale, che avvelena la vita delle persone e delle cose, diventa la chiave di lettura che attraverso stratificazioni storiche e metamorfosi di costume può cogliere una lunga durata di vergogna e sofferenza. E Milano, nell’intrecciarsi di storie e figure di epoche diverse legate tra loro dall’io narrante, diventa metafora del tempo presente, in cui l’ethos, che per Eraclito era destino e dimora dell’uomo, è ormai dissolto e scambiato con la sua caricatura: il moralismo.

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