Author: | Sidney Sonnino, Placido Currò, Saverio Di Bella | ISBN: | 9788899045319 |
Publisher: | Edizioni Il Grano | Publication: | August 11, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Sidney Sonnino, Placido Currò, Saverio Di Bella |
ISBN: | 9788899045319 |
Publisher: | Edizioni Il Grano |
Publication: | August 11, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
L'idea della difficile conversione del potere tradizionale nelle modalità nuove del mondo liberale post-risorgimento è serenamente analizzata, oltre che nei testi direttamente incentrati sulla problematica mafiosa, già nelle prime opere dedicate interamente all'economia meridionale. In un continuamente rimarcato residuo feudale, e cioè in un anacronistico feudo senza feudalesimo, nel «fallimento dello stato» che rende condizione quotidiana la sensazione della mancanza di sicurezza o la certezza dell'impossibilità governativa a controllare il normale corso della giustizia; nel prestigio di fatto assegnato alla violenza (e a chi la utilizza); in tutto questo, in sostanza, molti riconoscono le motivazioni più profonde del radicamento mafioso in Sicilia. Ma insieme al latifondo, quasi in simbiosi, emerge ancora un legame fisiologico tra la rendita, la produzione e la speculazione su scala certamente più ampia e al di là del limitato mondo rurale, in un contesto che coinvolge ben oltre il concentramento della proprietà, la mancanza di un illuminato ceto medio, la schiavitù e l'avvilimento di interi strati di popolazione, l'odio reciproco tra «proletari» e «ricchi», «la guerra continua di chi nulla possiede» contro «la tirannia dei padroni», il sentimento inestinguibile della vendetta e l'arrogante clientelismo.
L'idea della difficile conversione del potere tradizionale nelle modalità nuove del mondo liberale post-risorgimento è serenamente analizzata, oltre che nei testi direttamente incentrati sulla problematica mafiosa, già nelle prime opere dedicate interamente all'economia meridionale. In un continuamente rimarcato residuo feudale, e cioè in un anacronistico feudo senza feudalesimo, nel «fallimento dello stato» che rende condizione quotidiana la sensazione della mancanza di sicurezza o la certezza dell'impossibilità governativa a controllare il normale corso della giustizia; nel prestigio di fatto assegnato alla violenza (e a chi la utilizza); in tutto questo, in sostanza, molti riconoscono le motivazioni più profonde del radicamento mafioso in Sicilia. Ma insieme al latifondo, quasi in simbiosi, emerge ancora un legame fisiologico tra la rendita, la produzione e la speculazione su scala certamente più ampia e al di là del limitato mondo rurale, in un contesto che coinvolge ben oltre il concentramento della proprietà, la mancanza di un illuminato ceto medio, la schiavitù e l'avvilimento di interi strati di popolazione, l'odio reciproco tra «proletari» e «ricchi», «la guerra continua di chi nulla possiede» contro «la tirannia dei padroni», il sentimento inestinguibile della vendetta e l'arrogante clientelismo.