Inachevé

Nonfiction, Religion & Spirituality, Occult, Parapsychology, New Age
Cover of the book Inachevé by Giuseppe Fedeli, Robin Edizioni
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Author: Giuseppe Fedeli ISBN: 9788872740729
Publisher: Robin Edizioni Publication: June 29, 2017
Imprint: Language: Italian
Author: Giuseppe Fedeli
ISBN: 9788872740729
Publisher: Robin Edizioni
Publication: June 29, 2017
Imprint:
Language: Italian

Delibo il fiele dell’abiura
al fuoco del mio lume,
e al marchio dell’impostura
stringo a me le piume.
Da cieca clausura
all’approdo,
i lacci alfine disnodo.
Niente più della folgorazione lirica riesce a illuminare un percorso, a descrivere uno stato d’animo, a raccontare una storia. Una storia frammentata quella dell’io narrante, che si dipana dall’infanzia fino agli anni della maturità, interrogandosi febbrilmente pagina dopo pagina se la strada sin lì battuta abbia condotto a maturazione i frutti o non sia, viceversa, costellata di amarezza e disillusione. Né l’uno né l’altro. Il titolo del libro, che – per la sua “vaghezza” – prende a prestito un francesismo, vuole per l’appunto dar conto di una incompiutezza, di un anello che “non tiene” nella catena di avvenimenti ed episodi ora gioiosi ora tristi, ora luminosi ora bui. Incompiutezza nel senso di orfanezza, di mancanza (e nello stesso tempo di ricerca) di un quid che congiunga le tessere in un mosaico perfetto. Tessere fatte di sorrisi e lacrime, di cadute e resurrezioni. Si staglia all’orizzonte (al punto da pervadere ogni riga del “diario”) un interrogativo inquietante: c’è un Fato _ che pesa ineluttabilmente sulle nostre esistenze, assumendone l’indiscusso dominio, o ciascuno di noi è _faber fortunae suae, artefice del proprio destino? La domanda non troverà mai risposta, essendo i nostri mezzi limitati. Forse l’ inachevé – con la struggente, inguaribile malinconia, e non di rado il sentimento di disfatta in cui sfocia – è solo il riflesso di una ferita profonda, la cui cicatrice sta lì a testimoniarlo. La cifra delle riflessioni (quasi tutte “epistolari”) si può allora riassumere in un monito: nonostante i disinganni e i tradimenti, la vita va comunque vissuta, nella gioia e nel dolore. Nella beatitudine sconfinata di un attimo, che irreparabile fugge.
“Un giorno la racconteremo, questa storia. Consegnata a una lacrima caduta in silenzio a gualcire l’album sbiadito dei ricordi. Capiremo allora perché siamo ancora vivi, a tratteggiare i confini di questa storia. Perché capiremo che, in Verità, la Storia non ha mai fine”.

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Delibo il fiele dell’abiura
al fuoco del mio lume,
e al marchio dell’impostura
stringo a me le piume.
Da cieca clausura
all’approdo,
i lacci alfine disnodo.
Niente più della folgorazione lirica riesce a illuminare un percorso, a descrivere uno stato d’animo, a raccontare una storia. Una storia frammentata quella dell’io narrante, che si dipana dall’infanzia fino agli anni della maturità, interrogandosi febbrilmente pagina dopo pagina se la strada sin lì battuta abbia condotto a maturazione i frutti o non sia, viceversa, costellata di amarezza e disillusione. Né l’uno né l’altro. Il titolo del libro, che – per la sua “vaghezza” – prende a prestito un francesismo, vuole per l’appunto dar conto di una incompiutezza, di un anello che “non tiene” nella catena di avvenimenti ed episodi ora gioiosi ora tristi, ora luminosi ora bui. Incompiutezza nel senso di orfanezza, di mancanza (e nello stesso tempo di ricerca) di un quid che congiunga le tessere in un mosaico perfetto. Tessere fatte di sorrisi e lacrime, di cadute e resurrezioni. Si staglia all’orizzonte (al punto da pervadere ogni riga del “diario”) un interrogativo inquietante: c’è un Fato _ che pesa ineluttabilmente sulle nostre esistenze, assumendone l’indiscusso dominio, o ciascuno di noi è _faber fortunae suae, artefice del proprio destino? La domanda non troverà mai risposta, essendo i nostri mezzi limitati. Forse l’ inachevé – con la struggente, inguaribile malinconia, e non di rado il sentimento di disfatta in cui sfocia – è solo il riflesso di una ferita profonda, la cui cicatrice sta lì a testimoniarlo. La cifra delle riflessioni (quasi tutte “epistolari”) si può allora riassumere in un monito: nonostante i disinganni e i tradimenti, la vita va comunque vissuta, nella gioia e nel dolore. Nella beatitudine sconfinata di un attimo, che irreparabile fugge.
“Un giorno la racconteremo, questa storia. Consegnata a una lacrima caduta in silenzio a gualcire l’album sbiadito dei ricordi. Capiremo allora perché siamo ancora vivi, a tratteggiare i confini di questa storia. Perché capiremo che, in Verità, la Storia non ha mai fine”.

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