Author: | AA. VV. | ISBN: | 9788849298543 |
Publisher: | Gangemi Editore | Publication: | March 24, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore | Language: | Italian |
Author: | AA. VV. |
ISBN: | 9788849298543 |
Publisher: | Gangemi Editore |
Publication: | March 24, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore |
Language: | Italian |
Catalogo della mostra a Roma, Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ dal 18 dicembre 2013 al 21 aprile 2014. Attraverso l’intera gamma dei piccoli attori animati dalla mano dell’artista manovratore si muove la raccolta di Maria Signorelli, curata fino ad oggi, come risalta dall’intervista di Gabriella Manna che apre la presente rassegna di saggi, con sacrificio e passione da Giuseppina Volpicelli. Maria Signorelli riuscì a comporre una delle più importanti collezioni private dell’Europa, che fa del palazzetto romano di via Corsini la dimora non solo della famiglia ma altresì degli innumerevoli piccoli, ma - come si osserva pure nella presente mostra - anche grandi, personaggi di filo, stoffe, cuoio, legno, che lo animano intensamente nella vivissima fissità cui sono costretti. La proclamazione Unesco del wayang kulit dell’Indonesia come parte del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità (2003), che affianca quella conseguita fin dal 2001 dall’Opera dei Pupi, non può che essere un riconoscimento parziale e iniziale a questo grande mondo dell’espressione, e pone finalmente l’accento sulla rilevanza di quegli spettacoli che in Thailandia avevano incantato Maria Signorelli e le figlie, e che qui ripercorriamo, in alcuni casi con riferimenti alla loro collezione; viene ricordato come le stesse abbiano fissato “in tante fotografie (…) i movimenti di danza effettuati dai manovratori per animare le grandi figure sostenute da bastoni”, azioni specialistiche, quasi iniziatiche, che della complessa realtà del teatro di figura orientale riconducono soprattutto alle fondamentali funzioni di comunicazione, spesso irrimediabilmente perdute. Questi aspetti del patrimonio intangibile del teatro delle ombre, che il civile mondo della cultura ha individuato come bene da proteggere, vengono oggi in parte semplificati e sclerotizzati mentre lo spettacolo rischia di essere ridotto ad attrazione per turisti, con perdita della complessità e della raffinatezza, anche sul piano della tecnica di fabbricazione dei personaggi, trend che si spera possa essere scongiurato e che ne giustifica vieppiù la dignità di materia da acquisire, fissare per sempre e raccontare in sedi come il Museo Nazionale di Arte Orientale che, anche se la visita di massa dei piccoli spiriti durerà solo pochi mesi, è onorato di ospitarli.
Catalogo della mostra a Roma, Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ dal 18 dicembre 2013 al 21 aprile 2014. Attraverso l’intera gamma dei piccoli attori animati dalla mano dell’artista manovratore si muove la raccolta di Maria Signorelli, curata fino ad oggi, come risalta dall’intervista di Gabriella Manna che apre la presente rassegna di saggi, con sacrificio e passione da Giuseppina Volpicelli. Maria Signorelli riuscì a comporre una delle più importanti collezioni private dell’Europa, che fa del palazzetto romano di via Corsini la dimora non solo della famiglia ma altresì degli innumerevoli piccoli, ma - come si osserva pure nella presente mostra - anche grandi, personaggi di filo, stoffe, cuoio, legno, che lo animano intensamente nella vivissima fissità cui sono costretti. La proclamazione Unesco del wayang kulit dell’Indonesia come parte del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità (2003), che affianca quella conseguita fin dal 2001 dall’Opera dei Pupi, non può che essere un riconoscimento parziale e iniziale a questo grande mondo dell’espressione, e pone finalmente l’accento sulla rilevanza di quegli spettacoli che in Thailandia avevano incantato Maria Signorelli e le figlie, e che qui ripercorriamo, in alcuni casi con riferimenti alla loro collezione; viene ricordato come le stesse abbiano fissato “in tante fotografie (…) i movimenti di danza effettuati dai manovratori per animare le grandi figure sostenute da bastoni”, azioni specialistiche, quasi iniziatiche, che della complessa realtà del teatro di figura orientale riconducono soprattutto alle fondamentali funzioni di comunicazione, spesso irrimediabilmente perdute. Questi aspetti del patrimonio intangibile del teatro delle ombre, che il civile mondo della cultura ha individuato come bene da proteggere, vengono oggi in parte semplificati e sclerotizzati mentre lo spettacolo rischia di essere ridotto ad attrazione per turisti, con perdita della complessità e della raffinatezza, anche sul piano della tecnica di fabbricazione dei personaggi, trend che si spera possa essere scongiurato e che ne giustifica vieppiù la dignità di materia da acquisire, fissare per sempre e raccontare in sedi come il Museo Nazionale di Arte Orientale che, anche se la visita di massa dei piccoli spiriti durerà solo pochi mesi, è onorato di ospitarli.