Un "suicidio" di mafia

La strana morte di Attilio Manca

Nonfiction, Social & Cultural Studies, Social Science, Crimes & Criminals, Criminology, True Crime
Cover of the book Un "suicidio" di mafia by Luciano Mirone, Castelvecchi
View on Amazon View on AbeBooks View on Kobo View on B.Depository View on eBay View on Walmart
Author: Luciano Mirone ISBN: 9788868266585
Publisher: Castelvecchi Publication: February 11, 2014
Imprint: Castelvecchi Language: Italian
Author: Luciano Mirone
ISBN: 9788868266585
Publisher: Castelvecchi
Publication: February 11, 2014
Imprint: Castelvecchi
Language: Italian

Viterbo, ore 11:00 del 12 febbraio 2004. Un uomo riverso sul letto. Per terra una pozza di sangue. Nel braccio sinistro due buchi. A pochi metri due siringhe da insulina. Il cadavere è quello di Attilio Manca, 34 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, primo urologo italiano a operare il cancro alla prostata col sistema laparoscopico. I magistrati di Viterbo sono sicuri che si tratti di un decesso per overdose, causato dall’assunzione di eroina, alcol e tranquillanti. Peccato che il giovane medico sia un mancino puro. Quei buchi dunque si trovano sul braccio sbagliato. Tutti i suoi colleghi escludono che Attilio facesse uso di droga. Solo gli «amici» siciliani accusano il giovane, ormai morto, di essere un eroinomane. Troppe le cose che non tornano in questa storia. Per i familiari si tratta di un omicidio camuffato da suicidio. La morte del figlio, dicono, è da collegare con l’operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre del 2003, è stato sottoposto a Marsiglia Bernardo Provenzano, capo dei capi di Cosa nostra, nascosto sotto falso nome e la cui latitanza – durata più di 40 anni –, secondo i magistrati di Palermo, fu favorita da pezzi dello Stato. Attilio avrebbe visitato e curato il boss in Italia, sia prima sia dopo l’intervento in Francia. E non è escluso che fosse presente anche in sala operatoria. Quella raccontata da Mirone in questo libro è una vicenda intricata e incredibile, piena di colpi di scena e di omissioni investigative, di chiamate misteriosamente sparite dai tabulati telefonici e di strani silenzi. Una trama che porta in Sicilia, a Barcellona Pozzo di Gotto, dove una delle mafie più sanguinarie del mondo ha già ucciso un giornalista, Beppe Alfano, e costruito il telecomando utilizzato per la strage di Capaci. Ma è anche la storia di un dolore immenso: quello dei familiari di Attilio Manca che ancora oggi reclamano verità e giustizia. Un’inchiesta avvincente, che cerca di fare luce su uno dei casi più clamorosi dell’ultimo decennio.

View on Amazon View on AbeBooks View on Kobo View on B.Depository View on eBay View on Walmart

Viterbo, ore 11:00 del 12 febbraio 2004. Un uomo riverso sul letto. Per terra una pozza di sangue. Nel braccio sinistro due buchi. A pochi metri due siringhe da insulina. Il cadavere è quello di Attilio Manca, 34 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, primo urologo italiano a operare il cancro alla prostata col sistema laparoscopico. I magistrati di Viterbo sono sicuri che si tratti di un decesso per overdose, causato dall’assunzione di eroina, alcol e tranquillanti. Peccato che il giovane medico sia un mancino puro. Quei buchi dunque si trovano sul braccio sbagliato. Tutti i suoi colleghi escludono che Attilio facesse uso di droga. Solo gli «amici» siciliani accusano il giovane, ormai morto, di essere un eroinomane. Troppe le cose che non tornano in questa storia. Per i familiari si tratta di un omicidio camuffato da suicidio. La morte del figlio, dicono, è da collegare con l’operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre del 2003, è stato sottoposto a Marsiglia Bernardo Provenzano, capo dei capi di Cosa nostra, nascosto sotto falso nome e la cui latitanza – durata più di 40 anni –, secondo i magistrati di Palermo, fu favorita da pezzi dello Stato. Attilio avrebbe visitato e curato il boss in Italia, sia prima sia dopo l’intervento in Francia. E non è escluso che fosse presente anche in sala operatoria. Quella raccontata da Mirone in questo libro è una vicenda intricata e incredibile, piena di colpi di scena e di omissioni investigative, di chiamate misteriosamente sparite dai tabulati telefonici e di strani silenzi. Una trama che porta in Sicilia, a Barcellona Pozzo di Gotto, dove una delle mafie più sanguinarie del mondo ha già ucciso un giornalista, Beppe Alfano, e costruito il telecomando utilizzato per la strage di Capaci. Ma è anche la storia di un dolore immenso: quello dei familiari di Attilio Manca che ancora oggi reclamano verità e giustizia. Un’inchiesta avvincente, che cerca di fare luce su uno dei casi più clamorosi dell’ultimo decennio.

More books from Castelvecchi

Cover of the book Il numero by Luciano Mirone
Cover of the book Verdi by Luciano Mirone
Cover of the book Meravigliarsi come i bambini by Luciano Mirone
Cover of the book Animali di periferia by Luciano Mirone
Cover of the book Maria Antonietta by Luciano Mirone
Cover of the book Chi comanda a Pechino? by Luciano Mirone
Cover of the book Interrogazioni sul Cristianesimo by Luciano Mirone
Cover of the book L’iconoclasta gentile by Luciano Mirone
Cover of the book Dichiarazione degli obblighi verso l'essere umano by Luciano Mirone
Cover of the book Colpita al cuore by Luciano Mirone
Cover of the book Di più di tutto by Luciano Mirone
Cover of the book Meta-arte by Luciano Mirone
Cover of the book Edmund Husserl by Luciano Mirone
Cover of the book Picasso by Luciano Mirone
Cover of the book Perché mi voglio condannare by Luciano Mirone
We use our own "cookies" and third party cookies to improve services and to see statistical information. By using this website, you agree to our Privacy Policy