Author: | Franco Amatori | ISBN: | 9788858106853 |
Publisher: | Editori Laterza | Publication: | January 29, 2013 |
Imprint: | Editori Laterza | Language: | Italian |
Author: | Franco Amatori |
ISBN: | 9788858106853 |
Publisher: | Editori Laterza |
Publication: | January 29, 2013 |
Imprint: | Editori Laterza |
Language: | Italian |
L'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) nasce nel 1933, per volere di Mussolini e su progetto di Alberto Beneduce, con l'intento di evitare il fallimento delle principali banche e imprese italiane e con esso il crollo dell'economia, già provata dalla crisi mondiale esplosa nel 1929. Dal dopoguerra l'Istituto è protagonista prima della ricostruzione e poi del miracolo economico. Dopo le difficoltà emerse negli anni '70 e il programma di ristrutturazione e rilancio degli anni '80, l'IRI conclude la sua attività nel 2002 dopo le operazioni di privatizzazione che contribuiscono in misura significativa al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e all'adesione italiana all'euro.In questo volume sono trattati gli anni 1950-1970, quelli del boom economico e delle maggiori trasformazioni della società italiana, con una crescita annua del reddito del 6% e l'eccezionale affermazione dell'industria, che diventa un fenomeno irreversibile. Di questa grande stagione l'IRI è protagonista. Soprattutto nel settore siderurgico, dove con il Piano Sinigaglia la produzione aumenta di tre volte, consentendo all'Italia di passare dal nono al sesto posto nel mondo. La presenza del Gruppo si estende a molti e significativi comparti produttivi: le infrastrutture di trasporto, le telecomunicazioni, la gestione di un mezzo nuovo come la televisione, la progettazione e la fabbricazione di prodotti di successo come la ‘Giulietta'. Innovazione e creatività che producono nella dirigenza dell'IRI aspettative positive per il futuro delle rispettive imprese, mentre un impegno straordinario viene dedicato ai programmi di industrializzazione del Mezzogiorno. «IRI una formula per il progresso», recita un fortunato slogan di quegli anni. La proprietà pubblica unita a un management competente e alla diffusa presenza di azionisti privati rappresenta la ‘virtuosa' miscela di elementi socio-politici ed economici, così che l'Istituto viene ammirato e studiato in tutto il mondo. Ma il successo ha i suoi rischi. L'IRI è caricato di troppi compiti e inizia a essere messo in discussione il complesso equilibrio insito nel suo duplice ruolo di holding di imprese competitive e di strumento per la politica economica.
L'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) nasce nel 1933, per volere di Mussolini e su progetto di Alberto Beneduce, con l'intento di evitare il fallimento delle principali banche e imprese italiane e con esso il crollo dell'economia, già provata dalla crisi mondiale esplosa nel 1929. Dal dopoguerra l'Istituto è protagonista prima della ricostruzione e poi del miracolo economico. Dopo le difficoltà emerse negli anni '70 e il programma di ristrutturazione e rilancio degli anni '80, l'IRI conclude la sua attività nel 2002 dopo le operazioni di privatizzazione che contribuiscono in misura significativa al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e all'adesione italiana all'euro.In questo volume sono trattati gli anni 1950-1970, quelli del boom economico e delle maggiori trasformazioni della società italiana, con una crescita annua del reddito del 6% e l'eccezionale affermazione dell'industria, che diventa un fenomeno irreversibile. Di questa grande stagione l'IRI è protagonista. Soprattutto nel settore siderurgico, dove con il Piano Sinigaglia la produzione aumenta di tre volte, consentendo all'Italia di passare dal nono al sesto posto nel mondo. La presenza del Gruppo si estende a molti e significativi comparti produttivi: le infrastrutture di trasporto, le telecomunicazioni, la gestione di un mezzo nuovo come la televisione, la progettazione e la fabbricazione di prodotti di successo come la ‘Giulietta'. Innovazione e creatività che producono nella dirigenza dell'IRI aspettative positive per il futuro delle rispettive imprese, mentre un impegno straordinario viene dedicato ai programmi di industrializzazione del Mezzogiorno. «IRI una formula per il progresso», recita un fortunato slogan di quegli anni. La proprietà pubblica unita a un management competente e alla diffusa presenza di azionisti privati rappresenta la ‘virtuosa' miscela di elementi socio-politici ed economici, così che l'Istituto viene ammirato e studiato in tutto il mondo. Ma il successo ha i suoi rischi. L'IRI è caricato di troppi compiti e inizia a essere messo in discussione il complesso equilibrio insito nel suo duplice ruolo di holding di imprese competitive e di strumento per la politica economica.