Salto di scala

Grandezze, misure, biografie delle immagini

Nonfiction, Health & Well Being, Self Help, Self Improvement
Cover of the book Salto di scala by Ruggero  Pierantoni, Bollati Boringhieri
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Author: Ruggero Pierantoni ISBN: 9788833971551
Publisher: Bollati Boringhieri Publication: August 30, 2012
Imprint: Bollati Boringhieri Language: Italian
Author: Ruggero Pierantoni
ISBN: 9788833971551
Publisher: Bollati Boringhieri
Publication: August 30, 2012
Imprint: Bollati Boringhieri
Language: Italian

Sulla sommità di una monumentale testa di sfinge dal profilo africano, ingegneri francesi sono impegnati in riti di misurazione; appoggiata alla possente nuca di pietra, si intravede la lunghissima scala da cui sono saliti. Quel remoto episodio della campagna d'Egitto riprodotto in copertina illustra una delle operazioni meno scontate che si possono compiere con un manufatto artistico: stabilirne le dimensioni. Sembrerebbe un gesto prosaicamente quantitativo, invece schiude un mondo, anzi mette in comunicazione mondi diversi. A Ruggero Pierantoni, che sa di scienza e d'arte, ed è abituato a spiccare balzi dall'una all'altra con estro da acrobata e curiosità leonardesca, non sfuggono le meraviglie del misurare. Che si accosti un righello a un affresco dissepolto o si immerga una statua in una vasca piena d'acqua per calcolare - alla maniera di Vasari - il volume del marmo scolpito, prendere le misure significa varcare la soglia dell'opera, lasciare che le sue ragioni dimensionali parlino di qualcosa che va oltre il millimetrabile, ossia di pensiero spaziale, di artifici retorici, di astuzia esecutiva, di strategie di visione, di negoziato tra grandezza effettiva e proporzioni evocate, di distanze fisiche tramutate in senso del tempo. Attraverso funambolici salti di scala dal minuscolo al colossale, dalle superfici planari al tutto tondo, Pierantoni riesce a portare alla luce il non-detto delle immagini, raccontando la materialità e l'epica infinita della loro creazione. Un atletismo che riconnette, su un terreno poco battuto dagli storici dell'arte, la ieratica statuaria egizia e il santuario della democrazia sul Mount Rushmore, il fregio lungo la cella del Partenone, destinato alla penombra più che allo sguardo, la trionfale Marcia dell'umanità di Siqueiros e un piccolo bassorilievo sacro di Donatello. Forse solo a un amico e a un complice come Pierantoni essi sono pronti a confidare il loro segreto.

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Sulla sommità di una monumentale testa di sfinge dal profilo africano, ingegneri francesi sono impegnati in riti di misurazione; appoggiata alla possente nuca di pietra, si intravede la lunghissima scala da cui sono saliti. Quel remoto episodio della campagna d'Egitto riprodotto in copertina illustra una delle operazioni meno scontate che si possono compiere con un manufatto artistico: stabilirne le dimensioni. Sembrerebbe un gesto prosaicamente quantitativo, invece schiude un mondo, anzi mette in comunicazione mondi diversi. A Ruggero Pierantoni, che sa di scienza e d'arte, ed è abituato a spiccare balzi dall'una all'altra con estro da acrobata e curiosità leonardesca, non sfuggono le meraviglie del misurare. Che si accosti un righello a un affresco dissepolto o si immerga una statua in una vasca piena d'acqua per calcolare - alla maniera di Vasari - il volume del marmo scolpito, prendere le misure significa varcare la soglia dell'opera, lasciare che le sue ragioni dimensionali parlino di qualcosa che va oltre il millimetrabile, ossia di pensiero spaziale, di artifici retorici, di astuzia esecutiva, di strategie di visione, di negoziato tra grandezza effettiva e proporzioni evocate, di distanze fisiche tramutate in senso del tempo. Attraverso funambolici salti di scala dal minuscolo al colossale, dalle superfici planari al tutto tondo, Pierantoni riesce a portare alla luce il non-detto delle immagini, raccontando la materialità e l'epica infinita della loro creazione. Un atletismo che riconnette, su un terreno poco battuto dagli storici dell'arte, la ieratica statuaria egizia e il santuario della democrazia sul Mount Rushmore, il fregio lungo la cella del Partenone, destinato alla penombra più che allo sguardo, la trionfale Marcia dell'umanità di Siqueiros e un piccolo bassorilievo sacro di Donatello. Forse solo a un amico e a un complice come Pierantoni essi sono pronti a confidare il loro segreto.

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