Roma senza il Papa

La Repubblica romana del 1849

Nonfiction, History, Italy
Cover of the book Roma senza il Papa by Giuseppe Monsagrati, Editori Laterza
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Author: Giuseppe Monsagrati ISBN: 9788858112069
Publisher: Editori Laterza Publication: March 9, 2014
Imprint: Editori Laterza Language: Italian
Author: Giuseppe Monsagrati
ISBN: 9788858112069
Publisher: Editori Laterza
Publication: March 9, 2014
Imprint: Editori Laterza
Language: Italian

Dopo cinque mesi, il 3 luglio 1849, muore la Repubblica romana. Pio IX torna a Roma nell’aprile del 1850, ‘restaurato ma non libero’: è iniziata l’agonia del millenario potere temporale dei papi. Roma 1849. Incalzato dal ribellismo dei sudditi, papa Pio IX si rifugia a Gaeta e chiede l’intervento armato delle potenze cattoliche per tornare sul trono. Nel frattempo lo Stato papale si trasforma: a gennaio chiama al voto l’elettorato maschile e convoca l’assemblea costituente. Il 9 febbraio i deputati appena eletti proclamano la nascita della Repubblica romana. È un’esperienza di democrazia avanzata, che chiama a raccolta tutti i maggiori esponenti del patriottismo italiano, impegnando nella difesa volontari delle più varie tendenze ideologiche e delle più diverse provenienze geografiche. A tenerli insieme è la personalità di alcuni capi: Mazzini, per ciò che concerne il profilo politico, Garibaldi e Pisacane per l’organizzazione militare, Mameli come espressione dell’ansia di rinnovamento dell’ultima generazione. Benché raccontata tante volte dai contemporanei e fatta oggetto di molte ricerche storiche, la Repubblica romana del ’49 ha sempre qualcosa di nuovo da dire. La si è vista spesso nella sua dimensione locale, ma è la natura stessa di sede del cattolicesimo universale a metterla al centro degli interessi internazionali. Considerata come un esempio circoscritto dello spirito di rivolta dei popoli dello Stato pontificio, offre invece un punto di raccolta a rivoluzionari anche stranieri, esprime con la sua Costituzione una rilevante sapienza giuridica e propone forme nuove di violenza urbana, senza escludere le donne, chiamate per la prima volta a una presenza non solo simbolica nelle fasi più cruente della lotta. È ricerca di una patria, ma è soprattutto aspirazione alla libertà. E nuovo è anche il riformismo sociale che caratterizza l’attività di governo, causa non ultima della risolutezza con cui le potenze europee, perfino quelle non cattoliche, accettano la repressione.

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Dopo cinque mesi, il 3 luglio 1849, muore la Repubblica romana. Pio IX torna a Roma nell’aprile del 1850, ‘restaurato ma non libero’: è iniziata l’agonia del millenario potere temporale dei papi. Roma 1849. Incalzato dal ribellismo dei sudditi, papa Pio IX si rifugia a Gaeta e chiede l’intervento armato delle potenze cattoliche per tornare sul trono. Nel frattempo lo Stato papale si trasforma: a gennaio chiama al voto l’elettorato maschile e convoca l’assemblea costituente. Il 9 febbraio i deputati appena eletti proclamano la nascita della Repubblica romana. È un’esperienza di democrazia avanzata, che chiama a raccolta tutti i maggiori esponenti del patriottismo italiano, impegnando nella difesa volontari delle più varie tendenze ideologiche e delle più diverse provenienze geografiche. A tenerli insieme è la personalità di alcuni capi: Mazzini, per ciò che concerne il profilo politico, Garibaldi e Pisacane per l’organizzazione militare, Mameli come espressione dell’ansia di rinnovamento dell’ultima generazione. Benché raccontata tante volte dai contemporanei e fatta oggetto di molte ricerche storiche, la Repubblica romana del ’49 ha sempre qualcosa di nuovo da dire. La si è vista spesso nella sua dimensione locale, ma è la natura stessa di sede del cattolicesimo universale a metterla al centro degli interessi internazionali. Considerata come un esempio circoscritto dello spirito di rivolta dei popoli dello Stato pontificio, offre invece un punto di raccolta a rivoluzionari anche stranieri, esprime con la sua Costituzione una rilevante sapienza giuridica e propone forme nuove di violenza urbana, senza escludere le donne, chiamate per la prima volta a una presenza non solo simbolica nelle fasi più cruente della lotta. È ricerca di una patria, ma è soprattutto aspirazione alla libertà. E nuovo è anche il riformismo sociale che caratterizza l’attività di governo, causa non ultima della risolutezza con cui le potenze europee, perfino quelle non cattoliche, accettano la repressione.

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