Author: | Federico Pirani, Mario Bevilacqua | ISBN: | 9788849290509 |
Publisher: | Gangemi Editore | Publication: | January 17, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore | Language: | Italian |
Author: | Federico Pirani, Mario Bevilacqua |
ISBN: | 9788849290509 |
Publisher: | Gangemi Editore |
Publication: | January 17, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore |
Language: | Italian |
Per esprimere la sua sensibilità per la natura e le opere dell'uomo Federico Pirani ha scelto vie non scontate attraverso la storia dell'arte figurativa, e ha scelto mezzi e tecniche che piega a un uso virtuoso e molto personale. Rimandi ostentati e consapevoli a grandi opere del passato, richiami nascosti e impliciti nei soggetti scelti, nei colori e nella tecnica compongono una personalità sicura e delicata, e delineano i percorsi di un artista giovane di cui mi sembra di poter cogliere e proporre, come storico, alcune fasi iniziali e formative, alcune delle tappe finora raggiunte e, forse, alcuni dei possibili sviluppi di maturazione. Federico Pirani è allora in parte allievo dei grandi acquerellisti dell'Ottocento, di Turner e di Ruskin, attraverso cui guarda a Piranesi, e a ritroso ancora, recuperando modelli nel classicismo seicentesco, nell'incisione del Rinascimento. Federico Pirani è poi studioso di grandi pittori del Cinquecento, da cui seleziona episodi e figure, ma è anche attratto dalle atmosfere cariche e inquietanti del simbolismo e del decadentismo fin de siècle, di cui evoca immagini lacustri e tonalità spente, indecise, ambigue. Ma non è (solo) pura e semplice nostalgia del passato, accumulo di citazioni, ricerca virtuosistica di tecnica esibita come impeccabile. I suoi paesaggi e le sue architetture ripropongono una visione netta, silenziosa, depurata da tutto il deposito di funzioni e necessità della nostra vita contemporanea, da tutte le esigenze grandi e minute, essenziali ed effimere, di una modernità che ha ormai imposto un ordine diverso alle cose, alle città e alla natura, incrostandole in modo irreversibile di una patina invadente, avvolgendole di reti confuse e rumorose. I suoi paesaggi selezionano, escludono, levigano la violenta banalità che il presente ci impone, per rievocare ambientazioni e contesti perduti, ma che potrebbero, anzi dovrebbero, ancora esistere. Ma le sue immagini non possono essere solo una riflessione nostalgica e rinunciataria, chiusa in un estetismo raffinato, appagante ma aproblematico, delicato e consolatorio. Diventano una riflessione propositiva: vorrei leggerle come una capacità evocativa e di reazione, che invita e impone una verifica sull'irresponsabilità di aver escluso o almeno allontanato la storia e l'arte e la natura dai nostri orizzonti immediati, quotidiani e domestici. Un invito, quello delle immagini oniriche di Federico Pirani, ad apprezzare ritmi, silenzi, saperi, che solo la storia e la natura possono insegnare a cogliere, e l'arte a vivere. (dalla presentazione di Mario Bevilacqua)
Per esprimere la sua sensibilità per la natura e le opere dell'uomo Federico Pirani ha scelto vie non scontate attraverso la storia dell'arte figurativa, e ha scelto mezzi e tecniche che piega a un uso virtuoso e molto personale. Rimandi ostentati e consapevoli a grandi opere del passato, richiami nascosti e impliciti nei soggetti scelti, nei colori e nella tecnica compongono una personalità sicura e delicata, e delineano i percorsi di un artista giovane di cui mi sembra di poter cogliere e proporre, come storico, alcune fasi iniziali e formative, alcune delle tappe finora raggiunte e, forse, alcuni dei possibili sviluppi di maturazione. Federico Pirani è allora in parte allievo dei grandi acquerellisti dell'Ottocento, di Turner e di Ruskin, attraverso cui guarda a Piranesi, e a ritroso ancora, recuperando modelli nel classicismo seicentesco, nell'incisione del Rinascimento. Federico Pirani è poi studioso di grandi pittori del Cinquecento, da cui seleziona episodi e figure, ma è anche attratto dalle atmosfere cariche e inquietanti del simbolismo e del decadentismo fin de siècle, di cui evoca immagini lacustri e tonalità spente, indecise, ambigue. Ma non è (solo) pura e semplice nostalgia del passato, accumulo di citazioni, ricerca virtuosistica di tecnica esibita come impeccabile. I suoi paesaggi e le sue architetture ripropongono una visione netta, silenziosa, depurata da tutto il deposito di funzioni e necessità della nostra vita contemporanea, da tutte le esigenze grandi e minute, essenziali ed effimere, di una modernità che ha ormai imposto un ordine diverso alle cose, alle città e alla natura, incrostandole in modo irreversibile di una patina invadente, avvolgendole di reti confuse e rumorose. I suoi paesaggi selezionano, escludono, levigano la violenta banalità che il presente ci impone, per rievocare ambientazioni e contesti perduti, ma che potrebbero, anzi dovrebbero, ancora esistere. Ma le sue immagini non possono essere solo una riflessione nostalgica e rinunciataria, chiusa in un estetismo raffinato, appagante ma aproblematico, delicato e consolatorio. Diventano una riflessione propositiva: vorrei leggerle come una capacità evocativa e di reazione, che invita e impone una verifica sull'irresponsabilità di aver escluso o almeno allontanato la storia e l'arte e la natura dai nostri orizzonti immediati, quotidiani e domestici. Un invito, quello delle immagini oniriche di Federico Pirani, ad apprezzare ritmi, silenzi, saperi, che solo la storia e la natura possono insegnare a cogliere, e l'arte a vivere. (dalla presentazione di Mario Bevilacqua)