Author: | A. Bianchi, C. Cuomo, G. Curti, D. Lentini, N. Magnani, R. Vagni | ISBN: | 9788899283056 |
Publisher: | Digital Index | Publication: | December 15, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | A. Bianchi, C. Cuomo, G. Curti, D. Lentini, N. Magnani, R. Vagni |
ISBN: | 9788899283056 |
Publisher: | Digital Index |
Publication: | December 15, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
(...) Dicono tutti che anche la musica, come la matematica, sia linguaggio universale e che tale linguaggio è comune, trasversale nelle varie culture; non è proprio così: una salsa colombiana è assai diversa da una paparuda romena o da un klezmer ebraico, non solo nel risultato sonoro, ma nel significato stesso che vuole esprimere e nelle modalità di espressione; eppure, se l’insegnamento-apprendimento della musica fosse questo, visto così come si mostra in questo libro, razionale, tecnico, strumentale, intelligente, profondo, allora sì: quel che questo libro propone di didattica musicale è o potrebbe essere lo stesso dovunque.
Si tratta di un connubio imbattibile, da difendere e diffondere il più possibile; nei limiti delle mie possibilità, conto di aver seguito almeno una dozzina di tesi di laurea e anche una di dottorato su questo tema delicato e invadente, a mio avviso totalizzante; ci sono momenti nei quali non sai più se quel che stai dicendo si debba ascrivere a un dominio culturale o all’altro, tanto sono simili e complementari. Poi, io sono più o meno esperto in un campo e non nell’altro, nel quale solo sono un appassionato dilettante; ma riconosco in questa immensa potenzialità didattica comune una sorta di grande bacino, un contenitore che ci permette ampi spazi di comunicazione e di giustificazione.
Per questo lo trovo avvincente, per questo lo difendo, per questo apprezzo ogni sforzo in tale direzione, per questo apprezzo questo gruppo di lavoro e questo libro.
Libro che, in certo qual senso, ho visto nascere, tanti anni fa, quando Doremat mi chiese di dare una mano, idee, suggerimenti, indicare possibili direzioni; cose che ho fatto, con modestia e con tanto amore, suggerendo collaborazioni e temi, sviluppi possibili e idee. Per questo apprezzo questa strada, chi la percorre, chi le dedica tempo e sapienza.
Lo so che è una citazione banale, ma come non ricordare Jean Philippe Rameau (1722) nel suo Trattato dell’armonia ridotto ai suoi principi fondamentali? (Apprezzi il lettore critico il fatto che evito di citare Pitagora, che sarebbe ancora più scontato e comodo).
«La musica è una scienza che deve avere regole certe: queste devono essere estratte da un principio evidente, che non può essere conosciuto senza l’aiuto della matematica. Devo ammettere che, nonostante tutta l’esperienza che ho potuto acquisire con una lunga pratica musicale, è solo con l’aiuto della matematica che le mie idee si sono sistemate, e che la luce ne ha dissipato le oscurità».
Auguro a Doremat e a questo libro tutto il successo che meritano e auspico il riconoscimento degli insegnanti di matematica e di musica.
Dall'Introduzione di Bruno D'Amore.
(...) Dicono tutti che anche la musica, come la matematica, sia linguaggio universale e che tale linguaggio è comune, trasversale nelle varie culture; non è proprio così: una salsa colombiana è assai diversa da una paparuda romena o da un klezmer ebraico, non solo nel risultato sonoro, ma nel significato stesso che vuole esprimere e nelle modalità di espressione; eppure, se l’insegnamento-apprendimento della musica fosse questo, visto così come si mostra in questo libro, razionale, tecnico, strumentale, intelligente, profondo, allora sì: quel che questo libro propone di didattica musicale è o potrebbe essere lo stesso dovunque.
Si tratta di un connubio imbattibile, da difendere e diffondere il più possibile; nei limiti delle mie possibilità, conto di aver seguito almeno una dozzina di tesi di laurea e anche una di dottorato su questo tema delicato e invadente, a mio avviso totalizzante; ci sono momenti nei quali non sai più se quel che stai dicendo si debba ascrivere a un dominio culturale o all’altro, tanto sono simili e complementari. Poi, io sono più o meno esperto in un campo e non nell’altro, nel quale solo sono un appassionato dilettante; ma riconosco in questa immensa potenzialità didattica comune una sorta di grande bacino, un contenitore che ci permette ampi spazi di comunicazione e di giustificazione.
Per questo lo trovo avvincente, per questo lo difendo, per questo apprezzo ogni sforzo in tale direzione, per questo apprezzo questo gruppo di lavoro e questo libro.
Libro che, in certo qual senso, ho visto nascere, tanti anni fa, quando Doremat mi chiese di dare una mano, idee, suggerimenti, indicare possibili direzioni; cose che ho fatto, con modestia e con tanto amore, suggerendo collaborazioni e temi, sviluppi possibili e idee. Per questo apprezzo questa strada, chi la percorre, chi le dedica tempo e sapienza.
Lo so che è una citazione banale, ma come non ricordare Jean Philippe Rameau (1722) nel suo Trattato dell’armonia ridotto ai suoi principi fondamentali? (Apprezzi il lettore critico il fatto che evito di citare Pitagora, che sarebbe ancora più scontato e comodo).
«La musica è una scienza che deve avere regole certe: queste devono essere estratte da un principio evidente, che non può essere conosciuto senza l’aiuto della matematica. Devo ammettere che, nonostante tutta l’esperienza che ho potuto acquisire con una lunga pratica musicale, è solo con l’aiuto della matematica che le mie idee si sono sistemate, e che la luce ne ha dissipato le oscurità».
Auguro a Doremat e a questo libro tutto il successo che meritano e auspico il riconoscimento degli insegnanti di matematica e di musica.
Dall'Introduzione di Bruno D'Amore.