Author: | Anna Medici | ISBN: | 9788890664311 |
Publisher: | Digital Index | Publication: | February 20, 2012 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Anna Medici |
ISBN: | 9788890664311 |
Publisher: | Digital Index |
Publication: | February 20, 2012 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
L’importanza delle zanzare è enorme se si pensa alle malattie che queste possono trasmettere: malaria (che ancora miete milioni di vittime nelle aree tropicali), filariosi (dovuta a diverse specie di Nematodi) e numerosi virus quali febbre gialla, dengue ed encefaliti. Un possibile vettore di patogeni, presente dagli anni ’90 in Italia, è Aedes albopictus (“zanzara tigre”). La diffusione passiva di questa zanzara in nuove aree del mondo è legata principalmente all’espansione del commercio internazionale di pneumatici usati che costituiscono un habitat ideale per la deposizione delle uova e lo sviluppo larvale. La selezione di ceppi dotati di diapausa embrionale consente alla specie di svernare nei climi temperati rendendo di fatto a rischio di infestazione vaste aree non solo del bacino mediterraneo ma anche dell’Europa centrale. È una zanzara che fino a pochi anni fa aveva un areale di distribuzione che andava dal Giappone all’India, interessando anche l’arcipelago indonesiano. In Italia il suo arrivo ufficiale risale al 1990, a Genova. Da allora i nuovi rinvenimenti si sono succeduti con ritmo esponenziale, tanto che oggi risultano interessate quasi tutte le regioni d’Italia. Numero e ampiezza degli areali infestati sono tuttora in fase di incremento. In passato, nel nostro paese, lo studio delle zanzare è stato prevalentemente rivolto alla fauna anofelinica, vettrice della malaria. Gran parte dei dati raccolti riguarda quindi elementi mediterranei o mediterraneo-africani. Di conseguenza le conoscenze sulle specie che popolano le comunità montane sono molto scarse. Riguardo al passato la causa è da ricercarsi probabilmente nella scarsità di interesse che queste rivestivano soprattutto nei confronti delle Anopheles, vettrici della malaria che era diffusa in tutta la nostra penisola a eccezione delle zone più fredde (Nord Italia e zone montane). Successivamente, con l’eradicazione di questa malattia, la scarsità di informazioni sui Culicidi di alta quota è da associarsi al fatto che la nocività di questi insetti, data l’esigua presenza di popolazione umana presente stabilmente in queste zone, era scarsamente sentita. Prendendo in considerazione l’Appennino modenese, zona in cui è stata svolta questa ricerca, si può notare come negli ultimi anni la presenza umana in questi luoghi sia nettamente aumentata a causa soprattutto dello sviluppo del turismo, molto fiorente nei mesi invernali ed estivi. Le tre località da noi prese in esame, Lago Santo e Lago Baccio nel Comune di Pievepelago (Modena) e Lago della Ninfa nel Comune di Sestola (Modena), sono meta ogni anno di migliaia di turisti che visitano questi luoghi soprattutto nei mesi di giugno, luglio e agosto. Proprio lo sviluppo turistico estivo ha fatto sorgere in questi ultimi tempi il problema della nocività delle zanzare. La ricerca è quindi partita in primo luogo con lo scopo di studiare le specie di Culicidi che si sviluppano in queste aree umide dell’Appennino modenese e, in secondo luogo, per fornire informazioni ai turisti che le visitano.
L’importanza delle zanzare è enorme se si pensa alle malattie che queste possono trasmettere: malaria (che ancora miete milioni di vittime nelle aree tropicali), filariosi (dovuta a diverse specie di Nematodi) e numerosi virus quali febbre gialla, dengue ed encefaliti. Un possibile vettore di patogeni, presente dagli anni ’90 in Italia, è Aedes albopictus (“zanzara tigre”). La diffusione passiva di questa zanzara in nuove aree del mondo è legata principalmente all’espansione del commercio internazionale di pneumatici usati che costituiscono un habitat ideale per la deposizione delle uova e lo sviluppo larvale. La selezione di ceppi dotati di diapausa embrionale consente alla specie di svernare nei climi temperati rendendo di fatto a rischio di infestazione vaste aree non solo del bacino mediterraneo ma anche dell’Europa centrale. È una zanzara che fino a pochi anni fa aveva un areale di distribuzione che andava dal Giappone all’India, interessando anche l’arcipelago indonesiano. In Italia il suo arrivo ufficiale risale al 1990, a Genova. Da allora i nuovi rinvenimenti si sono succeduti con ritmo esponenziale, tanto che oggi risultano interessate quasi tutte le regioni d’Italia. Numero e ampiezza degli areali infestati sono tuttora in fase di incremento. In passato, nel nostro paese, lo studio delle zanzare è stato prevalentemente rivolto alla fauna anofelinica, vettrice della malaria. Gran parte dei dati raccolti riguarda quindi elementi mediterranei o mediterraneo-africani. Di conseguenza le conoscenze sulle specie che popolano le comunità montane sono molto scarse. Riguardo al passato la causa è da ricercarsi probabilmente nella scarsità di interesse che queste rivestivano soprattutto nei confronti delle Anopheles, vettrici della malaria che era diffusa in tutta la nostra penisola a eccezione delle zone più fredde (Nord Italia e zone montane). Successivamente, con l’eradicazione di questa malattia, la scarsità di informazioni sui Culicidi di alta quota è da associarsi al fatto che la nocività di questi insetti, data l’esigua presenza di popolazione umana presente stabilmente in queste zone, era scarsamente sentita. Prendendo in considerazione l’Appennino modenese, zona in cui è stata svolta questa ricerca, si può notare come negli ultimi anni la presenza umana in questi luoghi sia nettamente aumentata a causa soprattutto dello sviluppo del turismo, molto fiorente nei mesi invernali ed estivi. Le tre località da noi prese in esame, Lago Santo e Lago Baccio nel Comune di Pievepelago (Modena) e Lago della Ninfa nel Comune di Sestola (Modena), sono meta ogni anno di migliaia di turisti che visitano questi luoghi soprattutto nei mesi di giugno, luglio e agosto. Proprio lo sviluppo turistico estivo ha fatto sorgere in questi ultimi tempi il problema della nocività delle zanzare. La ricerca è quindi partita in primo luogo con lo scopo di studiare le specie di Culicidi che si sviluppano in queste aree umide dell’Appennino modenese e, in secondo luogo, per fornire informazioni ai turisti che le visitano.