Trenta anni della Giovane Italia

Nonfiction, History, Italy, Modern
Cover of the book Trenta anni della Giovane Italia by Autori vari, Self-Publish
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Author: Autori vari ISBN: 1230000726795
Publisher: Self-Publish Publication: October 17, 2015
Imprint: Language: Italian
Author: Autori vari
ISBN: 1230000726795
Publisher: Self-Publish
Publication: October 17, 2015
Imprint:
Language: Italian

Una rassegna storica sull’Italia tra ilo 1870 e il 1900 e sorprende di trovare tante similitudini con l’Italia attuale.

“Dopo l'attuazione di queste riforme, le differenze tra i due partiti di destra e di sinistra si fecero minori, ed il Depretis per mantenersi al potere favori il così detto trasformismo raccogliendo sotto di sè una maggioranza incolore, che non essendo tenuta insieme da un programma preciso diede origine ad un rapido decadimento dei costumi parlamentari.

Nello stesso tempo per soddisfare tutti i piccoli interessi locali, che diventavano ormai la sola guida della politica parlamentare, s'inaugurava una vera frenesia di spese per opere pubbliche, specialmente per ferrovie; e ciò veniva a coincidere cogli aumenti di spese militari richiesti dalla più attiva partecipazione dell'Italia alla politica europea.”

“Il nuovo governo non vi aveva soddisfatto appieno a quella sete di giustizia a cui gli onesti da tanto tempo anelavano, anzi per comodità e per inerzia aveva finito per appoggiarsi anch'esso su quelle stesse clientele di corrotti che avevano acquistato tanto potere sotto i governi precedenti; perciò le tristi istituzioni della camorra e della mafia continuarono a funestare quei paesi.

D'altra parte il peso delle imposte riusciva ad essi più pesante che alla parte settentrionale d'Italia, perchè si trovavano economicamente più deboli. I commerci e le industrie non vi raggiunsero lo stesso sviluppo che nel nord, il che portò come conseguenza che non vi si potè formare una borghesia tanto forte e numerosa da sostituirsi all'antica aristocrazia, per modo che i pochi borghesi, che là si arricchirono, finirono per schierarsi anch'essi dalla parte dei grandi proprietari di latifondi contro le classi inferiori.

Continuò quindi a sussistervi quel contrasto, già lamentato nei secoli precedenti, tra i pochi ricchi spadroneggianti e l'immensa moltitudine dei miserabili. Anzi l'applicazione delle libere istituzioni in quei paesi non servi ad altro che a dare in mano alla classe ricca tutte le pubbliche amministrazioni, ed essa se ne valse a proprio vantaggio facendo gravare in particolar modo sulla plebe il peso delle imposte locali.

Quanti dunque avevano sperato di veder finita col nuovo ordine di cose l'oppressione secolare da cui si sentivano tormentati, notando invece che la forza del governo continuava ad essere ai servizi degli stessi interessi di prima, non tardarono a dimostrarsi malcontenti.”

La storia evidentemente non ci insegna niente e speriamo che l’attuale politica di applicare solo imposte, senza fare serie riforme, non ci porti alla totale catastrofe. Un altro anno è stato buttato via, il debito pubblico è aumentato e niente è cambiato. Leggere le pagine di questo libro servirà a farci capire che, purtroppo, niente cambierà. Ma, andando a votare, perché chi non vota si fa complice dell’attuale situazione, potremo tentare di cambiare le cose. 

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Una rassegna storica sull’Italia tra ilo 1870 e il 1900 e sorprende di trovare tante similitudini con l’Italia attuale.

“Dopo l'attuazione di queste riforme, le differenze tra i due partiti di destra e di sinistra si fecero minori, ed il Depretis per mantenersi al potere favori il così detto trasformismo raccogliendo sotto di sè una maggioranza incolore, che non essendo tenuta insieme da un programma preciso diede origine ad un rapido decadimento dei costumi parlamentari.

Nello stesso tempo per soddisfare tutti i piccoli interessi locali, che diventavano ormai la sola guida della politica parlamentare, s'inaugurava una vera frenesia di spese per opere pubbliche, specialmente per ferrovie; e ciò veniva a coincidere cogli aumenti di spese militari richiesti dalla più attiva partecipazione dell'Italia alla politica europea.”

“Il nuovo governo non vi aveva soddisfatto appieno a quella sete di giustizia a cui gli onesti da tanto tempo anelavano, anzi per comodità e per inerzia aveva finito per appoggiarsi anch'esso su quelle stesse clientele di corrotti che avevano acquistato tanto potere sotto i governi precedenti; perciò le tristi istituzioni della camorra e della mafia continuarono a funestare quei paesi.

D'altra parte il peso delle imposte riusciva ad essi più pesante che alla parte settentrionale d'Italia, perchè si trovavano economicamente più deboli. I commerci e le industrie non vi raggiunsero lo stesso sviluppo che nel nord, il che portò come conseguenza che non vi si potè formare una borghesia tanto forte e numerosa da sostituirsi all'antica aristocrazia, per modo che i pochi borghesi, che là si arricchirono, finirono per schierarsi anch'essi dalla parte dei grandi proprietari di latifondi contro le classi inferiori.

Continuò quindi a sussistervi quel contrasto, già lamentato nei secoli precedenti, tra i pochi ricchi spadroneggianti e l'immensa moltitudine dei miserabili. Anzi l'applicazione delle libere istituzioni in quei paesi non servi ad altro che a dare in mano alla classe ricca tutte le pubbliche amministrazioni, ed essa se ne valse a proprio vantaggio facendo gravare in particolar modo sulla plebe il peso delle imposte locali.

Quanti dunque avevano sperato di veder finita col nuovo ordine di cose l'oppressione secolare da cui si sentivano tormentati, notando invece che la forza del governo continuava ad essere ai servizi degli stessi interessi di prima, non tardarono a dimostrarsi malcontenti.”

La storia evidentemente non ci insegna niente e speriamo che l’attuale politica di applicare solo imposte, senza fare serie riforme, non ci porti alla totale catastrofe. Un altro anno è stato buttato via, il debito pubblico è aumentato e niente è cambiato. Leggere le pagine di questo libro servirà a farci capire che, purtroppo, niente cambierà. Ma, andando a votare, perché chi non vota si fa complice dell’attuale situazione, potremo tentare di cambiare le cose. 

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