Nell'antichità l'aborto era fondamentalmente una questione di donne, così come lo erano la gravidanza e il parto. Date le scarse conoscenze mediche, il feto era considerato una sorta di appendice del corpo della madre, la sola del resto che poteva testimoniare di essere incinta. Così, nel mondo greco-romano l'aborto era perseguibile solo nei casi in cui ledeva un interesse maschile. E' il cristianesimo che per primo equipara l'aborto all'omicidio, ma ci vorranno secoli per codificare il momento in cui avviene l'animazione del feto. Tra Sei e Settecento il feto acquista una sua autonomia, grazie alle acquisizioni scientifiche, e, dopo il 1789, entra nella sfera pubblica. Lo stato privilegia la vita del futuro cittadino, lavoratore e soldato, rispetto a quella della madre punendo severamente l'aborto. Dopo la nuova inversione di rotta operata dal movimento femminista e dalla depenalizzazione dell'aborto, oggi molti segnali ci dicono che qualcosa sta ancora cambiando: una questione di tutti, donne e uomini?
Nell'antichità l'aborto era fondamentalmente una questione di donne, così come lo erano la gravidanza e il parto. Date le scarse conoscenze mediche, il feto era considerato una sorta di appendice del corpo della madre, la sola del resto che poteva testimoniare di essere incinta. Così, nel mondo greco-romano l'aborto era perseguibile solo nei casi in cui ledeva un interesse maschile. E' il cristianesimo che per primo equipara l'aborto all'omicidio, ma ci vorranno secoli per codificare il momento in cui avviene l'animazione del feto. Tra Sei e Settecento il feto acquista una sua autonomia, grazie alle acquisizioni scientifiche, e, dopo il 1789, entra nella sfera pubblica. Lo stato privilegia la vita del futuro cittadino, lavoratore e soldato, rispetto a quella della madre punendo severamente l'aborto. Dopo la nuova inversione di rotta operata dal movimento femminista e dalla depenalizzazione dell'aborto, oggi molti segnali ci dicono che qualcosa sta ancora cambiando: una questione di tutti, donne e uomini?