Mauro

Nonfiction, Entertainment, Humour & Comedy, General Humour, Biography & Memoir
Cover of the book Mauro by Mauro Mazzoni, Mauro Mazzoni
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Author: Mauro Mazzoni ISBN: 9786050331158
Publisher: Mauro Mazzoni Publication: November 2, 2014
Imprint: Language: Italian
Author: Mauro Mazzoni
ISBN: 9786050331158
Publisher: Mauro Mazzoni
Publication: November 2, 2014
Imprint:
Language: Italian

Il libro nasce fondamentalmente come un diario minimo o forse – per non fare torto ad Umberto Eco – semi-minimo, in cui attraverso dei racconti, estratti quasi accidentalmente da “il secchio dei ricordi tirato su dal pozzo della memoria”, si narra non solo dell’autore ma anche dei luoghi e delle persone che hanno scritto la storia quotidiana di una parte così vicina, ma contemporaneamente così lontana del nostro paese: Gorizia e il suo territorio, città di confine passata più volte- nel corso del secolo breve – dall’esaltazione alla polvere. Apparentemente nulla di originale; tuttavia, già dalla lettura dei primi episodi, emergono con forza la personalità, gli ideali e i principi etici dell’autore-protagonista che costituiscono non solo oggetto di confronto e riflessione ma – come si capirà alla fine del viaggio – un tentativo di mettere a nudo il proprio io. Il risultato è pertanto qualcosa di ben più articolato di un diario, con esiti forse inattesi anche per lo stesso autore: infatti le situazioni, le persone e i pensieri narrati suscitano un’immediata identificazione da parte del lettore, avendo in sé qualcosa di universalmente noto ed in ogni caso tale da fare uscire la narrazione da una dimensione localistica. Della serie: è successo a Gorizia, ma avrebbe potuto succedere a chiunque, dovunque. Inoltre se l’unico fine davvero premeditato è quello di indurre al sorriso – e, da questo punto di vista, l’obiettivo è sicuramente raggiunto, a volte con picchi di comicità esilaranti altre con sottile e tagliente ironia - nella bramosa ricerca della descrizione o della battuta deflagrante ci si rende ben presto conto dell’esistenza di un vero e proprio plot narrativo che riesce a far vivere di luce propria i singoli racconti. In altre parole si percepisce di non avere davanti un libro di storielle spiritose o una sorta di antologia del sollazzo.
I racconti corrono veloci, con un ritmo incalzante, tra piccole gag degne del miglior cabaret di un tempo – una fra le tante, le tragicomiche vicende dell’autore ritrovatosi, al temine di una cena conviviale, da solo, nella notte, in mezzo alla campagna vestito da donna - alla satira affilata sull’establishment - ad esempio l’episodio del canto “goliardico” durante un viaggio improntato all’estrema serietà (e cupezza) di fronte ad una platea di “intellettuali” locali - fino ad episodi di cronaca storica, forse a i più sconosciuti, come quello che nell’autunno del ‘53 vide l’esercito italiano schierarsi in assetto bellico a Gorizia, costruendo trincee, montando cavali di frisia, posizionando pezzi d’artiglieria e mezzi corazzati, in una folle quanto stolida esibizione di potenza a nemmeno dieci anni dal termine dell’ultimo catastrofico conflitto mondiale.
Naturalmente sempre e comunque accompagnati da quell’ironia – elemento centrale del libro - che, come diceva Wittgenstein, non è una mera disposizione dell’animo, bensì una visione del mondo.

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Il libro nasce fondamentalmente come un diario minimo o forse – per non fare torto ad Umberto Eco – semi-minimo, in cui attraverso dei racconti, estratti quasi accidentalmente da “il secchio dei ricordi tirato su dal pozzo della memoria”, si narra non solo dell’autore ma anche dei luoghi e delle persone che hanno scritto la storia quotidiana di una parte così vicina, ma contemporaneamente così lontana del nostro paese: Gorizia e il suo territorio, città di confine passata più volte- nel corso del secolo breve – dall’esaltazione alla polvere. Apparentemente nulla di originale; tuttavia, già dalla lettura dei primi episodi, emergono con forza la personalità, gli ideali e i principi etici dell’autore-protagonista che costituiscono non solo oggetto di confronto e riflessione ma – come si capirà alla fine del viaggio – un tentativo di mettere a nudo il proprio io. Il risultato è pertanto qualcosa di ben più articolato di un diario, con esiti forse inattesi anche per lo stesso autore: infatti le situazioni, le persone e i pensieri narrati suscitano un’immediata identificazione da parte del lettore, avendo in sé qualcosa di universalmente noto ed in ogni caso tale da fare uscire la narrazione da una dimensione localistica. Della serie: è successo a Gorizia, ma avrebbe potuto succedere a chiunque, dovunque. Inoltre se l’unico fine davvero premeditato è quello di indurre al sorriso – e, da questo punto di vista, l’obiettivo è sicuramente raggiunto, a volte con picchi di comicità esilaranti altre con sottile e tagliente ironia - nella bramosa ricerca della descrizione o della battuta deflagrante ci si rende ben presto conto dell’esistenza di un vero e proprio plot narrativo che riesce a far vivere di luce propria i singoli racconti. In altre parole si percepisce di non avere davanti un libro di storielle spiritose o una sorta di antologia del sollazzo.
I racconti corrono veloci, con un ritmo incalzante, tra piccole gag degne del miglior cabaret di un tempo – una fra le tante, le tragicomiche vicende dell’autore ritrovatosi, al temine di una cena conviviale, da solo, nella notte, in mezzo alla campagna vestito da donna - alla satira affilata sull’establishment - ad esempio l’episodio del canto “goliardico” durante un viaggio improntato all’estrema serietà (e cupezza) di fronte ad una platea di “intellettuali” locali - fino ad episodi di cronaca storica, forse a i più sconosciuti, come quello che nell’autunno del ‘53 vide l’esercito italiano schierarsi in assetto bellico a Gorizia, costruendo trincee, montando cavali di frisia, posizionando pezzi d’artiglieria e mezzi corazzati, in una folle quanto stolida esibizione di potenza a nemmeno dieci anni dal termine dell’ultimo catastrofico conflitto mondiale.
Naturalmente sempre e comunque accompagnati da quell’ironia – elemento centrale del libro - che, come diceva Wittgenstein, non è una mera disposizione dell’animo, bensì una visione del mondo.

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