Les Italiens

Sette artisti alla conquista di Parigi

Nonfiction, Art & Architecture, Art History, European, General Art
Cover of the book Les Italiens by Rachele Ferrario, UTET
View on Amazon View on AbeBooks View on Kobo View on B.Depository View on eBay View on Walmart
Author: Rachele Ferrario ISBN: 9788851156633
Publisher: UTET Publication: November 14, 2017
Imprint: UTET Language: Italian
Author: Rachele Ferrario
ISBN: 9788851156633
Publisher: UTET
Publication: November 14, 2017
Imprint: UTET
Language: Italian

Ci sono periodi storici che, nella memoria collettiva, si legano indissolubilmente a una città. Se il simbolo del Rinascimento è Firenze, degli anni sessanta la swinging London, la Belle Époque per tutti si incarna in Parigi. All’inizio del Novecento è qui che si concentrano gli spiriti più inquieti e creativi del tempo. Tra i suoi boulevard, nei tavoli dei caffè celebri come La Rotonde o La Coupole, nelle gallerie e negli atelier, si possono incrociare Modigliani con l’amata Jeanne, Dalí con il suo formichiere al guinzaglio, Picasso e la sua bande, e ancora Marc Chagall, Max Jacob, Jean Cocteau… Sono anni febbrili, ogni giorno alla Gare de Lyon sbarcano decine di giovani artisti bohémien pieni di ambizioni. Tra questi c’è un gruppo di italiani destinato a lasciare un segno nella storia dell’arte. Giorgio de Chirico e suo fratello Alberto Savinio arrivano a Parigi nel 1911, poco dopo saranno raggiunti da Mario Tozzi, René Paresce, Massimo Campigli e Filippo De Pisis. Gino Severini si è già trasferito da qualche anno. Sette artisti “metechi”, come li chiamano con disprezzo i francesi. Les Italiens nel 1928 si riuniscono intorno a Tozzi per la prima grande mostra collettiva del gruppo suscitando l’ammirazione dei colleghi e le critiche indispettite dei detrattori. Già da qualche tempo, l’“accademia” francese guarda con sospetto tutti questi artisti stranieri che stanno rubando la scena ai francesi. L’esplosione dei nazionalismi tra le due guerre destabilizza ulteriormente la posizione degli italiani a Parigi, e presto sono costretti a lasciare la città. La “festa mobile”, nella celebre definizione di Hemingway, è terminata, lo spirito del tempo sembra pronto ad abbandonare Parigi. Rachele Ferrario dipinge un vivace quadro di quegli anni folli e racconta, con rigore e leggerezza, l’affascinante parabola degli Italiens de Paris, protagonisti e testimoni di una delle stagioni più entusiasmanti dell’arte mondiale. «Si lanciarono a passo di danza nelle più scatenate sales de bal, si estenuarono in discussioni nelle brasseries. Scrissero per passione e per mestiere, ma soprattutto dipinsero» - “il Venerdì di Repubblica”

View on Amazon View on AbeBooks View on Kobo View on B.Depository View on eBay View on Walmart

Ci sono periodi storici che, nella memoria collettiva, si legano indissolubilmente a una città. Se il simbolo del Rinascimento è Firenze, degli anni sessanta la swinging London, la Belle Époque per tutti si incarna in Parigi. All’inizio del Novecento è qui che si concentrano gli spiriti più inquieti e creativi del tempo. Tra i suoi boulevard, nei tavoli dei caffè celebri come La Rotonde o La Coupole, nelle gallerie e negli atelier, si possono incrociare Modigliani con l’amata Jeanne, Dalí con il suo formichiere al guinzaglio, Picasso e la sua bande, e ancora Marc Chagall, Max Jacob, Jean Cocteau… Sono anni febbrili, ogni giorno alla Gare de Lyon sbarcano decine di giovani artisti bohémien pieni di ambizioni. Tra questi c’è un gruppo di italiani destinato a lasciare un segno nella storia dell’arte. Giorgio de Chirico e suo fratello Alberto Savinio arrivano a Parigi nel 1911, poco dopo saranno raggiunti da Mario Tozzi, René Paresce, Massimo Campigli e Filippo De Pisis. Gino Severini si è già trasferito da qualche anno. Sette artisti “metechi”, come li chiamano con disprezzo i francesi. Les Italiens nel 1928 si riuniscono intorno a Tozzi per la prima grande mostra collettiva del gruppo suscitando l’ammirazione dei colleghi e le critiche indispettite dei detrattori. Già da qualche tempo, l’“accademia” francese guarda con sospetto tutti questi artisti stranieri che stanno rubando la scena ai francesi. L’esplosione dei nazionalismi tra le due guerre destabilizza ulteriormente la posizione degli italiani a Parigi, e presto sono costretti a lasciare la città. La “festa mobile”, nella celebre definizione di Hemingway, è terminata, lo spirito del tempo sembra pronto ad abbandonare Parigi. Rachele Ferrario dipinge un vivace quadro di quegli anni folli e racconta, con rigore e leggerezza, l’affascinante parabola degli Italiens de Paris, protagonisti e testimoni di una delle stagioni più entusiasmanti dell’arte mondiale. «Si lanciarono a passo di danza nelle più scatenate sales de bal, si estenuarono in discussioni nelle brasseries. Scrissero per passione e per mestiere, ma soprattutto dipinsero» - “il Venerdì di Repubblica”

More books from UTET

Cover of the book Opere filosofiche. Vol. III by Rachele Ferrario
Cover of the book Commentario del Codice di procedura civile - vol. 7 - tomo II by Rachele Ferrario
Cover of the book Dell'impresa e del lavoro - artt. 2060-2098 by Rachele Ferrario
Cover of the book Decisioni dei Concili Ecumenici by Rachele Ferrario
Cover of the book I Ching. Il libro della versatilità by Rachele Ferrario
Cover of the book L'ars amatoria by Rachele Ferrario
Cover of the book Bereyit Rabba. Commento alla Genesi by Rachele Ferrario
Cover of the book Da un'altra Italia by Rachele Ferrario
Cover of the book Scritti morali e politici by Rachele Ferrario
Cover of the book Il patto di famiglia by Rachele Ferrario
Cover of the book Storia d'Italia by Rachele Ferrario
Cover of the book La costituzione in trenta lezioni by Rachele Ferrario
Cover of the book Adriano. Roma e Atene by Rachele Ferrario
Cover of the book La rappresentanza negli atti notarili by Rachele Ferrario
Cover of the book Napoleone il grande by Rachele Ferrario
We use our own "cookies" and third party cookies to improve services and to see statistical information. By using this website, you agree to our Privacy Policy