Author: | Besa Nuhi Mone | ISBN: | 9788896922576 |
Publisher: | quintadicopertina | Publication: | December 13, 2011 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Besa Nuhi Mone |
ISBN: | 9788896922576 |
Publisher: | quintadicopertina |
Publication: | December 13, 2011 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Una bambina albanese deve lasciare una terra deprivata dei diritti umani, diventata “un mare di lacrime” (Ardit Gjebrea). Arrivata in Italia, fa i conti con un’altra lingua, con un sistema scolastico solo in parte preparato per l’accoglienza, con numerosi pregiudizi.
Ad aiutarla in molte occasioni, e specialmente adesso che da adulta guarda indietro e riporta la sua storia, interviene il linguaggio della matematica, che con la propria universalità spiega e consola. E contribuisce a rendere la vicenda paradigmatica per due generazioni di persone costrette a emigrare.
L’autrice
Besa Mone è nata a Durazzo e si è laureata in Albania in matematica e fisica. Nel 1997 si è trasferita in Italia, dove si è specializzata nella mediazione linguistico-culturale. Ha pubblicato un “Manuale matematico bilingue” e suoi racconti sono comparsi nelle antologie delle prime cinque edizioni del concorso Lingua Madre (dal 2006 al 2010).
L’introduzione
Quando scrivo nella mia lingua i pensieri scorrono così veloci che scrivere impegna più tempo che pensare. Se volessi confrontare la mia scrittura in italiano e albanese, mi rendo conto che l’albanese rappresenterebbe un quadro con tanti colori sfumati dove gli oggetti non hanno contorni, ma si sciolgono l’uno con l’altro. L’italiano invece, rappresenterebbe sempre un’immagine con tanti colori, ma senza sfumature. Mi piacerebbe scrivere in italiano con la stessa facilità della mia lingua, ma mi è difficile. Qualcun altro al posto mio sceglierebbe la musica, la pittura, quello che gli verrebbe più facile e nello stesso tempo più comprensibile. Per me più facile è il linguaggio matematico.
Se usassi il vocabolario secco della matematica, direi che la letteratura descrive i fatti con una tecnica monodimensionale; l’arte grafica, la musica, la danza, con tecnica bidimensionale e tridimensionale. Ognuna di queste, sebbene abbia il pregio di essere comprensibile per tutti e ovunque, ha però una fisionomia nazionale. La matematica no. Lei è imparziale, si conosce da tutti in ogni angolo del mondo, anzi in ogni punto dell’universo. Anche la matematica descrive, ma in modo assolutamente imparziale e la sua descrizione è di n dimensioni.
Immaginiamo per un momento la nostra Terra con le sue infinite diversità (lingue, costumi, abitudini…). Nello stesso momento immaginiamo lo spazio, la vastità e la diversità del quale ci fa sembrare insignificanti le nostre diversità terrestri. Allora, se sulla Terra si parlano mille lingue, si seguono mille regole ecc., con i nostri “cospaziali”, invece, si può parlare solo con una lingua: quella della matematica, la quale, secondo le affermazioni di Galileo (1564-1642), fornisce i caratteri con i quali è scritto il libro dell’universo. Anche quello della Terra. Se ogni popolo ha la sua storia, la sua letteratura, la sua musica, ecc., tutti i popoli hanno solo una matematica ed essendo unica, lei permette a tutti noi di capirci ed intenderci molto bene, dandoci la serenità e la correttezza del giudizio.
Una bambina albanese deve lasciare una terra deprivata dei diritti umani, diventata “un mare di lacrime” (Ardit Gjebrea). Arrivata in Italia, fa i conti con un’altra lingua, con un sistema scolastico solo in parte preparato per l’accoglienza, con numerosi pregiudizi.
Ad aiutarla in molte occasioni, e specialmente adesso che da adulta guarda indietro e riporta la sua storia, interviene il linguaggio della matematica, che con la propria universalità spiega e consola. E contribuisce a rendere la vicenda paradigmatica per due generazioni di persone costrette a emigrare.
L’autrice
Besa Mone è nata a Durazzo e si è laureata in Albania in matematica e fisica. Nel 1997 si è trasferita in Italia, dove si è specializzata nella mediazione linguistico-culturale. Ha pubblicato un “Manuale matematico bilingue” e suoi racconti sono comparsi nelle antologie delle prime cinque edizioni del concorso Lingua Madre (dal 2006 al 2010).
L’introduzione
Quando scrivo nella mia lingua i pensieri scorrono così veloci che scrivere impegna più tempo che pensare. Se volessi confrontare la mia scrittura in italiano e albanese, mi rendo conto che l’albanese rappresenterebbe un quadro con tanti colori sfumati dove gli oggetti non hanno contorni, ma si sciolgono l’uno con l’altro. L’italiano invece, rappresenterebbe sempre un’immagine con tanti colori, ma senza sfumature. Mi piacerebbe scrivere in italiano con la stessa facilità della mia lingua, ma mi è difficile. Qualcun altro al posto mio sceglierebbe la musica, la pittura, quello che gli verrebbe più facile e nello stesso tempo più comprensibile. Per me più facile è il linguaggio matematico.
Se usassi il vocabolario secco della matematica, direi che la letteratura descrive i fatti con una tecnica monodimensionale; l’arte grafica, la musica, la danza, con tecnica bidimensionale e tridimensionale. Ognuna di queste, sebbene abbia il pregio di essere comprensibile per tutti e ovunque, ha però una fisionomia nazionale. La matematica no. Lei è imparziale, si conosce da tutti in ogni angolo del mondo, anzi in ogni punto dell’universo. Anche la matematica descrive, ma in modo assolutamente imparziale e la sua descrizione è di n dimensioni.
Immaginiamo per un momento la nostra Terra con le sue infinite diversità (lingue, costumi, abitudini…). Nello stesso momento immaginiamo lo spazio, la vastità e la diversità del quale ci fa sembrare insignificanti le nostre diversità terrestri. Allora, se sulla Terra si parlano mille lingue, si seguono mille regole ecc., con i nostri “cospaziali”, invece, si può parlare solo con una lingua: quella della matematica, la quale, secondo le affermazioni di Galileo (1564-1642), fornisce i caratteri con i quali è scritto il libro dell’universo. Anche quello della Terra. Se ogni popolo ha la sua storia, la sua letteratura, la sua musica, ecc., tutti i popoli hanno solo una matematica ed essendo unica, lei permette a tutti noi di capirci ed intenderci molto bene, dandoci la serenità e la correttezza del giudizio.