Author: | Jorge Luis Borges | ISBN: | 9788845972911 |
Publisher: | Adelphi | Publication: | July 2, 2014 |
Imprint: | Adelphi | Language: | Italian |
Author: | Jorge Luis Borges |
ISBN: | 9788845972911 |
Publisher: | Adelphi |
Publication: | July 2, 2014 |
Imprint: | Adelphi |
Language: | Italian |
Nel febbraio del 1969, a Cambridge, su una panchina davanti al fiume Charles, Borges incontra un uomo che ha la sua stessa voce e gli è più intimo di un figlio nato dalla sua carne. L’uomo è Borges ventenne, a Ginevra, seduto su una panchina davanti al fiume Rodano. Comincia così, con un vertiginoso ritorno al «vecchio tema del doppio» e alle atmosfere lucidamente visionarie degli scritti degli anni Quaranta, "Il libro di sabbia", che raccoglie tredici, memorabili, racconti – cui se ne aggiungono qui, in appendice, altri quattro mai radunati in volume. Racconti di carattere fantastico. O forse sogni. O forse incontri con apparizioni spettrali: Ulrica, alta e lieve, labile riflesso di una saga nordica; una casa inconcepibile e il suo terrificante ospite; un vecchio, pallido e severo, venuto da un futuro dove si insegna l’arte di dimenticare. Ma anche incontri con oggetti da incubo, da cui paiono sprigionarsi il caos o la divinità: il disco di Odino, a un solo lato e invisibile, che un taglialegna strappa al re dei Secgens e poi cercherà invano; il diabolico libro di sabbia, che non ha né inizio né fine né centro né ordine, e infama e corrompe la realtà; le «tigri blu», pietruzze lisce e rotonde capaci di riprodursi e di minare la scienza della matematica. Incontri, tutti, destinati a «ramificarsi nell’ospitale immaginazione» di chi li legge, quasi fossero scaturiti, miracolosamente, dai suoi stessi sogni. «In questi esercizi da cieco» scrive Borges «ho voluto essere fedele all’esempio di Wells: la congiunzione di uno stile piano, a volte quasi orale, con una trama impossibile» – e il risultato è una prosa pacata ed essenziale, ma come non mai modulata e musicale.
Nel febbraio del 1969, a Cambridge, su una panchina davanti al fiume Charles, Borges incontra un uomo che ha la sua stessa voce e gli è più intimo di un figlio nato dalla sua carne. L’uomo è Borges ventenne, a Ginevra, seduto su una panchina davanti al fiume Rodano. Comincia così, con un vertiginoso ritorno al «vecchio tema del doppio» e alle atmosfere lucidamente visionarie degli scritti degli anni Quaranta, "Il libro di sabbia", che raccoglie tredici, memorabili, racconti – cui se ne aggiungono qui, in appendice, altri quattro mai radunati in volume. Racconti di carattere fantastico. O forse sogni. O forse incontri con apparizioni spettrali: Ulrica, alta e lieve, labile riflesso di una saga nordica; una casa inconcepibile e il suo terrificante ospite; un vecchio, pallido e severo, venuto da un futuro dove si insegna l’arte di dimenticare. Ma anche incontri con oggetti da incubo, da cui paiono sprigionarsi il caos o la divinità: il disco di Odino, a un solo lato e invisibile, che un taglialegna strappa al re dei Secgens e poi cercherà invano; il diabolico libro di sabbia, che non ha né inizio né fine né centro né ordine, e infama e corrompe la realtà; le «tigri blu», pietruzze lisce e rotonde capaci di riprodursi e di minare la scienza della matematica. Incontri, tutti, destinati a «ramificarsi nell’ospitale immaginazione» di chi li legge, quasi fossero scaturiti, miracolosamente, dai suoi stessi sogni. «In questi esercizi da cieco» scrive Borges «ho voluto essere fedele all’esempio di Wells: la congiunzione di uno stile piano, a volte quasi orale, con una trama impossibile» – e il risultato è una prosa pacata ed essenziale, ma come non mai modulata e musicale.