Author: | Stefano Malatesta | ISBN: | 9788854505070 |
Publisher: | Neri Pozza | Publication: | January 12, 2011 |
Imprint: | Neri Pozza | Language: | Italian |
Author: | Stefano Malatesta |
ISBN: | 9788854505070 |
Publisher: | Neri Pozza |
Publication: | January 12, 2011 |
Imprint: | Neri Pozza |
Language: | Italian |
Gli italiani non hanno mai avuto fama di essere stravaganti. Nel corso dei secoli sono stati definiti attraverso una moltitudine di luoghi comuni: geniali, cinici, opportunisti, trasformisti, artisti, umani e brava gente, estroversi, simpatici, impareggiabili amatori e attori nati, anarchici e poco osservanti delle leggi, magnifici nelle avversità e pessimi nel benessere, rumorosi, canterini, superstiziosi, mandolinari e tutto il resto. A nessuno è mai venuto in mente di definirli eccentrici. Gli unici eccentrici italiani, dice Stefano Malatesta, sono i siciliani. E la differenza starebbe in quella forma mentale che si chiama insularità. Un atteggiamento di spirito, un carattere, un modo tutto particolare di vedere le cose per estremi, prima ancora di essere un dato geografico. Luigi Pirandello aveva parlato di corda pazza. Gli eccentrici amano raccontarsi. Chiunque sia andato in Sicilia si è accorto della generale e naturale propensione al racconto divertente e curioso. Storie di personaggi irripetibili, di figure di dissennati, particolarmente numerosi nell'aristocrazia, quasi ci fosse un dovere di stravaganza per titolo e per censo. Vicende esilaranti, ma anche complicate, riferite in innumerevoli e contraddittorie versioni, continuamente arricchite da altre testimonianze anche loro in contrasto. Solo un non siciliano come Malatesta, ma che conosce la Sicilia come pochi altri, poteva avere la presunzione di scriverne, e il piacere di estrarle dalle leggende metropolitane o paesane e di definirle. Sono ventinove storie di varia natura e lunghezza e la prima parla di un cane marinaio e viaggiatore: perché lasciar fuori gli animali? Le altre riguardano gli umani, tutti siciliani, con le eccezioni di tre forestieri: uno psicologo-mulattiere tedesco, un famoso scrittore inglese dell'Ottocento e un arciduca d'Asburgo, che si sono meritati la corda pazza ad honorem. Il resto dell'elenco comprende due cugini di Tomasi di Lampedusa, il primo gay dichiarato di Corleone, l'uomo che ha venduto una statua greca a un museo americano per il prezzo più alto mai pagato per un'opera d'arte antica, un paio di principesse, un duca scrittore di cose d'Africa e gastronomo, numerosi baroni veri e falsi, un mecenate d'arte, un mago nero, due registi, un artista che ha scolpito tremila teste, un ragioniere molto particolare, uno sciamano, un poeta-pecoraio e altri ancora. Il risultato è uno straordinario, assolutamente anomalo ritratto della Sicilia, che Malatesta ha scritto nella sua casa siciliana, fortunosamente arrivatagli da un eccentrico.
Gli italiani non hanno mai avuto fama di essere stravaganti. Nel corso dei secoli sono stati definiti attraverso una moltitudine di luoghi comuni: geniali, cinici, opportunisti, trasformisti, artisti, umani e brava gente, estroversi, simpatici, impareggiabili amatori e attori nati, anarchici e poco osservanti delle leggi, magnifici nelle avversità e pessimi nel benessere, rumorosi, canterini, superstiziosi, mandolinari e tutto il resto. A nessuno è mai venuto in mente di definirli eccentrici. Gli unici eccentrici italiani, dice Stefano Malatesta, sono i siciliani. E la differenza starebbe in quella forma mentale che si chiama insularità. Un atteggiamento di spirito, un carattere, un modo tutto particolare di vedere le cose per estremi, prima ancora di essere un dato geografico. Luigi Pirandello aveva parlato di corda pazza. Gli eccentrici amano raccontarsi. Chiunque sia andato in Sicilia si è accorto della generale e naturale propensione al racconto divertente e curioso. Storie di personaggi irripetibili, di figure di dissennati, particolarmente numerosi nell'aristocrazia, quasi ci fosse un dovere di stravaganza per titolo e per censo. Vicende esilaranti, ma anche complicate, riferite in innumerevoli e contraddittorie versioni, continuamente arricchite da altre testimonianze anche loro in contrasto. Solo un non siciliano come Malatesta, ma che conosce la Sicilia come pochi altri, poteva avere la presunzione di scriverne, e il piacere di estrarle dalle leggende metropolitane o paesane e di definirle. Sono ventinove storie di varia natura e lunghezza e la prima parla di un cane marinaio e viaggiatore: perché lasciar fuori gli animali? Le altre riguardano gli umani, tutti siciliani, con le eccezioni di tre forestieri: uno psicologo-mulattiere tedesco, un famoso scrittore inglese dell'Ottocento e un arciduca d'Asburgo, che si sono meritati la corda pazza ad honorem. Il resto dell'elenco comprende due cugini di Tomasi di Lampedusa, il primo gay dichiarato di Corleone, l'uomo che ha venduto una statua greca a un museo americano per il prezzo più alto mai pagato per un'opera d'arte antica, un paio di principesse, un duca scrittore di cose d'Africa e gastronomo, numerosi baroni veri e falsi, un mecenate d'arte, un mago nero, due registi, un artista che ha scolpito tremila teste, un ragioniere molto particolare, uno sciamano, un poeta-pecoraio e altri ancora. Il risultato è uno straordinario, assolutamente anomalo ritratto della Sicilia, che Malatesta ha scritto nella sua casa siciliana, fortunosamente arrivatagli da un eccentrico.