I nuovi figli

Dal disagio nella civiltà al suo oltraggio

Nonfiction, Health & Well Being, Psychology, Education & Training, Psychoanalysis
Cover of the book I nuovi figli by Gabriella Ripa di Meana, Polimnia Digital Editions
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Author: Gabriella Ripa di Meana ISBN: 9788899193188
Publisher: Polimnia Digital Editions Publication: March 25, 2019
Imprint: Language: Italian
Author: Gabriella Ripa di Meana
ISBN: 9788899193188
Publisher: Polimnia Digital Editions
Publication: March 25, 2019
Imprint:
Language: Italian

SECONDA EDIZIONE ACCRESCIUTA

Una linea tematica unisce e coagula i quattro scritti qui raccolti attorno a un titolo comune – I nuovi figli – scelto nel tentativo di raggiungere una generazione plurima che sembra vivere il proprio tempo in un deserto di simbolico, o meglio in una vera e propria penuria di anima, particolarmente grave per chi cominci ad affacciarsi su una civiltà come l’attuale, che impone la violenza e la confusione di una rinnovata barbarie.
Queste pagine, quindi, non hanno la pretesa o l’ingenuità di auspicare l’avvento di una qualche utopia dell’esistere, ma cercano piuttosto di sollecitare il risveglio di quei valori di rispetto, coralità, attenzione, riserbo, incertezza e amore che il nostro tempo commerciante, internautico, performante, smemorato e competitivo ha denigrato e denigra nell’essere umano, a cominciare dalla sua più tenera età.
È così che ogni singolo io, dai suoi primi vagiti, si allena all’esercizio del governo, del ricatto, della fretta e dell’appropriazione, imparando in tal modo a sdegnare, fin dall’origine della vita, una delle conquiste più affascinanti e più ardue che ci siano state tramandate dalla teoria e dalla pratica dell’inconscio freudiano. Mi riferisco a quella rivoluzione aspra, ma essenziale, secondo cui l’io non è padrone in casa propria.
Sto accennando a una proposizione autenticamente eversiva che se, ai tempi del disagio nella civiltà, è stata certo confutata e anche espiata dai tormenti e dalle controversie di ciascuno, tuttavia oggi, in tempi devastati dall’oltraggio della civiltà, viene da ognuno energicamente liquidata, quando non diffamata e respinta.
Così, giovani e non giovani, ci si trova privati fondamentalmente dell’Altro ovvero di quanto ci può rendere ulteriori e può dare respiro simbolico al nostro stare col mondo, nel mondo.
Rivolgersi ai figli d’altronde significa anche ripescare, grazie a loro, passato presente e avvenire in un tentativo di coniugazione tra quanto del passato non è ancora accaduto e quanto del futuro chiede al presente di venire sognato e non solo affannosamente anticipato e gestito.

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SECONDA EDIZIONE ACCRESCIUTA

Una linea tematica unisce e coagula i quattro scritti qui raccolti attorno a un titolo comune – I nuovi figli – scelto nel tentativo di raggiungere una generazione plurima che sembra vivere il proprio tempo in un deserto di simbolico, o meglio in una vera e propria penuria di anima, particolarmente grave per chi cominci ad affacciarsi su una civiltà come l’attuale, che impone la violenza e la confusione di una rinnovata barbarie.
Queste pagine, quindi, non hanno la pretesa o l’ingenuità di auspicare l’avvento di una qualche utopia dell’esistere, ma cercano piuttosto di sollecitare il risveglio di quei valori di rispetto, coralità, attenzione, riserbo, incertezza e amore che il nostro tempo commerciante, internautico, performante, smemorato e competitivo ha denigrato e denigra nell’essere umano, a cominciare dalla sua più tenera età.
È così che ogni singolo io, dai suoi primi vagiti, si allena all’esercizio del governo, del ricatto, della fretta e dell’appropriazione, imparando in tal modo a sdegnare, fin dall’origine della vita, una delle conquiste più affascinanti e più ardue che ci siano state tramandate dalla teoria e dalla pratica dell’inconscio freudiano. Mi riferisco a quella rivoluzione aspra, ma essenziale, secondo cui l’io non è padrone in casa propria.
Sto accennando a una proposizione autenticamente eversiva che se, ai tempi del disagio nella civiltà, è stata certo confutata e anche espiata dai tormenti e dalle controversie di ciascuno, tuttavia oggi, in tempi devastati dall’oltraggio della civiltà, viene da ognuno energicamente liquidata, quando non diffamata e respinta.
Così, giovani e non giovani, ci si trova privati fondamentalmente dell’Altro ovvero di quanto ci può rendere ulteriori e può dare respiro simbolico al nostro stare col mondo, nel mondo.
Rivolgersi ai figli d’altronde significa anche ripescare, grazie a loro, passato presente e avvenire in un tentativo di coniugazione tra quanto del passato non è ancora accaduto e quanto del futuro chiede al presente di venire sognato e non solo affannosamente anticipato e gestito.

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