Uno straordinario reportage che racconta la sanguinosa guerra in atto in Messico tra lo Stato e i cartelli della droga; che, a loro volta, sono in guerra tra di loro, avvalendosi dell’alleanza di parti consistenti dello Stato, le quali parteggiano – contro lo Stato stesso e contro i cittadini – ora per l’uno ora per l’altro cartello della droga.Questa guerra è mossa dalla volontà di controllare i principali business gestiti dai clan criminali, primo fra tutti quello della droga. La droga (in particolare la cocaina) viene inviata in Europa utilizzando il porto di Gioia Tauro, come snodo logistico, e la ‘ndrangheta, come «partner commerciale».Gli altri business criminali per il controllo dei quali è in atto la guerra sono: il commercio dei migranti latinos che attraversano il Messico per cercare fortuna negli Usa; la prostituzione; il sequestro di cittadini messicani (desaparecidos) per avviarli alla prostituzione, al mercato degli organi o alla schiavitù clandestina in molteplici settori sommersi dell’economia; il racket delle estorsioni; il commercio di armi.Lucia Capuzzi ha girato le zone «calde» del Messico per raccogliere informazioni e testimonianze sul campo: Città del Messico, Tijuana, Ciudad Juárez (la città più violenta del Messico e del mondo), Saltillo (dove maggiore è il fenomeno dei desaparecidos), Ixtepec (epicentro della tratta dei migranti) e altre città e stati del Messico. Ha intervistato decine di persone: dai residenti di Juárez che si organizzano in gruppi di autoaiuto per resistere alla violenza, ai migranti latinos vittime dei sequestri, alle ragazze violentate e alle madri dei desaparecidos; ha incontrato personaggi straordinari (giornalisti, genitori, sacerdoti, vescovi, poliziotti…) e gente comune, e racconta le loro storie e testimonianze.La narcoguerra messicana riguarda l’Italia e gli italiani molto più di quanto si pensi. Non solo perché i narcos fanno affari con la ‘ndrangheta, la quale poi reinveste i guadagni di questi traffici in attività dell’economia «lecita». Ma anche perché è proprio la «domanda» di cocaina che arriva dall'Europa (e l'Italia è tra le principali consumatrici) ciò che attiva il narcomercato messicano e mondiale, con le tremende violenze ad esso connesse. Rainer Kasecker, il poliziotto tedesco esperto di criminalità organizzata e narcotraffico, che lavora presso l’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze, così afferma a proposito del narcotraffico: «Possiamo inventare tecniche sempre più sofisticate per individuare e bloccare i carichi. Finché ci sarà la domanda, però, non riusciremo mai a fermare il flusso».Uno straordinario reportage che racconta la sanguinosa guerra in atto in Messico tra lo Stato e i cartelli della droga e suoi legami con l’Italia.
Uno straordinario reportage che racconta la sanguinosa guerra in atto in Messico tra lo Stato e i cartelli della droga; che, a loro volta, sono in guerra tra di loro, avvalendosi dell’alleanza di parti consistenti dello Stato, le quali parteggiano – contro lo Stato stesso e contro i cittadini – ora per l’uno ora per l’altro cartello della droga.Questa guerra è mossa dalla volontà di controllare i principali business gestiti dai clan criminali, primo fra tutti quello della droga. La droga (in particolare la cocaina) viene inviata in Europa utilizzando il porto di Gioia Tauro, come snodo logistico, e la ‘ndrangheta, come «partner commerciale».Gli altri business criminali per il controllo dei quali è in atto la guerra sono: il commercio dei migranti latinos che attraversano il Messico per cercare fortuna negli Usa; la prostituzione; il sequestro di cittadini messicani (desaparecidos) per avviarli alla prostituzione, al mercato degli organi o alla schiavitù clandestina in molteplici settori sommersi dell’economia; il racket delle estorsioni; il commercio di armi.Lucia Capuzzi ha girato le zone «calde» del Messico per raccogliere informazioni e testimonianze sul campo: Città del Messico, Tijuana, Ciudad Juárez (la città più violenta del Messico e del mondo), Saltillo (dove maggiore è il fenomeno dei desaparecidos), Ixtepec (epicentro della tratta dei migranti) e altre città e stati del Messico. Ha intervistato decine di persone: dai residenti di Juárez che si organizzano in gruppi di autoaiuto per resistere alla violenza, ai migranti latinos vittime dei sequestri, alle ragazze violentate e alle madri dei desaparecidos; ha incontrato personaggi straordinari (giornalisti, genitori, sacerdoti, vescovi, poliziotti…) e gente comune, e racconta le loro storie e testimonianze.La narcoguerra messicana riguarda l’Italia e gli italiani molto più di quanto si pensi. Non solo perché i narcos fanno affari con la ‘ndrangheta, la quale poi reinveste i guadagni di questi traffici in attività dell’economia «lecita». Ma anche perché è proprio la «domanda» di cocaina che arriva dall'Europa (e l'Italia è tra le principali consumatrici) ciò che attiva il narcomercato messicano e mondiale, con le tremende violenze ad esso connesse. Rainer Kasecker, il poliziotto tedesco esperto di criminalità organizzata e narcotraffico, che lavora presso l’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze, così afferma a proposito del narcotraffico: «Possiamo inventare tecniche sempre più sofisticate per individuare e bloccare i carichi. Finché ci sarà la domanda, però, non riusciremo mai a fermare il flusso».Uno straordinario reportage che racconta la sanguinosa guerra in atto in Messico tra lo Stato e i cartelli della droga e suoi legami con l’Italia.