Baciamo le mani

Fiction & Literature, Thrillers, Mystery & Suspense
Cover of the book Baciamo le mani by Vittorio Schiraldi, Vittorio Schiraldi
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Author: Vittorio Schiraldi ISBN: 9788863690958
Publisher: Vittorio Schiraldi Publication: May 18, 2011
Imprint: Language: Italian
Author: Vittorio Schiraldi
ISBN: 9788863690958
Publisher: Vittorio Schiraldi
Publication: May 18, 2011
Imprint:
Language: Italian

I tempi erano cambiati ed era nata un mucchio di gente senza più rispetto. Nella malinconica consapevolezza dell’ultimo vecchio Don, che assiste alla lenta decomposizione del suo mondo e nella disperata ribellione che gliene deriva è la chiave psicologica di questo romanzo che demolisce le più tradizionali oleografie della mafia e i suoi protagonisti.
Baciamo le mani è però qualcosa di più di uno dei tanti romanzi sulla mafia che si pubblicano oggigiorno. Esso è la testimonianza autentica e spietata della profonda modificazione strutturale della società mafiosa siciliana all’avvento del gangsterismo, segna i momenti di un ricambio generazionale, a New York come a Palermo, ma è anche l’atto di nascita di un sistema diverso, un sistema senza più regole né principi, senza più miti è eroi, ormai affidato ai più brutali risvolti della violenza.
Baciamo le mani, infatti, è un libro amaro e violento, che oltre alla sofferta poesia dei personaggi che lo animano, rappresenta uno strumento efficace di conoscenza di una tra le più oscure e pericolose metastasi del corpo sociale. Ed è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, fino all’estremo congedo dei suoi protagonisti che non vivono nella superficiale esaltazione, oggi ormai ricorrente, di un costume che si è già trasformato, ma restano inchiodati alla loro condizione di superstiti eroici e disperati in un mondo travolto dalla disumanità, un mondo che ha rinunciato ai vinti come ai vincitori per inventariare soltanto i sopravvissuti. Don Angelino Ferrante - questo capo di una mafia quasi istituzionale - vede trasformarsi la sua Famiglia a poco a poco, dispersa da uomini e avvenimenti che appartengono alla più sanguinosa cronaca dei nostri giorni, la vede sacrificata dall’obbedienza assurda alle leggi sulla quale l’aveva costruita ma non rinuncia alla propria dimensione umana, fino alla totale disfatta.
Disfatta che non ha nulla della resa ma è l’eroico rifiuto di un mondo nel quale egli stesso non ha più alcuna ragione di sopravvivere.
“Non c’è posto migliore per morire che laddove hanno già seppelito tutto di te stesso“ è la conclusione dell’Autore.
E tale diventerà infatti la scelta di quest’ultimo patriarca destinato a non avere più successori.

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I tempi erano cambiati ed era nata un mucchio di gente senza più rispetto. Nella malinconica consapevolezza dell’ultimo vecchio Don, che assiste alla lenta decomposizione del suo mondo e nella disperata ribellione che gliene deriva è la chiave psicologica di questo romanzo che demolisce le più tradizionali oleografie della mafia e i suoi protagonisti.
Baciamo le mani è però qualcosa di più di uno dei tanti romanzi sulla mafia che si pubblicano oggigiorno. Esso è la testimonianza autentica e spietata della profonda modificazione strutturale della società mafiosa siciliana all’avvento del gangsterismo, segna i momenti di un ricambio generazionale, a New York come a Palermo, ma è anche l’atto di nascita di un sistema diverso, un sistema senza più regole né principi, senza più miti è eroi, ormai affidato ai più brutali risvolti della violenza.
Baciamo le mani, infatti, è un libro amaro e violento, che oltre alla sofferta poesia dei personaggi che lo animano, rappresenta uno strumento efficace di conoscenza di una tra le più oscure e pericolose metastasi del corpo sociale. Ed è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, fino all’estremo congedo dei suoi protagonisti che non vivono nella superficiale esaltazione, oggi ormai ricorrente, di un costume che si è già trasformato, ma restano inchiodati alla loro condizione di superstiti eroici e disperati in un mondo travolto dalla disumanità, un mondo che ha rinunciato ai vinti come ai vincitori per inventariare soltanto i sopravvissuti. Don Angelino Ferrante - questo capo di una mafia quasi istituzionale - vede trasformarsi la sua Famiglia a poco a poco, dispersa da uomini e avvenimenti che appartengono alla più sanguinosa cronaca dei nostri giorni, la vede sacrificata dall’obbedienza assurda alle leggi sulla quale l’aveva costruita ma non rinuncia alla propria dimensione umana, fino alla totale disfatta.
Disfatta che non ha nulla della resa ma è l’eroico rifiuto di un mondo nel quale egli stesso non ha più alcuna ragione di sopravvivere.
“Non c’è posto migliore per morire che laddove hanno già seppelito tutto di te stesso“ è la conclusione dell’Autore.
E tale diventerà infatti la scelta di quest’ultimo patriarca destinato a non avere più successori.

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