"Chiazze d'azzurro" Poesie.

Fiction & Literature, Poetry, Anthologies
Cover of the book "Chiazze d'azzurro" Poesie. by Bianca Fasano, Accademia dei Parmenidei
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Author: Bianca Fasano ISBN: 9786050345421
Publisher: Accademia dei Parmenidei Publication: January 3, 2015
Imprint: Language: Italian
Author: Bianca Fasano
ISBN: 9786050345421
Publisher: Accademia dei Parmenidei
Publication: January 3, 2015
Imprint:
Language: Italian

Presentazione dell’autore.

A mio parere un poeta non è un filosofo della vita. Forse anche questo, sì, filosofo della vita, ma non soltanto questo. Poeta nascitur, orator fit. Poeti si nasce, oratori si diventa. Le ragioni della poesia? Se vi fossero “ragioni”, come quelle che intendiamo per la logica economica che ci spinge ad alcune azioni, non parleremmo più di poesia. Sono divenuta un po’ incredula rispetto a quanti si definiscono “poeti”, ma nella loro vita non mostrano quella sorta di serena, costante innocenza che dovrebbe contraddistinguerli. Non l’innocenza del bambino, che a volte può essere anche cattiva, nell’uccisione di un insetto, una lucertola o un passerotto o nei confronti dei propri simili. L’innocenza del poeta è quella che, pur riconoscendo “il male”, semplicemente lo rifiuta. Rifiuta di utilizzarlo come arma. Il poeta ha come arma i suoi versi. Arma contro il proprio dolore, anche. Arma per ritrovare nei propri versi quell’istinto che li fece nascere. Scrivere una poesia è per me, un rifugio al dolore o alla gioia. Sì, anche alla gioia, in quanto, da poeti, “la soffriamo”. Parti del nostro esistere sono nelle poesie che abbiamo scritto. Alcune “trasparenti”, mostrano “le motivazioni” che ci spinsero a scriverle, altre sono più misteriose, sottese, comprensibili soltanto a noi. Ed è bene così: il poeta, difatti, è nudo.
Questa la ragione per cui molte delle mie poesie non saranno mai lette da altri che da me stessa. Sono nate per “consolarmi” e per essere rilette, di tanto in tanto, come se fossero un “cassetto segreto” in cui sono stati riposti i ricordi. Noi poeti ci ritroviamo in quei versi, a volte sorridendo della persona “altra” che li scrisse, a volte compiangendola per l’emozione che li fece nascere. Non saranno letti da altri. Per alcuni, dopo la nostra morte, vi sarà il silenzio.
Pubblico, quindi, versi che parlano di me o della mia visione del mondo in cui altri, forse, si riconosceranno, ma con prudenza, come quando affidiamo al mondo qualcosa di terribilmente nostro.
Grazie per l’attenzione. Bianca Fasano.

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Presentazione dell’autore.

A mio parere un poeta non è un filosofo della vita. Forse anche questo, sì, filosofo della vita, ma non soltanto questo. Poeta nascitur, orator fit. Poeti si nasce, oratori si diventa. Le ragioni della poesia? Se vi fossero “ragioni”, come quelle che intendiamo per la logica economica che ci spinge ad alcune azioni, non parleremmo più di poesia. Sono divenuta un po’ incredula rispetto a quanti si definiscono “poeti”, ma nella loro vita non mostrano quella sorta di serena, costante innocenza che dovrebbe contraddistinguerli. Non l’innocenza del bambino, che a volte può essere anche cattiva, nell’uccisione di un insetto, una lucertola o un passerotto o nei confronti dei propri simili. L’innocenza del poeta è quella che, pur riconoscendo “il male”, semplicemente lo rifiuta. Rifiuta di utilizzarlo come arma. Il poeta ha come arma i suoi versi. Arma contro il proprio dolore, anche. Arma per ritrovare nei propri versi quell’istinto che li fece nascere. Scrivere una poesia è per me, un rifugio al dolore o alla gioia. Sì, anche alla gioia, in quanto, da poeti, “la soffriamo”. Parti del nostro esistere sono nelle poesie che abbiamo scritto. Alcune “trasparenti”, mostrano “le motivazioni” che ci spinsero a scriverle, altre sono più misteriose, sottese, comprensibili soltanto a noi. Ed è bene così: il poeta, difatti, è nudo.
Questa la ragione per cui molte delle mie poesie non saranno mai lette da altri che da me stessa. Sono nate per “consolarmi” e per essere rilette, di tanto in tanto, come se fossero un “cassetto segreto” in cui sono stati riposti i ricordi. Noi poeti ci ritroviamo in quei versi, a volte sorridendo della persona “altra” che li scrisse, a volte compiangendola per l’emozione che li fece nascere. Non saranno letti da altri. Per alcuni, dopo la nostra morte, vi sarà il silenzio.
Pubblico, quindi, versi che parlano di me o della mia visione del mondo in cui altri, forse, si riconosceranno, ma con prudenza, come quando affidiamo al mondo qualcosa di terribilmente nostro.
Grazie per l’attenzione. Bianca Fasano.

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