Woodrow Wilson alla Conferenza di Parigi

Nonfiction, History, Military, World War I
Cover of the book Woodrow Wilson alla Conferenza di Parigi by Giuseppe Meligrana, Meligrana Giuseppe Editore
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Author: Giuseppe Meligrana ISBN: 9788895031675
Publisher: Meligrana Giuseppe Editore Publication: November 7, 2010
Imprint: Language: Italian
Author: Giuseppe Meligrana
ISBN: 9788895031675
Publisher: Meligrana Giuseppe Editore
Publication: November 7, 2010
Imprint:
Language: Italian

Il libro analizza il comportamento di Woodrow Wilson, ventottesimo presidente degli Stati Uniti d’America, durante la Conferenza di Parigi del 1919, che ha posto formalmente fine alla Prima Guerra mondiale. La conferenza doveva, secondo Wilson, costruire una pace innanzitutto giusta, cioè non punitiva verso i vinti, ma soprattutto duratura, cioè stabile nel tempo. Egli perciò era andato a Parigi con un preciso – anche se piuttosto generico – piano con il quale si proponeva di rivoluzionare le relazioni internazionali, eliminando del tutto l’ormai anacronistico sistema del balance of power e creando pertanto la Società delle Nazioni, che avrebbe imposto il diritto internazionale tra gli stati e scongiurato, attraverso politiche di disarmo, decolonizzazione e collaborazione economica, il pericolo di nuove guerre. A Parigi, però, egli non solo trovò di fronte a sé l’ostilità degli alleati, che erano alquanto riluttanti ad accettare la sua new diplomacy e pertanto limitare il loro ius ad bellum, ma si scontrò anche con la complessità etnica e nazionale europea, che non permetteva di tracciare ‘giusti’ confini in base al principio dell’autodeterminazione dei popoli. Egli pertanto di fronte agli alleati – che per la prima volta nella storia si dovettero confrontare e scontrare con gli ideali americani, determinando appunto il primo episodio di antiamericanismo –, di fronte alla complessità dei problemi, alla difficile situazione economica europea ed all’opposizione del Senato americano, fedele all’isolazionismo, dovette per forza di cose rinunciare al suo programma di pace originario ed accettare quasi sempre, Italia esclusa, ingiusti compromessi.

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Il libro analizza il comportamento di Woodrow Wilson, ventottesimo presidente degli Stati Uniti d’America, durante la Conferenza di Parigi del 1919, che ha posto formalmente fine alla Prima Guerra mondiale. La conferenza doveva, secondo Wilson, costruire una pace innanzitutto giusta, cioè non punitiva verso i vinti, ma soprattutto duratura, cioè stabile nel tempo. Egli perciò era andato a Parigi con un preciso – anche se piuttosto generico – piano con il quale si proponeva di rivoluzionare le relazioni internazionali, eliminando del tutto l’ormai anacronistico sistema del balance of power e creando pertanto la Società delle Nazioni, che avrebbe imposto il diritto internazionale tra gli stati e scongiurato, attraverso politiche di disarmo, decolonizzazione e collaborazione economica, il pericolo di nuove guerre. A Parigi, però, egli non solo trovò di fronte a sé l’ostilità degli alleati, che erano alquanto riluttanti ad accettare la sua new diplomacy e pertanto limitare il loro ius ad bellum, ma si scontrò anche con la complessità etnica e nazionale europea, che non permetteva di tracciare ‘giusti’ confini in base al principio dell’autodeterminazione dei popoli. Egli pertanto di fronte agli alleati – che per la prima volta nella storia si dovettero confrontare e scontrare con gli ideali americani, determinando appunto il primo episodio di antiamericanismo –, di fronte alla complessità dei problemi, alla difficile situazione economica europea ed all’opposizione del Senato americano, fedele all’isolazionismo, dovette per forza di cose rinunciare al suo programma di pace originario ed accettare quasi sempre, Italia esclusa, ingiusti compromessi.

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