Author: | William Shakespeare, Anthony Munday, Henry Chettle, Thomas Dekker, Thomas Heywood | ISBN: | 9788867083350 |
Publisher: | Lindau | Publication: | March 26, 2015 |
Imprint: | Lindau | Language: | Italian |
Author: | William Shakespeare, Anthony Munday, Henry Chettle, Thomas Dekker, Thomas Heywood |
ISBN: | 9788867083350 |
Publisher: | Lindau |
Publication: | March 26, 2015 |
Imprint: | Lindau |
Language: | Italian |
Faccenda molto spinosa, nell’Inghilterra elisabettiana, trattare in teatro personaggi della storia recente come, ad esempio, Tommaso Moro, umanista amato e stimato, ma anche mite e tenace oppositore del nuovo matrimonio di Enrico VIII con Anna Bolena, madre di Elisabetta I. Tuttavia la sua ascesa alle più alte sfere della politica nazionale e la sua rovinosa caduta costituivano una trama perfetta per chiunque volesse denunciare la natura corrotta del potere e le sue derive violente. Il dramma Tommaso Moro fu composto da alcuni dei più grandi drammaturghi elisabettiani e fra essi, ormai è assodato, va annoverato Shakespeare, non solo autore delle pagine scritte di suo pugno, ma probabilmente ispiratore dell’opera. Ipotesi, questa, quanto mai suggestiva perché rivelerebbe una stretta vicinanza ideale fra due figure straordinarie: il celebre e ironico statista e uno fra i più grandi poeti di ogni tempo, capace come pochi di leggere lo spirito dell’uomo e di esprimerlo con parole e immagini che non hanno conosciuto oblio. Tommaso Moro è quindi qualcosa di più di un dramma teatrale: dopo essere stato un mistero per molti secoli – a lungo ritenuto perduto e tuttora molto discusso dagli studiosi, è stato portato sulle scene dalla Royal Shakespeare Company solo nel 2005 –, oggi appare come un’opera di fondamentale importanza per comprendere a fondo la figura di Shakespeare, in special modo in rapporto alla sua controversa appartenenza alla fede cattolica che, come scrive nell’accurato saggio introduttivo Joseph Pearce, proprio queste pagine renderebbero plausibile.
Faccenda molto spinosa, nell’Inghilterra elisabettiana, trattare in teatro personaggi della storia recente come, ad esempio, Tommaso Moro, umanista amato e stimato, ma anche mite e tenace oppositore del nuovo matrimonio di Enrico VIII con Anna Bolena, madre di Elisabetta I. Tuttavia la sua ascesa alle più alte sfere della politica nazionale e la sua rovinosa caduta costituivano una trama perfetta per chiunque volesse denunciare la natura corrotta del potere e le sue derive violente. Il dramma Tommaso Moro fu composto da alcuni dei più grandi drammaturghi elisabettiani e fra essi, ormai è assodato, va annoverato Shakespeare, non solo autore delle pagine scritte di suo pugno, ma probabilmente ispiratore dell’opera. Ipotesi, questa, quanto mai suggestiva perché rivelerebbe una stretta vicinanza ideale fra due figure straordinarie: il celebre e ironico statista e uno fra i più grandi poeti di ogni tempo, capace come pochi di leggere lo spirito dell’uomo e di esprimerlo con parole e immagini che non hanno conosciuto oblio. Tommaso Moro è quindi qualcosa di più di un dramma teatrale: dopo essere stato un mistero per molti secoli – a lungo ritenuto perduto e tuttora molto discusso dagli studiosi, è stato portato sulle scene dalla Royal Shakespeare Company solo nel 2005 –, oggi appare come un’opera di fondamentale importanza per comprendere a fondo la figura di Shakespeare, in special modo in rapporto alla sua controversa appartenenza alla fede cattolica che, come scrive nell’accurato saggio introduttivo Joseph Pearce, proprio queste pagine renderebbero plausibile.