Author: | Fedele Cuculo | ISBN: | 9788849243635 |
Publisher: | Gangemi Editore | Publication: | April 11, 2019 |
Imprint: | Gangemi Editore | Language: | Italian |
Author: | Fedele Cuculo |
ISBN: | 9788849243635 |
Publisher: | Gangemi Editore |
Publication: | April 11, 2019 |
Imprint: | Gangemi Editore |
Language: | Italian |
Ogni intitolazione – lo sappiamo – presenta la traccia delle sue evocazioni e – davvero lungi dal poterne sempre apprezzare esattezza e coerenza – valga considerarne l’imperfetto tentativo di illustrazione. Bisogna pur ammettere come piuttosto raramente – se non per vezzo estetizzante – l’estensore di un saggio possa trovarsi ad accostare e giustapporre sostantivi tanto diversi e distanti tra di loro (il diritto ed il sacro appunto), per semantiche, funzioni e sfondi valoriali: di qui la confessione manifesta di imperfezione, che sembra insieme implicare e domandare – lo si intuisce – autenticità e giustificazione. A ben vedere, tuttavia, anche tra queste due sfere di senso così diversamente dislocate – il sacro e la profanità del diritto – ci si presenta l’opportunità di rilevare il segno di un esplicito denominatore comune, sol che si ponga mente al riferimento condiviso delle due dimensioni al tema della normatività prescrittiva che vi è intrinseco ed essenziale. Quando ci soffermiamo a riflettere sul diritto e sugli ordinamenti giuridici, siamo consapevoli di stare navigando nei mari incerti e fluttuanti della giustizia declinata in storicità ed immanenza, ridotta a funzionalità sociale talora ancillare, a mondanità imperfetta, ad utilitarismo dei singoli e dei molti. È altrettanto innegabile, d’altronde, l’imprescindibilità del rilievo di quella forza attrattiva che giustizia e verità esercitano sul diritto, quale ordinamento sociale e moralità istituzionalizzata.
Ogni intitolazione – lo sappiamo – presenta la traccia delle sue evocazioni e – davvero lungi dal poterne sempre apprezzare esattezza e coerenza – valga considerarne l’imperfetto tentativo di illustrazione. Bisogna pur ammettere come piuttosto raramente – se non per vezzo estetizzante – l’estensore di un saggio possa trovarsi ad accostare e giustapporre sostantivi tanto diversi e distanti tra di loro (il diritto ed il sacro appunto), per semantiche, funzioni e sfondi valoriali: di qui la confessione manifesta di imperfezione, che sembra insieme implicare e domandare – lo si intuisce – autenticità e giustificazione. A ben vedere, tuttavia, anche tra queste due sfere di senso così diversamente dislocate – il sacro e la profanità del diritto – ci si presenta l’opportunità di rilevare il segno di un esplicito denominatore comune, sol che si ponga mente al riferimento condiviso delle due dimensioni al tema della normatività prescrittiva che vi è intrinseco ed essenziale. Quando ci soffermiamo a riflettere sul diritto e sugli ordinamenti giuridici, siamo consapevoli di stare navigando nei mari incerti e fluttuanti della giustizia declinata in storicità ed immanenza, ridotta a funzionalità sociale talora ancillare, a mondanità imperfetta, ad utilitarismo dei singoli e dei molti. È altrettanto innegabile, d’altronde, l’imprescindibilità del rilievo di quella forza attrattiva che giustizia e verità esercitano sul diritto, quale ordinamento sociale e moralità istituzionalizzata.