La Vedova d’amore

Nonfiction, Entertainment, Performing Arts
Cover of the book La Vedova d’amore by Simone Di Matteo, DIAMOND EDITRICE
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Author: Simone Di Matteo ISBN: 9788896650141
Publisher: DIAMOND EDITRICE Publication: December 12, 2014
Imprint: Language: Italian
Author: Simone Di Matteo
ISBN: 9788896650141
Publisher: DIAMOND EDITRICE
Publication: December 12, 2014
Imprint:
Language: Italian

Grazie al successo ottenuto della prima edizione edita dal Rovescio Editore, La vedova d’amore di Simone Di Matteo, prima e più conosciuta favola pontina, finalmente on line in un’edizione speciale illustrata da Daniele Pacchiarotti. L’opera prende spunto dall’antica leggenda di “Ninfa” (nota per i suoi giardini monumentali) cui l’autore dà una nuova luce attraverso un intreccio fantastico che ne stravolge l’inizio, la fine e ciò che sta nel mezzo. Estratto dal libro: Calò il sipario e così anche la luce lasciò spazio all’imbrunire. Ella se ne andò, per distendersi solitaria sulle rive del lago a un passo dall’acqua fredda e salata. Se ne andò, trascinando dietro di sé quel mondo di false sembianze che aveva creato e ritrovato e che ogni giorno ritrovava nei suoi sogni. Chiuse gli occhi, e ostinata continuò ad aver fede solo in loro, i sogni che ora odiava e rimpiangeva. La realtà, la cruda e veritiera realtà, apparteneva alla vita, e lei, la vita, quella che si vive non appena il sole sorge alto nel cielo, non la conosceva e per un certo senso non la comprendeva e non l’aveva compresa mai. La vita Le era sfuggita di mano così come la realtà e illusa non distingueva più il sapore delle lacrime, le infinite lacrime che alimentano il lago. Inerme da secoli attende l’infrangersi dei suoi ultimi ricordi tra gli spasmi del dolore. Ancora vive il suo cuore. Nel rimorso batte. E riesce a percepirne il dolore, ancor ora, supplicando a Dio un’altra vita per quel cuore. Un’altra vita. Perché lei, a quel cuore, una vita non gliela aveva data. Ricordò, prima di svanire in quelle acque fredde e torbide, i pochi momenti trascorsi in compagnia nell’unico essere che avesse mai amato, quell’uomo che senza volerlo e senza alcuna pietà, Le aveva strappato l’anima dal petto e incurante l’aveva gettata nei labirinti oscuri della foresta nera. Strillò al ricordo, poi si contorse. Si contorse al ricordo e poi, con ultimo sforzo si eresse in piede e cadde. Cadde nel lago e lì si lasciò andare. E lì si spense. Si spensero i sogni e la vita vera.

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Grazie al successo ottenuto della prima edizione edita dal Rovescio Editore, La vedova d’amore di Simone Di Matteo, prima e più conosciuta favola pontina, finalmente on line in un’edizione speciale illustrata da Daniele Pacchiarotti. L’opera prende spunto dall’antica leggenda di “Ninfa” (nota per i suoi giardini monumentali) cui l’autore dà una nuova luce attraverso un intreccio fantastico che ne stravolge l’inizio, la fine e ciò che sta nel mezzo. Estratto dal libro: Calò il sipario e così anche la luce lasciò spazio all’imbrunire. Ella se ne andò, per distendersi solitaria sulle rive del lago a un passo dall’acqua fredda e salata. Se ne andò, trascinando dietro di sé quel mondo di false sembianze che aveva creato e ritrovato e che ogni giorno ritrovava nei suoi sogni. Chiuse gli occhi, e ostinata continuò ad aver fede solo in loro, i sogni che ora odiava e rimpiangeva. La realtà, la cruda e veritiera realtà, apparteneva alla vita, e lei, la vita, quella che si vive non appena il sole sorge alto nel cielo, non la conosceva e per un certo senso non la comprendeva e non l’aveva compresa mai. La vita Le era sfuggita di mano così come la realtà e illusa non distingueva più il sapore delle lacrime, le infinite lacrime che alimentano il lago. Inerme da secoli attende l’infrangersi dei suoi ultimi ricordi tra gli spasmi del dolore. Ancora vive il suo cuore. Nel rimorso batte. E riesce a percepirne il dolore, ancor ora, supplicando a Dio un’altra vita per quel cuore. Un’altra vita. Perché lei, a quel cuore, una vita non gliela aveva data. Ricordò, prima di svanire in quelle acque fredde e torbide, i pochi momenti trascorsi in compagnia nell’unico essere che avesse mai amato, quell’uomo che senza volerlo e senza alcuna pietà, Le aveva strappato l’anima dal petto e incurante l’aveva gettata nei labirinti oscuri della foresta nera. Strillò al ricordo, poi si contorse. Si contorse al ricordo e poi, con ultimo sforzo si eresse in piede e cadde. Cadde nel lago e lì si lasciò andare. E lì si spense. Si spensero i sogni e la vita vera.

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