Author: | Gabriele Sannino | ISBN: | 9788899301453 |
Publisher: | Fuoco Edizioni | Publication: | November 21, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Gabriele Sannino |
ISBN: | 9788899301453 |
Publisher: | Fuoco Edizioni |
Publication: | November 21, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
La politica italiana nel Nuovo Ordine Mondiale ha come scopo precipuo quello di cristallizzare in modo chiaro e semplice – dunque alla portata di tutti – le connessioni tra politica e finanza in Italia – e non solo – fin dai tempi del fascismo.
Dopo la crisi del ’29 (orchestrata dai banchieri internazionali per saccheggiare i cittadini americani, impossessarsi dell’oro in circolazione ed eliminare – in seguito – proprio la dicitura sulle banconote “pagabile in oro” già di loro proprietà grazie al Federal Reserve Act del 1913) ecco che gli effetti della moneta-debito si fanno sentire anche sul nostro paese: in quegli anni, infatti, importanti fabbriche italiane quali Edison, Pirelli, Fiat, Montecatini negoziano mutui corposi con la finanza americana, ed hanno non poche difficoltà visto che devono restituire improvvisamente molti dei loro debiti. Mussolini, prima della famigerata crisi, si dà alle liberalizzazioni e all’apertura economica, convinto in un do ut des che si sarebbe tradotto con l’esportazione del nostro made in Italy e con la rivalutazione della nostra Lira in quota alla Sterlina. Egli attua politiche deflazionistiche e liberiste, ma quando si rende conto dei giochi della cricca finanziaria internazionale, ripiega su una vera e propria autarchia, rendendo pubblica la Lira nel ‘36 e trasformando lo Stato italiano in imprenditore e banchiere.
Con il Piano Marshall e la NATO, l’Italia entrerà ufficialmente – pur con qualche riserva – nell’orbita degli Stati Uniti, vero e proprio santuario – ancora oggi – di questi poteri. Dal dopoguerra in avanti, la politica italiana dovrà sempre fare i conti con questa finanza predatoria, che cercherà in mille e più modi di occuparci: tra resistenze e connivenze, terrorismo e omicidi politici, il nostro paese si arrenderà solo agli inizi degli anni ’80, quando il famoso divorzio tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia (allora ancora pubblica) si consumerà per effetto della collocazione dei titoli di debito all’estero, in pratica versus i grandi banchieri, i quali, cambiali alla mano, potranno esigere le prime “riforme” o meglio i primi pignoramenti.
L’attuale situazione politica vede avanzare un “populismo” che è semplicemente la presa di coscienza da parte del popolo di tutto questo marciume: ecco perché questo è così avversato dalla classe dirigente.
Oggi la politica, la finanza e i media mainstream sono un unicum: è questo il cuore del “sistema”, che bisogna non avversare ma superare. Se c’è una speranza per i popoli, dunque, è proprio questa presa di coscienza: le attuali forze in campo – come i Cinque Stelle – hanno due strade davanti, o farsi fagocitare o fare realmente gli interessi dei cittadini, cosa che li esporrà alla gogna e al pubblico ludibrio ancora per molto tempo. “Siamo il 99%” recitavano gli attivisti di Occupy Wall Street: quando certi concetti diventeranno patrimonio comune, il “sistema” cadrà a pezzi da solo in quanto i cittadini si ribelleranno in mille e più modi… oggi semplicemente inimmaginabili.
La politica italiana nel Nuovo Ordine Mondiale ha come scopo precipuo quello di cristallizzare in modo chiaro e semplice – dunque alla portata di tutti – le connessioni tra politica e finanza in Italia – e non solo – fin dai tempi del fascismo.
Dopo la crisi del ’29 (orchestrata dai banchieri internazionali per saccheggiare i cittadini americani, impossessarsi dell’oro in circolazione ed eliminare – in seguito – proprio la dicitura sulle banconote “pagabile in oro” già di loro proprietà grazie al Federal Reserve Act del 1913) ecco che gli effetti della moneta-debito si fanno sentire anche sul nostro paese: in quegli anni, infatti, importanti fabbriche italiane quali Edison, Pirelli, Fiat, Montecatini negoziano mutui corposi con la finanza americana, ed hanno non poche difficoltà visto che devono restituire improvvisamente molti dei loro debiti. Mussolini, prima della famigerata crisi, si dà alle liberalizzazioni e all’apertura economica, convinto in un do ut des che si sarebbe tradotto con l’esportazione del nostro made in Italy e con la rivalutazione della nostra Lira in quota alla Sterlina. Egli attua politiche deflazionistiche e liberiste, ma quando si rende conto dei giochi della cricca finanziaria internazionale, ripiega su una vera e propria autarchia, rendendo pubblica la Lira nel ‘36 e trasformando lo Stato italiano in imprenditore e banchiere.
Con il Piano Marshall e la NATO, l’Italia entrerà ufficialmente – pur con qualche riserva – nell’orbita degli Stati Uniti, vero e proprio santuario – ancora oggi – di questi poteri. Dal dopoguerra in avanti, la politica italiana dovrà sempre fare i conti con questa finanza predatoria, che cercherà in mille e più modi di occuparci: tra resistenze e connivenze, terrorismo e omicidi politici, il nostro paese si arrenderà solo agli inizi degli anni ’80, quando il famoso divorzio tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia (allora ancora pubblica) si consumerà per effetto della collocazione dei titoli di debito all’estero, in pratica versus i grandi banchieri, i quali, cambiali alla mano, potranno esigere le prime “riforme” o meglio i primi pignoramenti.
L’attuale situazione politica vede avanzare un “populismo” che è semplicemente la presa di coscienza da parte del popolo di tutto questo marciume: ecco perché questo è così avversato dalla classe dirigente.
Oggi la politica, la finanza e i media mainstream sono un unicum: è questo il cuore del “sistema”, che bisogna non avversare ma superare. Se c’è una speranza per i popoli, dunque, è proprio questa presa di coscienza: le attuali forze in campo – come i Cinque Stelle – hanno due strade davanti, o farsi fagocitare o fare realmente gli interessi dei cittadini, cosa che li esporrà alla gogna e al pubblico ludibrio ancora per molto tempo. “Siamo il 99%” recitavano gli attivisti di Occupy Wall Street: quando certi concetti diventeranno patrimonio comune, il “sistema” cadrà a pezzi da solo in quanto i cittadini si ribelleranno in mille e più modi… oggi semplicemente inimmaginabili.