Author: | Catia Belacchi | ISBN: | 9788889845936 |
Publisher: | Edizioni Psiconline | Publication: | June 22, 2012 |
Imprint: | Edizioni Psiconline | Language: | Italian |
Author: | Catia Belacchi |
ISBN: | 9788889845936 |
Publisher: | Edizioni Psiconline |
Publication: | June 22, 2012 |
Imprint: | Edizioni Psiconline |
Language: | Italian |
Educare non è soltanto portare il bambino al rispetto dell’altro e fargli acquisire conoscenze e competenze. Educare è prioritariamente portarlo al centro di sé, è farlo emergere a tutto campo mettendolo a contatto non soltanto con la sfera intellettiva ma anche con quella corporea, emotiva e spirituale.La scuola ha sempre privilegiato l’aspetto intellettivo a discapito del resto e così è successo e succede in famiglia; la televisione poi gioca un ruolo davvero subdolo nei confronti del bambino perché gli propina programmi vuoti che rispecchiano “valori” esteriori e superficiali propri del mondo degli adulti, lo rende passivo fruitore di storie e programmi decisi per lui da altri e inoltre lo usa come consumatore privilegiato pubblicizzando come indispensabili oggetti veramente effimeri, inducendolo a desiderarli.L’educazione oggi ha ancora senso e la società può avere speranza di cambiamento se si inverte la tendenza finora intrapresa, vale a dire se si mette il sé del bambino, ma anche dell’adolescente, al centro del processo educativo, sia in famiglia sia a scuola.Inoltre, l’uso indiscriminato degli altri mezzi di comunicazione, mi riferisco ai computer e ai telefonini, invade tutti i momenti della giornata smorzando l’ansia di stare da soli ma ciò non aiuta a costruire rapporti profondi e legami duraturi.E’ necessario che il bambino possa sapere chi è, per poter aver fiducia in sé, nella propria possibilità creativa e volitiva.Per questo occorre riconsegnargli il proprio tempo, recuperare per lui i ritmi naturali di azione e stasi, attività e riposo; occorre anche abituarlo a stare nella cosa che fa in quel momento senza che la sua mente corra in avanti o lo porti altrove. E’ necessario che il bambino recuperi lo spazio per interagire coi coetanei e quello da trascorrere coi genitori nel fare, nello stare, nella complicità affettiva.Occorre, da ultimo, che il bambino sperimenti momenti di silenzio dove si svela uno spazio interiore, i pensieri si posano e la profondità emerge.
Educare non è soltanto portare il bambino al rispetto dell’altro e fargli acquisire conoscenze e competenze. Educare è prioritariamente portarlo al centro di sé, è farlo emergere a tutto campo mettendolo a contatto non soltanto con la sfera intellettiva ma anche con quella corporea, emotiva e spirituale.La scuola ha sempre privilegiato l’aspetto intellettivo a discapito del resto e così è successo e succede in famiglia; la televisione poi gioca un ruolo davvero subdolo nei confronti del bambino perché gli propina programmi vuoti che rispecchiano “valori” esteriori e superficiali propri del mondo degli adulti, lo rende passivo fruitore di storie e programmi decisi per lui da altri e inoltre lo usa come consumatore privilegiato pubblicizzando come indispensabili oggetti veramente effimeri, inducendolo a desiderarli.L’educazione oggi ha ancora senso e la società può avere speranza di cambiamento se si inverte la tendenza finora intrapresa, vale a dire se si mette il sé del bambino, ma anche dell’adolescente, al centro del processo educativo, sia in famiglia sia a scuola.Inoltre, l’uso indiscriminato degli altri mezzi di comunicazione, mi riferisco ai computer e ai telefonini, invade tutti i momenti della giornata smorzando l’ansia di stare da soli ma ciò non aiuta a costruire rapporti profondi e legami duraturi.E’ necessario che il bambino possa sapere chi è, per poter aver fiducia in sé, nella propria possibilità creativa e volitiva.Per questo occorre riconsegnargli il proprio tempo, recuperare per lui i ritmi naturali di azione e stasi, attività e riposo; occorre anche abituarlo a stare nella cosa che fa in quel momento senza che la sua mente corra in avanti o lo porti altrove. E’ necessario che il bambino recuperi lo spazio per interagire coi coetanei e quello da trascorrere coi genitori nel fare, nello stare, nella complicità affettiva.Occorre, da ultimo, che il bambino sperimenti momenti di silenzio dove si svela uno spazio interiore, i pensieri si posano e la profondità emerge.