Author: | Antero Reginelli | ISBN: | 9786050365795 |
Publisher: | Antero Reginelli | Publication: | March 17, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Antero Reginelli |
ISBN: | 9786050365795 |
Publisher: | Antero Reginelli |
Publication: | March 17, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Dopo il remake del “De bello gallico” e del “De bello civili”, l’ipotetico amico di Giulio Cesare prosegue il racconto riciclando il “Bellum Alexandrinum” di autore ignoto. Tra gli addetti ai lavori c’è chi l’attribuisce a Irzio, chi a Pollione o a Planco o a Oppio o a Sallustio. Bisogna dire che chiunque l’abbia scritto non l’ha fatto con la finezza artistica raggiunta da Cesare nei suoi due capolavori, ma anche che in questo tipo di libri non si cerca la vena poetica quanto lo svolgimento dei fatti, l’informazione, la cronaca. È, per questo, un documento di grande valore, la testimonianza diretta di un partecipante alle vicende che ricopriva un ruolo chiave. Riporta notizie di prima mano, anche se di parte, non racconti per sentito dire. Inizia laddove finisce il “De bello civili”, dalla morte di Pompeo, prosegue con la guerriglia ad Alessandria, gli scontri in mare, la battaglia del Nilo, i conflitti contro i conservatori in Illiria, in Spagna, in Asia e si conclude con il “Veni, vidi, vici”, la rapida guerra contro Farnace. Compare Cleopatra, amante di Cesare, abbastanza trascurata dall’ignoto scrittore, trattata dall’amico di Cesare con maggiore attenzione e parla anche di Cesaretto, come lo chiamavano gli alessandrini, o Cesarione, come l’avevano battezzato i romani, il figlio nato dalla loro relazione. Lo stile di scrittura è lo stesso dei precedenti, scorrevole, essenziale: non è il solito libro di storia, di quelli noiosi scritti dagli Accademici, è cronaca, avvincente, che si legge con piacere.
Dopo il remake del “De bello gallico” e del “De bello civili”, l’ipotetico amico di Giulio Cesare prosegue il racconto riciclando il “Bellum Alexandrinum” di autore ignoto. Tra gli addetti ai lavori c’è chi l’attribuisce a Irzio, chi a Pollione o a Planco o a Oppio o a Sallustio. Bisogna dire che chiunque l’abbia scritto non l’ha fatto con la finezza artistica raggiunta da Cesare nei suoi due capolavori, ma anche che in questo tipo di libri non si cerca la vena poetica quanto lo svolgimento dei fatti, l’informazione, la cronaca. È, per questo, un documento di grande valore, la testimonianza diretta di un partecipante alle vicende che ricopriva un ruolo chiave. Riporta notizie di prima mano, anche se di parte, non racconti per sentito dire. Inizia laddove finisce il “De bello civili”, dalla morte di Pompeo, prosegue con la guerriglia ad Alessandria, gli scontri in mare, la battaglia del Nilo, i conflitti contro i conservatori in Illiria, in Spagna, in Asia e si conclude con il “Veni, vidi, vici”, la rapida guerra contro Farnace. Compare Cleopatra, amante di Cesare, abbastanza trascurata dall’ignoto scrittore, trattata dall’amico di Cesare con maggiore attenzione e parla anche di Cesaretto, come lo chiamavano gli alessandrini, o Cesarione, come l’avevano battezzato i romani, il figlio nato dalla loro relazione. Lo stile di scrittura è lo stesso dei precedenti, scorrevole, essenziale: non è il solito libro di storia, di quelli noiosi scritti dagli Accademici, è cronaca, avvincente, che si legge con piacere.