Gilgamesh Re di Sumeri che voleva donare all'uomo la vita eterna

Fiction & Literature, Literary Theory & Criticism, Ancient & Classical, Nonfiction, History, Ancient History
Cover of the book Gilgamesh Re di Sumeri che voleva donare all'uomo la vita eterna by Antero Reginelli, Antero Reginelli
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Author: Antero Reginelli ISBN: 9788827594728
Publisher: Antero Reginelli Publication: March 26, 2018
Imprint: Language: Italian
Author: Antero Reginelli
ISBN: 9788827594728
Publisher: Antero Reginelli
Publication: March 26, 2018
Imprint:
Language: Italian

La scrittura è stata la prima grande rivoluzione tecnologica dell’umanità, utilizzata all’inizio soltanto a fini commerciali, per registrare impegni economici, documentare debiti e crediti. Poi, piano piano, l’uomo ha cominciato a scrivere per comunicare esperienze, conoscenze e pensieri da una generazione all’altra. Nasce, così, la letteratura e l’Epopea (o Saga) di Gilgamesh, che raccoglie una serie di piccoli poemi, incisi in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla, è la prima opera di narrativa scritta dall’uomo, risale infatti, a circa il 2.600 a.C.
Le moderne traduzioni dell’Epopea integrano i poemetti originali in lingua sumera con alcune versioni successive in accadico (usato dagli Assiri e dai Babilonesi), fonti pervenute a noi in frammenti. Comunque, nonostante alcuni recenti ritrovamenti, l’opera, recitata e letta per due millenni e mezzo, rimane ancora incompleta, infatti con l'avvento del Cristianesimo è stata abbandonata e per questo persa, per fortuna solo in parte.
Limandone la forma per renderlo più leggibile, il poema diventa un vero e proprio romanzo dove le avventurose vicende del Re si mescolano con le prime, grezze, riflessioni filosofiche tra le quali il senso della vita e la paura più profonda dell’uomo: la morte.
Oltre a ciò, contiene parecchie sorprese; mano a mano, nel suo sviluppo nascono situazioni e personaggi che poi rivivranno nelle letterature successive, nei miti greci e nei credo di diverse religioni.
Gilgamesh, Re dei Sumeri, quando combatte è Achille nell’Iliade; quando viaggia verso l’ignoto è Ulisse nell’Odissea; quando vuole donare all’umanità la vita eterna è Gesù Cristo nei Vangeli, venuto a salvare l’uomo; l’amore che prova per Enkidu è lo stesso di Achille per Patroclo e di Alessandro per Efestione.
E poi, la Divina Aruru che dall’argilla fa nascere il ragazzo selvaggio è Dio quando plasma Adamo con la polvere della terra; Gilgamesh ed Enkidu, che scendono negli Inferi sono i primi di tanti eroi che affronteranno la stessa avventura, compreso Dante; il Toro Celeste è il Minotauro di Creta; gli uomini scorpione, sentinelle dell'Arallu, sono un po’ Cerbero e un po’ Caronte; il serpente che sottrae a Gilgamesh la pianta dell’eterna giovinezza è lo stesso che inganna Eva; il meraviglioso Giardino di Shamash non è altro che il Giardino dell’Eden nella Genesi.
È evidente, inoltre, l’analogia tra Utnapishtim, la sua imbarcazione e il cataclisma che distrugge l’umanità per punizione divina e le grandi inondazioni decretate dagli Dei che annientano la civiltà in altre culture, nella nostra il Diluvio Universale, Noè e l’Arca.

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La scrittura è stata la prima grande rivoluzione tecnologica dell’umanità, utilizzata all’inizio soltanto a fini commerciali, per registrare impegni economici, documentare debiti e crediti. Poi, piano piano, l’uomo ha cominciato a scrivere per comunicare esperienze, conoscenze e pensieri da una generazione all’altra. Nasce, così, la letteratura e l’Epopea (o Saga) di Gilgamesh, che raccoglie una serie di piccoli poemi, incisi in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla, è la prima opera di narrativa scritta dall’uomo, risale infatti, a circa il 2.600 a.C.
Le moderne traduzioni dell’Epopea integrano i poemetti originali in lingua sumera con alcune versioni successive in accadico (usato dagli Assiri e dai Babilonesi), fonti pervenute a noi in frammenti. Comunque, nonostante alcuni recenti ritrovamenti, l’opera, recitata e letta per due millenni e mezzo, rimane ancora incompleta, infatti con l'avvento del Cristianesimo è stata abbandonata e per questo persa, per fortuna solo in parte.
Limandone la forma per renderlo più leggibile, il poema diventa un vero e proprio romanzo dove le avventurose vicende del Re si mescolano con le prime, grezze, riflessioni filosofiche tra le quali il senso della vita e la paura più profonda dell’uomo: la morte.
Oltre a ciò, contiene parecchie sorprese; mano a mano, nel suo sviluppo nascono situazioni e personaggi che poi rivivranno nelle letterature successive, nei miti greci e nei credo di diverse religioni.
Gilgamesh, Re dei Sumeri, quando combatte è Achille nell’Iliade; quando viaggia verso l’ignoto è Ulisse nell’Odissea; quando vuole donare all’umanità la vita eterna è Gesù Cristo nei Vangeli, venuto a salvare l’uomo; l’amore che prova per Enkidu è lo stesso di Achille per Patroclo e di Alessandro per Efestione.
E poi, la Divina Aruru che dall’argilla fa nascere il ragazzo selvaggio è Dio quando plasma Adamo con la polvere della terra; Gilgamesh ed Enkidu, che scendono negli Inferi sono i primi di tanti eroi che affronteranno la stessa avventura, compreso Dante; il Toro Celeste è il Minotauro di Creta; gli uomini scorpione, sentinelle dell'Arallu, sono un po’ Cerbero e un po’ Caronte; il serpente che sottrae a Gilgamesh la pianta dell’eterna giovinezza è lo stesso che inganna Eva; il meraviglioso Giardino di Shamash non è altro che il Giardino dell’Eden nella Genesi.
È evidente, inoltre, l’analogia tra Utnapishtim, la sua imbarcazione e il cataclisma che distrugge l’umanità per punizione divina e le grandi inondazioni decretate dagli Dei che annientano la civiltà in altre culture, nella nostra il Diluvio Universale, Noè e l’Arca.

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