Author: | Marti Gruter | ISBN: | 9788826085036 |
Publisher: | Marti Gruter | Publication: | May 17, 2017 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Marti Gruter |
ISBN: | 9788826085036 |
Publisher: | Marti Gruter |
Publication: | May 17, 2017 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
La figura di Paolo di Tarso è piuttosto controversa per i credenti e per i non credenti. Entrambi gli rimproverano di essere antipatico e spesso incomprensibile. Pochi lo amano davvero e tra questi, sorprendentemente, Martin Lutero. Ecco dunque, l’opportunità di rimediare a una situazione sbilanciata e l’idea di togliere Paolo di Tarso dall’isolamento nelle mani degli specialisti, per riproporlo, non tanto come il più grande teologo del Cristianesimo, quanto piuttosto nella sua sconosciuta umanità. Un proposito non sospinto da evidenze storiche oggettive, ma dall’immaginazione, nella piena consapevolezza che la mia ammirazione è tanto arbitraria e soggettiva, almeno quanto la diffusa ripulsa.
La dinamica del racconto si dipana seguendo le fantasiose vicende di cui è protagonista Tichico, ragazzo di Efeso discepolo devoto ed entusiasta. Viaggi, personaggi e aneddoti vari, spingono a simpatizzare per questo giovane, fino a condividerne l’amore per l’Apostolo. Fino ad immaginare che cosa c’è dietro le ardite architetture teologico letterarie, spesso davvero misteriose, di un uomo che ha dimostrato con la propria vita l’onnipotenza di Dio. Un lottatore instancabile, arguto, generoso in un mondo che a ben vedere, non è affatto diverso da quello di oggi.
Attraverso una vera e propria “intervista” fatta di domande che tutti noi avremmo voluto porgli, il discepolo offre un excursus sulla religiosità intensa e feconda del Cristianesimo nascente, che costringe al confronto con l’indifferenza benestante dei nostri tempi ed esorta a non accomodarsi aspettando l’esito di un destino preconfezionato, ma ad alzarsi e correre verso l’autodeterminazione del pensiero, che è libertà vera.
Il racconto si chiude con l’esegesi della famosa Lettera agli Efesini, il cui autore molti studiosi assicurano non essere San Paolo, ma piuttosto un qualche discepolo, sulla scorta di appunti vergati e affidatigli dall’Apostolo stesso, e nel ricordo indelebile di predicazioni ascoltate di persona. Malgrado la sua approssimazione dottrinale, quest’ultimo affettuoso impulso è dedicato alla divulgazione immediata e chissà, a stimolare la curiosità e il desiderio di approfondire.
La figura di Paolo di Tarso è piuttosto controversa per i credenti e per i non credenti. Entrambi gli rimproverano di essere antipatico e spesso incomprensibile. Pochi lo amano davvero e tra questi, sorprendentemente, Martin Lutero. Ecco dunque, l’opportunità di rimediare a una situazione sbilanciata e l’idea di togliere Paolo di Tarso dall’isolamento nelle mani degli specialisti, per riproporlo, non tanto come il più grande teologo del Cristianesimo, quanto piuttosto nella sua sconosciuta umanità. Un proposito non sospinto da evidenze storiche oggettive, ma dall’immaginazione, nella piena consapevolezza che la mia ammirazione è tanto arbitraria e soggettiva, almeno quanto la diffusa ripulsa.
La dinamica del racconto si dipana seguendo le fantasiose vicende di cui è protagonista Tichico, ragazzo di Efeso discepolo devoto ed entusiasta. Viaggi, personaggi e aneddoti vari, spingono a simpatizzare per questo giovane, fino a condividerne l’amore per l’Apostolo. Fino ad immaginare che cosa c’è dietro le ardite architetture teologico letterarie, spesso davvero misteriose, di un uomo che ha dimostrato con la propria vita l’onnipotenza di Dio. Un lottatore instancabile, arguto, generoso in un mondo che a ben vedere, non è affatto diverso da quello di oggi.
Attraverso una vera e propria “intervista” fatta di domande che tutti noi avremmo voluto porgli, il discepolo offre un excursus sulla religiosità intensa e feconda del Cristianesimo nascente, che costringe al confronto con l’indifferenza benestante dei nostri tempi ed esorta a non accomodarsi aspettando l’esito di un destino preconfezionato, ma ad alzarsi e correre verso l’autodeterminazione del pensiero, che è libertà vera.
Il racconto si chiude con l’esegesi della famosa Lettera agli Efesini, il cui autore molti studiosi assicurano non essere San Paolo, ma piuttosto un qualche discepolo, sulla scorta di appunti vergati e affidatigli dall’Apostolo stesso, e nel ricordo indelebile di predicazioni ascoltate di persona. Malgrado la sua approssimazione dottrinale, quest’ultimo affettuoso impulso è dedicato alla divulgazione immediata e chissà, a stimolare la curiosità e il desiderio di approfondire.