Cremlino

Dalle origini all’ascesa di Putin: il cuore politico della Russia

Nonfiction, History, Asian, Russia, European General
Cover of the book Cremlino by Catherine Merridale, UTET
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Author: Catherine Merridale ISBN: 9788851141035
Publisher: UTET Publication: November 29, 2016
Imprint: UTET Language: Italian
Author: Catherine Merridale
ISBN: 9788851141035
Publisher: UTET
Publication: November 29, 2016
Imprint: UTET
Language: Italian

Nel 2010, dopo decenni di oblio, le icone del Salvatore e di san Nicola sono tornate alla luce: dipinte su due porte d’accesso al Cremlino, avevano osservato dall’alto per quattro secoli i mutamenti del paese, scomparendo poi nel nulla nel 1937. Si pensava fossero state distrutte dalla furia iconoclasta dello stalinismo, e invece erano state salvate da ignoti operai, nascoste per settant’anni sotto uno strato gentile di intonaco. In epoca di rinascita nazionale, la scoperta è stata sapientemente sfruttata dal governo di Vladimir Putin: era una storia di uomini devoti che rischiavano la vita, in un periodo di terrore, per salvare le immagini miracolose di Mosca. Una storia del Cremlino finiva così per riassumere l’intera storia del popolo russo. Questa è, con le dovute differenze, anche la tesi di Catherine Merridale: le mura e i numerosi edifici della “fortezza rossa” sono i testimoni migliori di una lunga sequenza di grandi imprese, atti eroici e cerimonie solenni, di tradimenti e complotti, rovesciamenti, assassinii e vendette. Un’epopea tragica che ha visto succedersi gli eredi di Gengis Khan e i boiari, Ivan il Terribile e Pietro il Grande, Nicola I e i Romanov, Lenin e Stalin, Gorbacev e Elc’in, fino al presente di Putin. Caso più unico che raro, è da molti secoli la roccaforte da cui lo stato russo esercita, e ostenta, il suo potere. Più volte distrutto, ricostruito, ripensato e riprogettato, il Cremlino è il frutto peculiare dell’unione tra cultura delle steppe e cultura europea, ben evidente nelle sue piazze, nelle torri e nei palazzi, un tripudio architettonico che coniuga stile russo e Rinascimento italiano, eclettismo e autarchia. Catherine Merridale ci accompagna nel complicato dedalo della topografia e della storia del Cremlino, che come ci dimostra finiscono presto per sovrapporsi: se gli edifici sono l’incarnazione visibile del passato, il potere ha imparato fin da subito ad approfittarne; a ogni cambio di regime, nuovi edifici venivano costruiti e altri venivano distrutti, nella continua riscrittura di una storia mai pacificata. Nella tetra penombra delle chiese sepolte, sotto la polvere degli archivi segreti, nella miriade di mappe antiche e documenti riservati, batte ancora oggi il cuore politico della Russia. «È impossibile staccarsi dalla lettura di questa grande storia, che va dai primi zar fino a Putin, passando per Lenin e Stalin; chiunque voglia comprendere la Russia di oggi imparerà moltissimo, godendosi ogni singola pagina.» — Simon Sebag Montefiore, “The Telegraph” «Splendido. Una storia del Cremlino pungente e affilata come un rasoio.» — Ian Thomson, “The Spectator”, Books of the Year «Il libro restituisce vividamente l’atmosfera soffocante di quei corridoi, dove ogni stanza era sorvegliata da cimici, dove la sola vicinanza al potere equivaleva spesso a una sentenza di morte…» — Tony Brenton, “The Times”

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Nel 2010, dopo decenni di oblio, le icone del Salvatore e di san Nicola sono tornate alla luce: dipinte su due porte d’accesso al Cremlino, avevano osservato dall’alto per quattro secoli i mutamenti del paese, scomparendo poi nel nulla nel 1937. Si pensava fossero state distrutte dalla furia iconoclasta dello stalinismo, e invece erano state salvate da ignoti operai, nascoste per settant’anni sotto uno strato gentile di intonaco. In epoca di rinascita nazionale, la scoperta è stata sapientemente sfruttata dal governo di Vladimir Putin: era una storia di uomini devoti che rischiavano la vita, in un periodo di terrore, per salvare le immagini miracolose di Mosca. Una storia del Cremlino finiva così per riassumere l’intera storia del popolo russo. Questa è, con le dovute differenze, anche la tesi di Catherine Merridale: le mura e i numerosi edifici della “fortezza rossa” sono i testimoni migliori di una lunga sequenza di grandi imprese, atti eroici e cerimonie solenni, di tradimenti e complotti, rovesciamenti, assassinii e vendette. Un’epopea tragica che ha visto succedersi gli eredi di Gengis Khan e i boiari, Ivan il Terribile e Pietro il Grande, Nicola I e i Romanov, Lenin e Stalin, Gorbacev e Elc’in, fino al presente di Putin. Caso più unico che raro, è da molti secoli la roccaforte da cui lo stato russo esercita, e ostenta, il suo potere. Più volte distrutto, ricostruito, ripensato e riprogettato, il Cremlino è il frutto peculiare dell’unione tra cultura delle steppe e cultura europea, ben evidente nelle sue piazze, nelle torri e nei palazzi, un tripudio architettonico che coniuga stile russo e Rinascimento italiano, eclettismo e autarchia. Catherine Merridale ci accompagna nel complicato dedalo della topografia e della storia del Cremlino, che come ci dimostra finiscono presto per sovrapporsi: se gli edifici sono l’incarnazione visibile del passato, il potere ha imparato fin da subito ad approfittarne; a ogni cambio di regime, nuovi edifici venivano costruiti e altri venivano distrutti, nella continua riscrittura di una storia mai pacificata. Nella tetra penombra delle chiese sepolte, sotto la polvere degli archivi segreti, nella miriade di mappe antiche e documenti riservati, batte ancora oggi il cuore politico della Russia. «È impossibile staccarsi dalla lettura di questa grande storia, che va dai primi zar fino a Putin, passando per Lenin e Stalin; chiunque voglia comprendere la Russia di oggi imparerà moltissimo, godendosi ogni singola pagina.» — Simon Sebag Montefiore, “The Telegraph” «Splendido. Una storia del Cremlino pungente e affilata come un rasoio.» — Ian Thomson, “The Spectator”, Books of the Year «Il libro restituisce vividamente l’atmosfera soffocante di quei corridoi, dove ogni stanza era sorvegliata da cimici, dove la sola vicinanza al potere equivaleva spesso a una sentenza di morte…» — Tony Brenton, “The Times”

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