Author: | Voltaire | ISBN: | 9788898801725 |
Publisher: | Bibliotheka Edizioni | Publication: | April 7, 2014 |
Imprint: | Bibliotheka Edizioni | Language: | Italian |
Author: | Voltaire |
ISBN: | 9788898801725 |
Publisher: | Bibliotheka Edizioni |
Publication: | April 7, 2014 |
Imprint: | Bibliotheka Edizioni |
Language: | Italian |
Viviamo nel migliore dei mondi possibili, in cui tutto ciò che succede (anche le disgrazie, più irreparabili) si inserisce in un meccanismo prestabilito di "causa-effetto" volto al raggiungimento della felicità; o ci troviamo nel peggiore dei mondi possibili in cui dominano sofferenza, crudeltà, sopraffazione? Queste due concezioni esistenziali opposte, determinano le dinamiche attraverso cui si sviluppa il romanzo e le avventure vissute dal protagonista, Candido. Il suo è quello che in letteratura viene definito un "nome parlante" (ossia rispecchia le caratteristiche del personaggio): egli è, infatti, candido di nome e di fatto ed affronta con ingenuità, stupore e gentilezza le peripezie, gli incontri e gli avvenimenti che gli si presentano sulla strada; dai più atroci ai più lieti. Nonostante si tratti di un romanzo filosofico incentrato su temi di riflessione, la sua lettura risulta "semplice" e divertente, grazie alla dinamicità con cui si succedono gli avvenimenti descritti e per merito della grande ironia con cui è stato scritto. Infatti si presenta come una paradossale presa in giro delle dottrine più ottimistiche del tempo, in particolar modo di quella leibniziana, qui incarnata dallo stravagante precettore del protagonista; il filosofo Pangloss: un personaggio retorico che, attraverso una serie di ragionamenti ampollosi, pretende di dimostrare che tutto va sempre bene anche quando sembra andare male e che ogni causa - per quanto nefasta - produce un effetto che, alla lunga, risulta positivo. Pur ponendosi in aperta polemica con queste teorie sterilmente ottimistiche, Voltaire non esalta il pessimismo ed ogni disgrazia, persino quella più cruda, è descritta con leggerezza e, comunque, è sempre seguita da un evento positivo. La stessa conclusione del racconto può essere considerata come un finale aperto, affidato ad una riflessione ambivalente del protagonista che il lettore è libero di cogliere scegliendo la propria chiave interpretativa del testo e, in fondo, della vita stessa.
Viviamo nel migliore dei mondi possibili, in cui tutto ciò che succede (anche le disgrazie, più irreparabili) si inserisce in un meccanismo prestabilito di "causa-effetto" volto al raggiungimento della felicità; o ci troviamo nel peggiore dei mondi possibili in cui dominano sofferenza, crudeltà, sopraffazione? Queste due concezioni esistenziali opposte, determinano le dinamiche attraverso cui si sviluppa il romanzo e le avventure vissute dal protagonista, Candido. Il suo è quello che in letteratura viene definito un "nome parlante" (ossia rispecchia le caratteristiche del personaggio): egli è, infatti, candido di nome e di fatto ed affronta con ingenuità, stupore e gentilezza le peripezie, gli incontri e gli avvenimenti che gli si presentano sulla strada; dai più atroci ai più lieti. Nonostante si tratti di un romanzo filosofico incentrato su temi di riflessione, la sua lettura risulta "semplice" e divertente, grazie alla dinamicità con cui si succedono gli avvenimenti descritti e per merito della grande ironia con cui è stato scritto. Infatti si presenta come una paradossale presa in giro delle dottrine più ottimistiche del tempo, in particolar modo di quella leibniziana, qui incarnata dallo stravagante precettore del protagonista; il filosofo Pangloss: un personaggio retorico che, attraverso una serie di ragionamenti ampollosi, pretende di dimostrare che tutto va sempre bene anche quando sembra andare male e che ogni causa - per quanto nefasta - produce un effetto che, alla lunga, risulta positivo. Pur ponendosi in aperta polemica con queste teorie sterilmente ottimistiche, Voltaire non esalta il pessimismo ed ogni disgrazia, persino quella più cruda, è descritta con leggerezza e, comunque, è sempre seguita da un evento positivo. La stessa conclusione del racconto può essere considerata come un finale aperto, affidato ad una riflessione ambivalente del protagonista che il lettore è libero di cogliere scegliendo la propria chiave interpretativa del testo e, in fondo, della vita stessa.