Author: | Giuseppe Amico | ISBN: | 9788826005416 |
Publisher: | Onix editoriale | Publication: | January 25, 2017 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Giuseppe Amico |
ISBN: | 9788826005416 |
Publisher: | Onix editoriale |
Publication: | January 25, 2017 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Scrivere è un’arte, come disegnare, dipingere, cantare, suonare uno strumento e così via.
Tutti sono scrittori allo stato potenziale, ma non tutti lo diventano perché questa professione deve in qualche modo essere connaturata al temperamento. In poche parole deve scorrerti nelle vene e il tuo DNA ne deve essere impregnato.
Tutti vorrebbero scrivere ma non tutti ci riescono.
Posso immaginare la grande frustrazione di chi ci prova e non arriva a capo di niente. Sono sensazioni terribili che tutti gli scrittori hanno provato nella loro carriera. Lo spauracchio del foglio bianco e della testa vuota e senza idee è qualcosa da tenere lontano ed evitare come la peste. Tuttavia è inevitabile, per lo meno nei primi tempi.
Ora tu ti starai domandando: ammesso che quello che dici sia sensato, quanto dura questa fase? E’ una cosa passeggera o dopo un po’ sparisce?
Io ti rispondo: dipende!
Tu mi chiederai ancora: ma da cosa?
E io replico: da come sei fatto!
Ok. Cercherò di spiegarti in due parole che cosa intendo.
Il tuo successo nell’attività di scrittore dipende dalla tua caparbietà e anche un po’ dalla tua incoscienza.
Cosa vuol dire quest’affermazione? Che all’inizio si deve essere anche un po’ incoscienti per avere la pretesa che qualcuno ti legga, ma la speranza di ogni scrittore è appunto questa: quella di farsi leggere.
Ecco, siamo al punto. Il nocciolo è questo.
Uno scrittore che sa padroneggiare bene la sua professione, punta soprattutto a farsi leggere e così ci prova e ci riprova finché non ci riesce e la sua caparbietà si alimenta anche se sa che all’inizio non lo leggerà nessuno, ma la speranza che un giorno il suo lavoro venga alla luce, o in qualche modo venga scoperto da qualcuno, lo anima ad andare avanti, anche se questa professione rimane a puro scopo dilettantistico o come semplice hobby.
Chi agisce così fa un buon lavoro, perché sa bene che per riuscire a piazzare qualche vendita del suo libro dovranno passare molti anni e questo cade a fagiolo, perché intanto la sua tecnica si affina e impara a scrivere con tutti i canoni dei veri scrittori e a poco a poco diventerà più bravo dei suoi maestri, ammesso che ne abbia qualcuno.
In verità tutti noi abbiamo dei maestri, degli altri scrittori dai quali abbiamo in qualche modo assorbito l’essenza e che abbiamo apprezzato, ammirato, imitato, emulato.
Tutti noi ne abbiamo ricavato qualche spunto per le nostre composizioni letterarie.
Chi per i classici, chi per i maestri della fantascienza, chi per i filosofi, chi per i mistici. Del resto non può essere altrimenti perché, come scriveva Vittorio Messori, nel suo “Ipotesi su Gesù”, i libri si fanno con altri libri e ogni nuova opera è l’erede di quel patrimonio letterario immenso che l’ha preceduta.
Scrivere è un’arte, come disegnare, dipingere, cantare, suonare uno strumento e così via.
Tutti sono scrittori allo stato potenziale, ma non tutti lo diventano perché questa professione deve in qualche modo essere connaturata al temperamento. In poche parole deve scorrerti nelle vene e il tuo DNA ne deve essere impregnato.
Tutti vorrebbero scrivere ma non tutti ci riescono.
Posso immaginare la grande frustrazione di chi ci prova e non arriva a capo di niente. Sono sensazioni terribili che tutti gli scrittori hanno provato nella loro carriera. Lo spauracchio del foglio bianco e della testa vuota e senza idee è qualcosa da tenere lontano ed evitare come la peste. Tuttavia è inevitabile, per lo meno nei primi tempi.
Ora tu ti starai domandando: ammesso che quello che dici sia sensato, quanto dura questa fase? E’ una cosa passeggera o dopo un po’ sparisce?
Io ti rispondo: dipende!
Tu mi chiederai ancora: ma da cosa?
E io replico: da come sei fatto!
Ok. Cercherò di spiegarti in due parole che cosa intendo.
Il tuo successo nell’attività di scrittore dipende dalla tua caparbietà e anche un po’ dalla tua incoscienza.
Cosa vuol dire quest’affermazione? Che all’inizio si deve essere anche un po’ incoscienti per avere la pretesa che qualcuno ti legga, ma la speranza di ogni scrittore è appunto questa: quella di farsi leggere.
Ecco, siamo al punto. Il nocciolo è questo.
Uno scrittore che sa padroneggiare bene la sua professione, punta soprattutto a farsi leggere e così ci prova e ci riprova finché non ci riesce e la sua caparbietà si alimenta anche se sa che all’inizio non lo leggerà nessuno, ma la speranza che un giorno il suo lavoro venga alla luce, o in qualche modo venga scoperto da qualcuno, lo anima ad andare avanti, anche se questa professione rimane a puro scopo dilettantistico o come semplice hobby.
Chi agisce così fa un buon lavoro, perché sa bene che per riuscire a piazzare qualche vendita del suo libro dovranno passare molti anni e questo cade a fagiolo, perché intanto la sua tecnica si affina e impara a scrivere con tutti i canoni dei veri scrittori e a poco a poco diventerà più bravo dei suoi maestri, ammesso che ne abbia qualcuno.
In verità tutti noi abbiamo dei maestri, degli altri scrittori dai quali abbiamo in qualche modo assorbito l’essenza e che abbiamo apprezzato, ammirato, imitato, emulato.
Tutti noi ne abbiamo ricavato qualche spunto per le nostre composizioni letterarie.
Chi per i classici, chi per i maestri della fantascienza, chi per i filosofi, chi per i mistici. Del resto non può essere altrimenti perché, come scriveva Vittorio Messori, nel suo “Ipotesi su Gesù”, i libri si fanno con altri libri e ogni nuova opera è l’erede di quel patrimonio letterario immenso che l’ha preceduta.