Author: | Domenico Liguori | ISBN: | 9786050337464 |
Publisher: | Domenico Liguori | Publication: | November 19, 2014 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Domenico Liguori |
ISBN: | 9786050337464 |
Publisher: | Domenico Liguori |
Publication: | November 19, 2014 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
È come un film, un film bello, di cui ti ricorderai tutta la vita certe scene, indimenticabili.
È un viaggio: il viaggio di un uomo solo con una muta di cani da slitta verso il nord estremo.
È come un romanzo di formazione, non quella di un adolescente di fronte alla vita che si apre, ma quella di un uomo consapevole, già vissuto in una sua parte di vita “normale” di fronte al pezzo di vita che va a finire.
La ricerca di se stesso e insieme la ricerca della ragione delle cose, della vita, della morte. Tutto questo, in maniera seria, può avvenire solo in un luogo estremo, nei ghiacci eterni, un’infinita distesa bianca così completamente diversa dalla vita quotidiana nella città che l’uomo aveva vissuto, vita così lontana, senza rimpianti o rimorsi, così impensabile, adesso, malgrado le sue comodità.
Ogni giorno un lungo percorso in compagnia degli straordinari cani da slitta.
Un lungo e non facile viaggio in assoluta solitudine: ma com’è bella la vera solitudine e non quella in mezzo ad altre, tante persone. Un viaggio non di meditazione, che “accelera il tempo in un flusso continuo in cui lo spirito è separato dalla materia”. I pensieri sono per lo più molesti e incontrollabili, meglio l’agire: calcolare le distanze e il nord, controllare le paure di fronte alle tempeste di neve, preoccuparsi dei cani, dell’orsetta. E anche guardarsi intorno, che non è agire, ma ancora una domanda: da dove viene tanta vertiginosa bellezza. Esiste un dio o qualcosa di simile?
Verso la fine del libro in una riga affiorano tre parole : cancro al cervello.
L’uomo sta andando ad incontrare la morte così incredibilmente lontano; avrebbe voluto capire prima qualcosa che riguardi la vita e la morte, un barlume, prima di esse
È come un film, un film bello, di cui ti ricorderai tutta la vita certe scene, indimenticabili.
È un viaggio: il viaggio di un uomo solo con una muta di cani da slitta verso il nord estremo.
È come un romanzo di formazione, non quella di un adolescente di fronte alla vita che si apre, ma quella di un uomo consapevole, già vissuto in una sua parte di vita “normale” di fronte al pezzo di vita che va a finire.
La ricerca di se stesso e insieme la ricerca della ragione delle cose, della vita, della morte. Tutto questo, in maniera seria, può avvenire solo in un luogo estremo, nei ghiacci eterni, un’infinita distesa bianca così completamente diversa dalla vita quotidiana nella città che l’uomo aveva vissuto, vita così lontana, senza rimpianti o rimorsi, così impensabile, adesso, malgrado le sue comodità.
Ogni giorno un lungo percorso in compagnia degli straordinari cani da slitta.
Un lungo e non facile viaggio in assoluta solitudine: ma com’è bella la vera solitudine e non quella in mezzo ad altre, tante persone. Un viaggio non di meditazione, che “accelera il tempo in un flusso continuo in cui lo spirito è separato dalla materia”. I pensieri sono per lo più molesti e incontrollabili, meglio l’agire: calcolare le distanze e il nord, controllare le paure di fronte alle tempeste di neve, preoccuparsi dei cani, dell’orsetta. E anche guardarsi intorno, che non è agire, ma ancora una domanda: da dove viene tanta vertiginosa bellezza. Esiste un dio o qualcosa di simile?
Verso la fine del libro in una riga affiorano tre parole : cancro al cervello.
L’uomo sta andando ad incontrare la morte così incredibilmente lontano; avrebbe voluto capire prima qualcosa che riguardi la vita e la morte, un barlume, prima di esse