Author: | Valentina Valente | ISBN: | 9788898630370 |
Publisher: | Analogon Edizioni | Publication: | November 20, 2018 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Valentina Valente |
ISBN: | 9788898630370 |
Publisher: | Analogon Edizioni |
Publication: | November 20, 2018 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
La storia di Suleika, la vergine sposa dell’eunuco Putifarre, capo delle guardie del faraone dell’Egitto, e del bellissimo schiavo cananeo Giuseppe è narrata concisamente nella Bibbia, più ampiamente nel Corano e nei paesi orientali da tutti i più grandi poeti (da Rudaki a Firdusi a Jamī a Hāfez). Ma è con Goethe, con la sua più elegante opera poetica della vecchiaia, il «West-östlicher Divan», scritto nel 1814-15, gli stessi anni in cui si innamorò della giovane Marianne Jung, che il mito di Suleika, l’eterno femminino islamico, si occidentalizza. Attraverso Goethe, come un orfano eternamente in cammino, «frammento di un’antichità persa nella notte dei tempi», ella passa i secoli e le terre lontane, giungendo fino a noi: a Byron, a Nietzsche, a Hesse, a Mann, autori che ebbero un rapporto intenso con il genio goethiano. Simbolo di libertà e di coraggioso anticonformismo è Suleika per Byron, nei suoi poemi The bride of Abydos e Don Juan; di leggerezza e di forza la gatta-fanciulla di cui si vorrebbe circosfingere (um-sphynxen) il malato Nietzsche nei suoi allucinati Dyonisos-Dithyramben; di malinconico struggimento e anelito verso l’impossibile desiderio per Hesse; di sessualità e desiderio allo stato puro per Mann nella sua riabilitazione di Mut-em-enet (il nome egizio di Suleika) in Joseph in Ägypten.
Ringiovanito dalla passione amorosa per Marianne e ispirato dallo studio della storia e della poesie orientale, Goethe scelse Suleika come veste poetica per l’amata e il poeta Hatem come alter ego. Dagli scambi epistolari dei due amanti, tra messaggi cifrati e citazioni di versi di Hāfez, il cui Diwan fu la principale ispirazione per Goethe e funse da intermediario e da cifrario per la coppia, nacquero molte delle poesie che confluirono nel Canzoniere goethiano. Ad esso, e soprattutto al Libro di Suleika, attinsero molti grandi Maestri del Lied di tutti i tempi, con qualche esitazione e qualche assenza, contribuendo a portare ancora oltre nel tempo e nello spazio la conoscenza e la comprensione del mito. E Suleika fu la modella ideale anche di molti pittori, dai nostri Raffaello, Tintoretto, Gentileschi, Guercino, Reni, Morelli, a Rembrandt e i fiamminghi, fino a Dalì e Chagall: la scena di seduzione, ripresa nell’attimo in cui la donna strappa da dietro la veste dell’integerrimo e sconvolto Giuseppe che fugge via, è la più raffigurata, come a fermare l’attimo cruciale e fatale per la seduttrice, una serie di foto istantanee usate come prove messe agli atti per l’accusa. In appendice un saggio di Erik Battaglia sui Lieder di Suleika dal «Divan» di Goethe.
La storia di Suleika, la vergine sposa dell’eunuco Putifarre, capo delle guardie del faraone dell’Egitto, e del bellissimo schiavo cananeo Giuseppe è narrata concisamente nella Bibbia, più ampiamente nel Corano e nei paesi orientali da tutti i più grandi poeti (da Rudaki a Firdusi a Jamī a Hāfez). Ma è con Goethe, con la sua più elegante opera poetica della vecchiaia, il «West-östlicher Divan», scritto nel 1814-15, gli stessi anni in cui si innamorò della giovane Marianne Jung, che il mito di Suleika, l’eterno femminino islamico, si occidentalizza. Attraverso Goethe, come un orfano eternamente in cammino, «frammento di un’antichità persa nella notte dei tempi», ella passa i secoli e le terre lontane, giungendo fino a noi: a Byron, a Nietzsche, a Hesse, a Mann, autori che ebbero un rapporto intenso con il genio goethiano. Simbolo di libertà e di coraggioso anticonformismo è Suleika per Byron, nei suoi poemi The bride of Abydos e Don Juan; di leggerezza e di forza la gatta-fanciulla di cui si vorrebbe circosfingere (um-sphynxen) il malato Nietzsche nei suoi allucinati Dyonisos-Dithyramben; di malinconico struggimento e anelito verso l’impossibile desiderio per Hesse; di sessualità e desiderio allo stato puro per Mann nella sua riabilitazione di Mut-em-enet (il nome egizio di Suleika) in Joseph in Ägypten.
Ringiovanito dalla passione amorosa per Marianne e ispirato dallo studio della storia e della poesie orientale, Goethe scelse Suleika come veste poetica per l’amata e il poeta Hatem come alter ego. Dagli scambi epistolari dei due amanti, tra messaggi cifrati e citazioni di versi di Hāfez, il cui Diwan fu la principale ispirazione per Goethe e funse da intermediario e da cifrario per la coppia, nacquero molte delle poesie che confluirono nel Canzoniere goethiano. Ad esso, e soprattutto al Libro di Suleika, attinsero molti grandi Maestri del Lied di tutti i tempi, con qualche esitazione e qualche assenza, contribuendo a portare ancora oltre nel tempo e nello spazio la conoscenza e la comprensione del mito. E Suleika fu la modella ideale anche di molti pittori, dai nostri Raffaello, Tintoretto, Gentileschi, Guercino, Reni, Morelli, a Rembrandt e i fiamminghi, fino a Dalì e Chagall: la scena di seduzione, ripresa nell’attimo in cui la donna strappa da dietro la veste dell’integerrimo e sconvolto Giuseppe che fugge via, è la più raffigurata, come a fermare l’attimo cruciale e fatale per la seduttrice, una serie di foto istantanee usate come prove messe agli atti per l’accusa. In appendice un saggio di Erik Battaglia sui Lieder di Suleika dal «Divan» di Goethe.