Quando la Sicilia fece guerra all'Italia

Nonfiction, History, European General
Cover of the book Quando la Sicilia fece guerra all'Italia by Alfio Caruso, Longanesi
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Author: Alfio Caruso ISBN: 9788830441521
Publisher: Longanesi Publication: November 20, 2014
Imprint: Longanesi Language: Italian
Author: Alfio Caruso
ISBN: 9788830441521
Publisher: Longanesi
Publication: November 20, 2014
Imprint: Longanesi
Language: Italian

Per quanto non dichiarata, la guerra che si combatté in Sicilia tra lo sbarco anglo-americano nel 1943 e l’uccisione di Salvatore Giuliano nel 1950 fu ad altissima intensità. Cambiarono i pupi e gli scenari, ma il puparo rimase sempre il Partito unico siciliano (massoni, imprenditori, boss di Cosa Nostra, politici d’ogni colore, giudici). E suoi alla fine furono i guadagni. Sette anni di anarchia e terrore, con lo Stato ospite indesiderato. Cominciarono i grandi proprietari terrieri e i nobili per difendere anche i centimetri dei latifondi. Proseguirono gli agitatori fascisti per sabotare la leva obbligatoria. Poi avvennero le rivolte contro la politica dell’ammasso, la guerriglia per il pane, la ribellione di cento comuni, dove l’esercito per ristabilire l’ordine usò mitragliatrici, cannoni, blindati. In un misterioso agguato venne ucciso il personaggio più singolare, Antonio Canepa, professore universitario: nella sua breve vita preparò un attentato a Mussolini, guidò lo spionaggio britannico nell’isola, infiammò con un libello i cuori indipendentisti, si iscrisse clandestinamente al Pci. A intorbidare le acque provvidero la congiura per instaurare i Savoia a Palermo e l’arruolamento nell’Esercito dei volontari per l’indipendenza siciliana. Ne sarebbero discese le stragi di Portella della Ginestra e degli otto carabinieri di Feudo Nobile, sulle quali tuttora proseguono misteri e depistaggi. Nell’ombra la mafia aveva individuato in Giuliano lo strumento perfetto dei propri disegni, lo fece diventare il pericolo pubblico numero uno per contrattare con le Istituzioni il prezzo più alto possibile per la consegna. Mai Giuliano sarebbe potuto arrivare vivo in un’aula di tribunale.

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Per quanto non dichiarata, la guerra che si combatté in Sicilia tra lo sbarco anglo-americano nel 1943 e l’uccisione di Salvatore Giuliano nel 1950 fu ad altissima intensità. Cambiarono i pupi e gli scenari, ma il puparo rimase sempre il Partito unico siciliano (massoni, imprenditori, boss di Cosa Nostra, politici d’ogni colore, giudici). E suoi alla fine furono i guadagni. Sette anni di anarchia e terrore, con lo Stato ospite indesiderato. Cominciarono i grandi proprietari terrieri e i nobili per difendere anche i centimetri dei latifondi. Proseguirono gli agitatori fascisti per sabotare la leva obbligatoria. Poi avvennero le rivolte contro la politica dell’ammasso, la guerriglia per il pane, la ribellione di cento comuni, dove l’esercito per ristabilire l’ordine usò mitragliatrici, cannoni, blindati. In un misterioso agguato venne ucciso il personaggio più singolare, Antonio Canepa, professore universitario: nella sua breve vita preparò un attentato a Mussolini, guidò lo spionaggio britannico nell’isola, infiammò con un libello i cuori indipendentisti, si iscrisse clandestinamente al Pci. A intorbidare le acque provvidero la congiura per instaurare i Savoia a Palermo e l’arruolamento nell’Esercito dei volontari per l’indipendenza siciliana. Ne sarebbero discese le stragi di Portella della Ginestra e degli otto carabinieri di Feudo Nobile, sulle quali tuttora proseguono misteri e depistaggi. Nell’ombra la mafia aveva individuato in Giuliano lo strumento perfetto dei propri disegni, lo fece diventare il pericolo pubblico numero uno per contrattare con le Istituzioni il prezzo più alto possibile per la consegna. Mai Giuliano sarebbe potuto arrivare vivo in un’aula di tribunale.

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