Author: | Federico Bardanzellu | ISBN: | 9788869822384 |
Publisher: | Cavinato Editore | Publication: | February 13, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Federico Bardanzellu |
ISBN: | 9788869822384 |
Publisher: | Cavinato Editore |
Publication: | February 13, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
La redazione di queste brevi “passeggiate” ha degli ispiratori.
Il primo è un viaggiatore tedesco dell’ottocento: Ferdinand Gregorovius; innamorato dell’Italia, e di Roma in particolare, questo scrittore di origine polacca, dopo aver pazientemente redatto una monumentale “Storia di Roma del medio evo”, si dedicò a visitare i luoghi del Lazio più celebrati dagli antichi autori. Si avviava per strade apparentemente deserte, ma tremendamente pericolose, a cavallo o a dorso di mulo, svegliandosi in piena notte per evitare le ore più calde del giorno. Dalle sue note si evince una verità incontrovertibile: la storia e la geografia sono due facce dello stesso insieme; l’una lo rispecchia nel tempo e l’altra nello spazio. Chissà se anche Albert Einstein, nell’elaborazione della sua teoria della relatività, non si sia ispirato alle letture del Gregorovius, per affermare l’equazione spazio/tempo.
L’altro ispiratore è il tuttologo Luciano Zeppegno; già plurivincitore del popolare quiz televisivo “Lascia o raddoppia?”, seppe mettere a profitto la sua erudizione e la sua popolarità, redigendo una serie numerosa di volumi sulle meraviglie dell’arte e i monumenti non solo di Roma e del Lazio, ma di tutta Italia. Il messaggio che scaturisce dalle sue letture non è meno importante: il particolare è più stupefacente dell’universale; i misteri e i segreti del microcosmo incuriosiscono più dell’immensità del macrocosmo. L’erudito lombardo, nelle sue opere, ha sempre privilegiato l’osservazione del capitello finemente lavorato piuttosto che la colonna di marmo che lo sorregge, il fine ricamo del rosone della facciata di una cattedrale, piuttosto che la magniloquenza dell’intero edificio.
Forse inconsciamente, con tali ispiratori, nei primi anni ottanta, ho iniziato a occuparmi di turismo nel Lazio, conducendo e redigendo i testi della rubrica settimanale “Diario regionale”, nella TV privata “Tele Tevere”. Erano i tempi pionieristici dell’emittenza televisiva privata ed io pensavo di dedicarmi alla carriera giornalistica. Dopo di che, per quasi trent’anni, decisi di fare altre cose nella vita; ma non ho mai abbandonato le piacevoli gite domenicali fuor di porta. Un paio d’anni fa, invece, ho accettato di redigere quasi settimanalmente alcuni articoli turistici per la redazione laziale dell’Agenzia giornalistica DIRE.
La rielaborazione dei testi di quei vecchi servizi per “Diario regionale” e la rubrica dell’Agenzia DIRE hanno costituito il nocciolo iniziale di queste brevi dissertazioni, integrate e ricondotte a una quindicina d’itinerari sulle vie consolari della nostra regione.
La cosa più semplice è stata quella di individuare i luoghi magici da visitare: un numero veramente tale, nella regione Lazio, che – molto probabilmente – sceglierne “solo” 101 è stato riduttivo.
La redazione di queste brevi “passeggiate” ha degli ispiratori.
Il primo è un viaggiatore tedesco dell’ottocento: Ferdinand Gregorovius; innamorato dell’Italia, e di Roma in particolare, questo scrittore di origine polacca, dopo aver pazientemente redatto una monumentale “Storia di Roma del medio evo”, si dedicò a visitare i luoghi del Lazio più celebrati dagli antichi autori. Si avviava per strade apparentemente deserte, ma tremendamente pericolose, a cavallo o a dorso di mulo, svegliandosi in piena notte per evitare le ore più calde del giorno. Dalle sue note si evince una verità incontrovertibile: la storia e la geografia sono due facce dello stesso insieme; l’una lo rispecchia nel tempo e l’altra nello spazio. Chissà se anche Albert Einstein, nell’elaborazione della sua teoria della relatività, non si sia ispirato alle letture del Gregorovius, per affermare l’equazione spazio/tempo.
L’altro ispiratore è il tuttologo Luciano Zeppegno; già plurivincitore del popolare quiz televisivo “Lascia o raddoppia?”, seppe mettere a profitto la sua erudizione e la sua popolarità, redigendo una serie numerosa di volumi sulle meraviglie dell’arte e i monumenti non solo di Roma e del Lazio, ma di tutta Italia. Il messaggio che scaturisce dalle sue letture non è meno importante: il particolare è più stupefacente dell’universale; i misteri e i segreti del microcosmo incuriosiscono più dell’immensità del macrocosmo. L’erudito lombardo, nelle sue opere, ha sempre privilegiato l’osservazione del capitello finemente lavorato piuttosto che la colonna di marmo che lo sorregge, il fine ricamo del rosone della facciata di una cattedrale, piuttosto che la magniloquenza dell’intero edificio.
Forse inconsciamente, con tali ispiratori, nei primi anni ottanta, ho iniziato a occuparmi di turismo nel Lazio, conducendo e redigendo i testi della rubrica settimanale “Diario regionale”, nella TV privata “Tele Tevere”. Erano i tempi pionieristici dell’emittenza televisiva privata ed io pensavo di dedicarmi alla carriera giornalistica. Dopo di che, per quasi trent’anni, decisi di fare altre cose nella vita; ma non ho mai abbandonato le piacevoli gite domenicali fuor di porta. Un paio d’anni fa, invece, ho accettato di redigere quasi settimanalmente alcuni articoli turistici per la redazione laziale dell’Agenzia giornalistica DIRE.
La rielaborazione dei testi di quei vecchi servizi per “Diario regionale” e la rubrica dell’Agenzia DIRE hanno costituito il nocciolo iniziale di queste brevi dissertazioni, integrate e ricondotte a una quindicina d’itinerari sulle vie consolari della nostra regione.
La cosa più semplice è stata quella di individuare i luoghi magici da visitare: un numero veramente tale, nella regione Lazio, che – molto probabilmente – sceglierne “solo” 101 è stato riduttivo.