Author: | Alessandro Diddi, Adolfo Scalfati, Filippo Dinacci | ISBN: | 9788892157521 |
Publisher: | Giappichelli Editore | Publication: | June 10, 2015 |
Imprint: | Giappichelli Editore | Language: | Italian |
Author: | Alessandro Diddi, Adolfo Scalfati, Filippo Dinacci |
ISBN: | 9788892157521 |
Publisher: | Giappichelli Editore |
Publication: | June 10, 2015 |
Imprint: | Giappichelli Editore |
Language: | Italian |
Da molti anni, e da più parti, si sottolinea il problema, ormai di entità non più tollerabile, del sovraffollamento carcerario la cui soluzione richiede interventi strutturali rispetto ai ciclici provvedimenti di clemenza.È un dato di fatto che alla causazione del fenomeno contribuisca in maniera certamente non indifferente anche l’uso smodato della custodia cautelare.A venticinque anni dalla entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, in poco più di ventiquattro mesi, il legislatore, ricorrendo anche alla decretazione d’urgenza, nel cercare di porre in qualche modo rimedio all’ennesima “emergenza carceri”, si è ancora una volta affidato ad interventi “tampone”, volti ad incidere in vario modo su singoli profili della disciplina delle misure cautelari personali. Si è, così, assistito al susseguirsi di ben otto provvedimenti legislativi settoriali (cinque decreti e tre leggi) che, lungi dal realizzare una meditata riforma sistemica della materia, hanno invece apportato – con risultati, invero, non sempre armonici e coerenti – ritocchi sparsi e frammentari.La sensazione netta è che si sia perduta una grande occasione per concretizzare i venti riformistici che, anche sulla scorta delle sollecitazioni provenienti da organismi internazionali, si sono sviluppati negli ultimi tempi.ALESSANDRO DIDDI, è ricercatore confermato di Procedura Penale nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Professore a contratto di Procedura penale nell’Università della Calabria e svolge l’attività di avvocato. Nel 2013 ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di Professore di seconda fascia. È autore di numerose pubblicazioni, tra le quali La rimessione del processo, Milano, 2000; L’impugnazione per gli interessi civili, Padova, 2011 e Testimonianza e segreti professionali, Padova, 2012. Fa parte della redazione delle riviste Processo penale giustizia e La Giustizia penale.ROSA MARIA GERACI è ricercatore confermato di Procedura Penale nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ed avvocato. Nel 2013 ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di Professore di seconda fascia. È autrice di numerose pubblicazioni, tra le quali L’appello contro la sentenza che applica la pena su richiesta delle parti, Padova, 2011 e Sentenze della Corte E.D.U. e revisione del processo penale. I. Dall’autarchia giudiziaria al rimedio straordinario, Roma, 2012. Fa parte della redazione della rivista Processo penale giustizia e collabora con Cassazione penale.
Da molti anni, e da più parti, si sottolinea il problema, ormai di entità non più tollerabile, del sovraffollamento carcerario la cui soluzione richiede interventi strutturali rispetto ai ciclici provvedimenti di clemenza.È un dato di fatto che alla causazione del fenomeno contribuisca in maniera certamente non indifferente anche l’uso smodato della custodia cautelare.A venticinque anni dalla entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, in poco più di ventiquattro mesi, il legislatore, ricorrendo anche alla decretazione d’urgenza, nel cercare di porre in qualche modo rimedio all’ennesima “emergenza carceri”, si è ancora una volta affidato ad interventi “tampone”, volti ad incidere in vario modo su singoli profili della disciplina delle misure cautelari personali. Si è, così, assistito al susseguirsi di ben otto provvedimenti legislativi settoriali (cinque decreti e tre leggi) che, lungi dal realizzare una meditata riforma sistemica della materia, hanno invece apportato – con risultati, invero, non sempre armonici e coerenti – ritocchi sparsi e frammentari.La sensazione netta è che si sia perduta una grande occasione per concretizzare i venti riformistici che, anche sulla scorta delle sollecitazioni provenienti da organismi internazionali, si sono sviluppati negli ultimi tempi.ALESSANDRO DIDDI, è ricercatore confermato di Procedura Penale nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Professore a contratto di Procedura penale nell’Università della Calabria e svolge l’attività di avvocato. Nel 2013 ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di Professore di seconda fascia. È autore di numerose pubblicazioni, tra le quali La rimessione del processo, Milano, 2000; L’impugnazione per gli interessi civili, Padova, 2011 e Testimonianza e segreti professionali, Padova, 2012. Fa parte della redazione delle riviste Processo penale giustizia e La Giustizia penale.ROSA MARIA GERACI è ricercatore confermato di Procedura Penale nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ed avvocato. Nel 2013 ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di Professore di seconda fascia. È autrice di numerose pubblicazioni, tra le quali L’appello contro la sentenza che applica la pena su richiesta delle parti, Padova, 2011 e Sentenze della Corte E.D.U. e revisione del processo penale. I. Dall’autarchia giudiziaria al rimedio straordinario, Roma, 2012. Fa parte della redazione della rivista Processo penale giustizia e collabora con Cassazione penale.