Author: | Marco Gallina | ISBN: | 9788892525726 |
Publisher: | Marco Gallina | Publication: | December 3, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Marco Gallina |
ISBN: | 9788892525726 |
Publisher: | Marco Gallina |
Publication: | December 3, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Quella strana voce lo stava rincorrendo da più di un’ora. Era avvolto nelle tenebre più oscure e, a ogni passo, scrutava dietro di sé per essere sicuro di aver seminato quell’insopportabile voce.
Non puoi nasconderti. Non puoi scappare.
Sembrava impossibile riuscire a distanziarla, a prendere tempo. E spazio. Non riusciva a vedere al di là del proprio naso. Non riusciva a vedere la punta dei propri piedi. Correva a perdifiato, sperando di non inciampare. Cercando di fuggire a quella roca voce che non gli dava scampo.
Non puoi scappare. Non nasconderti.
Cercava disperatamente di continuare a correre. La mano sinistra sul fianco a tamponare il dolore lancinante della milza che, come un chiodo conficcatogli nelle carni, gli rallentava il passo. Un chiodo che lo avrebbe sicuramente fermato se si fosse arreso.
Aveva il volto sfigurato dallo sforzo e dalla fatica, non aveva più fiato, credeva che i polmoni gli scoppiassero...
Un passo...
Un altro passo... […]
[…] io creai sei araldi. Sei esseri con il mio desiderio, sei creature che mi aiutassero a ricreare la pace in questo regno e la felicità di un tempo. Un regno dove ogni essere umano sarebbe potuto entrare e vivere una sua vita nei momenti di riposo o di maggior sconforto.
Ma la sua creatura cresceva e si nutriva di tutte le sofferenze e le angosce della gente. Gli diede una chiave, un permesso speciale, quello di poter passare interamente fra il mondo reale e il mondo dei sogni dove siamo adesso. All’inizio era una splendida creatura, aveva i miei stessi capelli... -lo fissò un istante e aggiunse- …e il tuo sguardo. Ma la malvagità di ciò che si nutriva lo deturpò a tal punto che, nei suoi ultimi cicli, era totalmente irriconoscibile. Avrai notato il quadro che ha in casa tua zia... […]
[…] Bene, allora, sai che ti dico? Fai quello che vuoi! Io ti do sette destare per recuperare ogni libro. Se alla fine dell’ultimo ciclo di ogni settimo destare non lo avrai letto, ucciderò una persona a te cara.
Gabriel si era impietrito. Lo guardava. Meditava per lui la morte. Non poteva. Era vero. Era impotente ancora dinanzi a lui. Poteva intrappolare qualche persona, zia Carola, i suoi genitori, Amy o chissà chi altro, in un sogno e ucciderli.
Non puoi farlo! O non leggerò più niente! Mi ucciderò.
Pff! Sputò. Verrà un altro prescelto, poi un altro ancora, poi ancora un altro. Ma tu morirai nella consapevolezza che tutti i tuoi cari faranno la tua stessa fine. Allora perché aspettare? Sorrise beffardo. […]
[…] Etelcor non parlò più. Si distanziò da Gabriel e scomparve nel nulla.
A te la scelta! Sussurrò prima di svanire.
Gabriel rimase lì, all’inizio del bivio. Nessun pensiero gli passava per la testa. Nessun sentimento. Improvvisamente si sentiva svuotato di tutte le sue emozioni.
Era strano: tutto era cominciato da due libri di cui, per sbaglio, ne era riuscito a leggere uno. Ed ora, per ironia della sorte, com’era possibile che di due scelte, ne fosse rimasta una?
Quella strana voce lo stava rincorrendo da più di un’ora. Era avvolto nelle tenebre più oscure e, a ogni passo, scrutava dietro di sé per essere sicuro di aver seminato quell’insopportabile voce.
Non puoi nasconderti. Non puoi scappare.
Sembrava impossibile riuscire a distanziarla, a prendere tempo. E spazio. Non riusciva a vedere al di là del proprio naso. Non riusciva a vedere la punta dei propri piedi. Correva a perdifiato, sperando di non inciampare. Cercando di fuggire a quella roca voce che non gli dava scampo.
Non puoi scappare. Non nasconderti.
Cercava disperatamente di continuare a correre. La mano sinistra sul fianco a tamponare il dolore lancinante della milza che, come un chiodo conficcatogli nelle carni, gli rallentava il passo. Un chiodo che lo avrebbe sicuramente fermato se si fosse arreso.
Aveva il volto sfigurato dallo sforzo e dalla fatica, non aveva più fiato, credeva che i polmoni gli scoppiassero...
Un passo...
Un altro passo... […]
[…] io creai sei araldi. Sei esseri con il mio desiderio, sei creature che mi aiutassero a ricreare la pace in questo regno e la felicità di un tempo. Un regno dove ogni essere umano sarebbe potuto entrare e vivere una sua vita nei momenti di riposo o di maggior sconforto.
Ma la sua creatura cresceva e si nutriva di tutte le sofferenze e le angosce della gente. Gli diede una chiave, un permesso speciale, quello di poter passare interamente fra il mondo reale e il mondo dei sogni dove siamo adesso. All’inizio era una splendida creatura, aveva i miei stessi capelli... -lo fissò un istante e aggiunse- …e il tuo sguardo. Ma la malvagità di ciò che si nutriva lo deturpò a tal punto che, nei suoi ultimi cicli, era totalmente irriconoscibile. Avrai notato il quadro che ha in casa tua zia... […]
[…] Bene, allora, sai che ti dico? Fai quello che vuoi! Io ti do sette destare per recuperare ogni libro. Se alla fine dell’ultimo ciclo di ogni settimo destare non lo avrai letto, ucciderò una persona a te cara.
Gabriel si era impietrito. Lo guardava. Meditava per lui la morte. Non poteva. Era vero. Era impotente ancora dinanzi a lui. Poteva intrappolare qualche persona, zia Carola, i suoi genitori, Amy o chissà chi altro, in un sogno e ucciderli.
Non puoi farlo! O non leggerò più niente! Mi ucciderò.
Pff! Sputò. Verrà un altro prescelto, poi un altro ancora, poi ancora un altro. Ma tu morirai nella consapevolezza che tutti i tuoi cari faranno la tua stessa fine. Allora perché aspettare? Sorrise beffardo. […]
[…] Etelcor non parlò più. Si distanziò da Gabriel e scomparve nel nulla.
A te la scelta! Sussurrò prima di svanire.
Gabriel rimase lì, all’inizio del bivio. Nessun pensiero gli passava per la testa. Nessun sentimento. Improvvisamente si sentiva svuotato di tutte le sue emozioni.
Era strano: tutto era cominciato da due libri di cui, per sbaglio, ne era riuscito a leggere uno. Ed ora, per ironia della sorte, com’era possibile che di due scelte, ne fosse rimasta una?