Author: | John Christopher | ISBN: | 9788865592311 |
Publisher: | Beat | Publication: | November 5, 2014 |
Imprint: | Beat | Language: | Italian |
Author: | John Christopher |
ISBN: | 9788865592311 |
Publisher: | Beat |
Publication: | November 5, 2014 |
Imprint: | Beat |
Language: | Italian |
Pubblicato per la prima volta nel 1956, La morte dell’erba è diventato da allora un classicoimperdibile della narrativa, superando di gran lunga i ristretti confini del genere e della fantascienza. Il libro muove dalla descrizione dell’agiata esistenza londinese di John Custance e famiglia. Ingegnere, John predilige i comfort della grande città, e tuttavia non disdegna di trascorrere lunghi soggiorni nella valle del Westmorland, dove suo fratello David sovrintende con cura alla sua fattoria. La campagna è, del resto, il luogo d’origine dei Custance, oltre che il mondo per eccellenza della «Englishness»: un universo flemmatico, rispettabile, idilliaco, fatto di «campi fertili, cittadine tranquille e borghesi pasciuti, di cassette delle lettere, birre, partite di cricket, tè del pomeriggio e correttezza». Un mondo che non batte ciglio dinanzi alle prime allarmanti notizie che giungono dall’Estremo Oriente. Un virus del riso altamente contagioso – chiamato Chung-Li – si sta diffondendo a macchia d’olio nella Cina comunista, distruggendo coltivazioni, causando carestia e tumulti e mettendo a repentaglio la vita di milioni di persone. La flemma e la correttezza inglesi si sciolgono, tuttavia, come neve al sole quando, alla quinta mutazione, il Chung-Li si mostra in grado di danneggiare ogni tipo di pianta appartenente alla famiglia delle graminacee, compresi grano, orzo, avena e segale, e dilaga ovunque in Europa, fino ad attraversare l’Atlantico e giungere in America. A seguito della carestia, in Gran Bretagna il bestiame muore per la mancanza di foraggio, la popolazione aviaria e la fauna ittica si estinguono, e i campi diventano spogli e aridi. John decide allora di lasciare Londra e di dirigersi nel Westmorland insieme alla famiglia, nella fattoria nei cui campi David ha deciso con avvedutezza di piantare patate, resistenti al virus. L’Inghilterra meridionale, però, è preda di bande e saccheggiatori, e le città e i paesini sono divenuti roccaforti... Nel 1999, sulla base di una ricerca condotta in Africa, è stato scoperto un fungo devastante, denominato Ug99, che uccide il grano bloccandone il nutrimento. A partire dal 2007 si è diffuso in Yemen e in Pakistan, e secondo l’Osservatorio di Ricerca Agricola degli Stati Uniti, rappresenta oggi «una minaccia globale senza precedenti al frumento e all’orzo». Come sovente accade, la letteratura, quando è intrisa di spirito del tempo, anticipa la realtà. «L’opera con cui La morte dell’erba può essere paragonato non è un romanzo di fantascienza bensì Il Signore delle Mosche di William Golding». Robert Macfarlane Il Chung-Li, un virus asiatico mutante, distrugge ogni vita vegetale. Il mondo brucia. Unica possibilità è abbandonare le città, dove imperano violenza e saccheggi. «La morte dell’erba devasta la terra che conosciamo… un’opera drammatica ed emozionante». Daily Mail «Avvincente! Di tutto il filone apocalittico, questo è il romanzo più inquietante». Financial Times
Pubblicato per la prima volta nel 1956, La morte dell’erba è diventato da allora un classicoimperdibile della narrativa, superando di gran lunga i ristretti confini del genere e della fantascienza. Il libro muove dalla descrizione dell’agiata esistenza londinese di John Custance e famiglia. Ingegnere, John predilige i comfort della grande città, e tuttavia non disdegna di trascorrere lunghi soggiorni nella valle del Westmorland, dove suo fratello David sovrintende con cura alla sua fattoria. La campagna è, del resto, il luogo d’origine dei Custance, oltre che il mondo per eccellenza della «Englishness»: un universo flemmatico, rispettabile, idilliaco, fatto di «campi fertili, cittadine tranquille e borghesi pasciuti, di cassette delle lettere, birre, partite di cricket, tè del pomeriggio e correttezza». Un mondo che non batte ciglio dinanzi alle prime allarmanti notizie che giungono dall’Estremo Oriente. Un virus del riso altamente contagioso – chiamato Chung-Li – si sta diffondendo a macchia d’olio nella Cina comunista, distruggendo coltivazioni, causando carestia e tumulti e mettendo a repentaglio la vita di milioni di persone. La flemma e la correttezza inglesi si sciolgono, tuttavia, come neve al sole quando, alla quinta mutazione, il Chung-Li si mostra in grado di danneggiare ogni tipo di pianta appartenente alla famiglia delle graminacee, compresi grano, orzo, avena e segale, e dilaga ovunque in Europa, fino ad attraversare l’Atlantico e giungere in America. A seguito della carestia, in Gran Bretagna il bestiame muore per la mancanza di foraggio, la popolazione aviaria e la fauna ittica si estinguono, e i campi diventano spogli e aridi. John decide allora di lasciare Londra e di dirigersi nel Westmorland insieme alla famiglia, nella fattoria nei cui campi David ha deciso con avvedutezza di piantare patate, resistenti al virus. L’Inghilterra meridionale, però, è preda di bande e saccheggiatori, e le città e i paesini sono divenuti roccaforti... Nel 1999, sulla base di una ricerca condotta in Africa, è stato scoperto un fungo devastante, denominato Ug99, che uccide il grano bloccandone il nutrimento. A partire dal 2007 si è diffuso in Yemen e in Pakistan, e secondo l’Osservatorio di Ricerca Agricola degli Stati Uniti, rappresenta oggi «una minaccia globale senza precedenti al frumento e all’orzo». Come sovente accade, la letteratura, quando è intrisa di spirito del tempo, anticipa la realtà. «L’opera con cui La morte dell’erba può essere paragonato non è un romanzo di fantascienza bensì Il Signore delle Mosche di William Golding». Robert Macfarlane Il Chung-Li, un virus asiatico mutante, distrugge ogni vita vegetale. Il mondo brucia. Unica possibilità è abbandonare le città, dove imperano violenza e saccheggi. «La morte dell’erba devasta la terra che conosciamo… un’opera drammatica ed emozionante». Daily Mail «Avvincente! Di tutto il filone apocalittico, questo è il romanzo più inquietante». Financial Times