Dal 1948 le istituzioni di bilancio in Italia sono caratterizzate da un vincolo, potenzialmente rigido, sulla decisione di politica fiscale, con uno statuto costituzionale che richiede la contemporaneità della decisione di spesa o di minore entrata con quella del suo finanziamento. In concreto tuttavia la forza di questo vincolo è dipesa dalla interpretazione degli attori politici nel procedimento legislativo e il controllo degli equilibri dei conti pubblici, nel sistema politico reale, è stato demandato alla stessa virtuosità dell’indirizzo politico dei Governi e delle maggioranze. Una situazione che si è venuta modificando a partire dal 1978, sulla scia di un disegno che ha cercato di ancorare le decisioni di finanza pubblica ad un quadro di programmazione finanziaria e che si è poi saldato, con l’adesione del nostro paese ai Trattati europei, alle disposizioni comunitarie che pongono limiti quantitativi precisi sulla politica fiscale. Gli autori analizzano come, nonostante ciò, le istituzioni di bilancio risultino ancora insoddisfacenti, non solo ai fini di una reale responsabilizzazione finanziaria, ma anche in relazione alla trasparenza e all’efficacia della decisione allocativa. Il dibattito di fiscal policy nel nostro paese continua a ruotare intorno alla definizione di meccanismi per il controllo della spesa, che appaiono formali e opachi.
Dal 1948 le istituzioni di bilancio in Italia sono caratterizzate da un vincolo, potenzialmente rigido, sulla decisione di politica fiscale, con uno statuto costituzionale che richiede la contemporaneità della decisione di spesa o di minore entrata con quella del suo finanziamento. In concreto tuttavia la forza di questo vincolo è dipesa dalla interpretazione degli attori politici nel procedimento legislativo e il controllo degli equilibri dei conti pubblici, nel sistema politico reale, è stato demandato alla stessa virtuosità dell’indirizzo politico dei Governi e delle maggioranze. Una situazione che si è venuta modificando a partire dal 1978, sulla scia di un disegno che ha cercato di ancorare le decisioni di finanza pubblica ad un quadro di programmazione finanziaria e che si è poi saldato, con l’adesione del nostro paese ai Trattati europei, alle disposizioni comunitarie che pongono limiti quantitativi precisi sulla politica fiscale. Gli autori analizzano come, nonostante ciò, le istituzioni di bilancio risultino ancora insoddisfacenti, non solo ai fini di una reale responsabilizzazione finanziaria, ma anche in relazione alla trasparenza e all’efficacia della decisione allocativa. Il dibattito di fiscal policy nel nostro paese continua a ruotare intorno alla definizione di meccanismi per il controllo della spesa, che appaiono formali e opachi.