Author: | Massimo Siviero | ISBN: | 9781311916822 |
Publisher: | Massimo Siviero | Publication: | November 26, 2013 |
Imprint: | Smashwords Edition | Language: | Italian |
Author: | Massimo Siviero |
ISBN: | 9781311916822 |
Publisher: | Massimo Siviero |
Publication: | November 26, 2013 |
Imprint: | Smashwords Edition |
Language: | Italian |
Una brutta gatta da pelare per il commissario Abruzzese che indaga sulla strana morte di un meticcio. Il cadavere è stato trovato a due passi dal Duomo, mentre un’intera città si mobilita per la scomparsa del sangue di San Gennaro. La teca con il prezioso contenuto è chiusa dentro una cassaforte a doppio fondo. Per aprirla bisogna far girare insieme quattro chiavi. E dopo c’è la combinazione numerica. Rubare il sangue di San Gennaro è un’impresa impossibile, ma non a Napoli... Alcune morti misteriose di animali, e siamo appena all’inizio. Ancora un delitto, avvenuto in una camera chiusa dall’interno. La vittima si barricava nella sua dimora a prova di effrazione.
Abruzzese, un fiuto unico, sorprende per il modo originale delle sue indagini. Non adopera pistole e quando può preferisce camminare a piedi, lo ispira il contatto della terra sotto i piedi. Alla fine il detective scoprirà un’arma singolare e micidiale.
Dall’incipit del romanzo:
Stava seduto sotto i portici con le spalle appoggiate al muro di un edificio. La bocca era spalancata. I muscoli della faccia grigiastra erano contratti in una smorfia. Doveva essere morto da poche ore.
Si erano fermati solo due ragazzini che avvertirono la polizia. Arrivò una pattuglia.
Massimo Siviero racconta il lato oscuro di Napoli. Al centro della sua narrazione una società corrotta e malata sempre pronta a coprire i carnefici. Sullo sfondo una criminalità che ha sempre avuto vita facile nella metropoli all’ombra del Vesuvio. Finalità dichiarata dell’autore non è quella di far evadere ma di invadere i lettori con i suoi romanzi. Nelle sue storie ha cercato di conciliare detection e descrizione d’ambiente.
L’autore, laurea in sociologia e corso in lingua e civiltà francese alla Sorbona di Parigi, è giornalista professionista e scrittore di gialli. Redattore per trent’anni del giornale Il Mattino di Napoli e per dieci corrispondente del Messaggero di Roma, vive a Napoli. Oltre a Il terno di San Gennaro (in precedenza pubblicato in edizione cartacea con Lo stagno incantato nel 1999), ha firmato Il diavolo giallo (Camunia, 1992), Un mistero occitano per il commissario Abruzzese (Claudiana, 2001), Vendesi Napoli (Dario Flaccovio, 2005), Mater munnezza (Cento Autori, 2011), Caponapoli (Il Giallo Mondadori, 2012) e Scorciatoia per la morte (editore Tullio Pironti, 2015). Ha scritto diversi racconti e un saggio su Leopardi appassionato di vulcanologia e giallista e sul rapporto inesplorato tra la poesia leopardiana e la scienza. Come autore di saggi ha anche dato alle stampe Come scrivere un giallo napoletano (Graus Editore, 2003) nel quale, per la prima volta al mondo, affronta il modo di scrivere un romanzo poliziesco partenopeo. Ha anche documentato che a Napoli appartiene la primogenitura del genere giallo in Italia. Ha avuto prestigiosi riconoscimenti. Oltre al premio speciale Procida, Isola di Arturo, Elsa Morante nel 1999 con Il terno di San Gennaro, nel 2002 gli è stato assegnato quello della Presidenza del Consiglio per la cultura . Nello stesso anno è stato finalista dello Scerbanenco per il miglior giallo italiano. Per un lustro è stato presidente del premio Guardia Piemontese in giallo di narrativa in lingua italiana, francese e occitana.
Una brutta gatta da pelare per il commissario Abruzzese che indaga sulla strana morte di un meticcio. Il cadavere è stato trovato a due passi dal Duomo, mentre un’intera città si mobilita per la scomparsa del sangue di San Gennaro. La teca con il prezioso contenuto è chiusa dentro una cassaforte a doppio fondo. Per aprirla bisogna far girare insieme quattro chiavi. E dopo c’è la combinazione numerica. Rubare il sangue di San Gennaro è un’impresa impossibile, ma non a Napoli... Alcune morti misteriose di animali, e siamo appena all’inizio. Ancora un delitto, avvenuto in una camera chiusa dall’interno. La vittima si barricava nella sua dimora a prova di effrazione.
Abruzzese, un fiuto unico, sorprende per il modo originale delle sue indagini. Non adopera pistole e quando può preferisce camminare a piedi, lo ispira il contatto della terra sotto i piedi. Alla fine il detective scoprirà un’arma singolare e micidiale.
Dall’incipit del romanzo:
Stava seduto sotto i portici con le spalle appoggiate al muro di un edificio. La bocca era spalancata. I muscoli della faccia grigiastra erano contratti in una smorfia. Doveva essere morto da poche ore.
Si erano fermati solo due ragazzini che avvertirono la polizia. Arrivò una pattuglia.
Massimo Siviero racconta il lato oscuro di Napoli. Al centro della sua narrazione una società corrotta e malata sempre pronta a coprire i carnefici. Sullo sfondo una criminalità che ha sempre avuto vita facile nella metropoli all’ombra del Vesuvio. Finalità dichiarata dell’autore non è quella di far evadere ma di invadere i lettori con i suoi romanzi. Nelle sue storie ha cercato di conciliare detection e descrizione d’ambiente.
L’autore, laurea in sociologia e corso in lingua e civiltà francese alla Sorbona di Parigi, è giornalista professionista e scrittore di gialli. Redattore per trent’anni del giornale Il Mattino di Napoli e per dieci corrispondente del Messaggero di Roma, vive a Napoli. Oltre a Il terno di San Gennaro (in precedenza pubblicato in edizione cartacea con Lo stagno incantato nel 1999), ha firmato Il diavolo giallo (Camunia, 1992), Un mistero occitano per il commissario Abruzzese (Claudiana, 2001), Vendesi Napoli (Dario Flaccovio, 2005), Mater munnezza (Cento Autori, 2011), Caponapoli (Il Giallo Mondadori, 2012) e Scorciatoia per la morte (editore Tullio Pironti, 2015). Ha scritto diversi racconti e un saggio su Leopardi appassionato di vulcanologia e giallista e sul rapporto inesplorato tra la poesia leopardiana e la scienza. Come autore di saggi ha anche dato alle stampe Come scrivere un giallo napoletano (Graus Editore, 2003) nel quale, per la prima volta al mondo, affronta il modo di scrivere un romanzo poliziesco partenopeo. Ha anche documentato che a Napoli appartiene la primogenitura del genere giallo in Italia. Ha avuto prestigiosi riconoscimenti. Oltre al premio speciale Procida, Isola di Arturo, Elsa Morante nel 1999 con Il terno di San Gennaro, nel 2002 gli è stato assegnato quello della Presidenza del Consiglio per la cultura . Nello stesso anno è stato finalista dello Scerbanenco per il miglior giallo italiano. Per un lustro è stato presidente del premio Guardia Piemontese in giallo di narrativa in lingua italiana, francese e occitana.