Author: | Giorgio Manganelli | ISBN: | 9788845975394 |
Publisher: | Adelphi | Publication: | January 15, 2015 |
Imprint: | Adelphi | Language: | Italian |
Author: | Giorgio Manganelli |
ISBN: | 9788845975394 |
Publisher: | Adelphi |
Publication: | January 15, 2015 |
Imprint: | Adelphi |
Language: | Italian |
Giorgio Manganelli non fu solo un grande scrittore, ma un impareggiabile chiosatore di quel teatro dai gesti minimi che è l’attività del leggere e dello scrivere. Dopo averci dato, con "La letteratura come menzogna" (1967), una succinta teologia della letteratura, Manganelli andò scrivendo su temi affini, fra il 1966 e il 1990, una serie di articoli che finirono per configurarsi come un libro consequenziale e ramificato. Libro che l’autore non riuscì a pubblicare: ma, per nostra fortuna, rimane traccia fra le carte di Manganelli del progetto di articolazione formale che esso avrebbe dovuto avere. E tale traccia è stata puntualmente seguita. Forse questo libro andrebbe letto come una «lettera a un giovane prosatore» (intendendo per prosatore chi abbia un qualche orecchio per «il rumore sottile della prosa» e al tempo stesso, come ogni vero scrittore, sappia riconoscersi «eroicamente incompetente di letteratura»). Perché tutto il libro può essere considerato come una protratta risposta a un interrogativo «buffo e sconvolgente»: «perché scrivete?». E da quell’interrogativo, come in una proliferazione invincibile, rampollano miriadi di altri interrogativi, fino ad alcuni di suprema e quasi irrespirabile difficoltà – come quel «che cosa dunque ‘non è’ un racconto?» che qui trova una magistrale risposta. Ma non meno magistrale – e si starebbe per dire definitiva, se non fosse per quel lieve sorriso che la parola suscita in questioni di letteratura – la risposta a Primo Levi a proposito di un altro interrogativo, questa volta incresciosamente frequente, su che cosa sia e che cosa significhi lo «scrivere oscuro». Mentre seguiamo Manganelli in questi impervi e ingannevoli percorsi, incessantemente il nostro orecchio si educa al «rumore sottile» di una delle più belle prose italiane dei nostri tempi.
Giorgio Manganelli non fu solo un grande scrittore, ma un impareggiabile chiosatore di quel teatro dai gesti minimi che è l’attività del leggere e dello scrivere. Dopo averci dato, con "La letteratura come menzogna" (1967), una succinta teologia della letteratura, Manganelli andò scrivendo su temi affini, fra il 1966 e il 1990, una serie di articoli che finirono per configurarsi come un libro consequenziale e ramificato. Libro che l’autore non riuscì a pubblicare: ma, per nostra fortuna, rimane traccia fra le carte di Manganelli del progetto di articolazione formale che esso avrebbe dovuto avere. E tale traccia è stata puntualmente seguita. Forse questo libro andrebbe letto come una «lettera a un giovane prosatore» (intendendo per prosatore chi abbia un qualche orecchio per «il rumore sottile della prosa» e al tempo stesso, come ogni vero scrittore, sappia riconoscersi «eroicamente incompetente di letteratura»). Perché tutto il libro può essere considerato come una protratta risposta a un interrogativo «buffo e sconvolgente»: «perché scrivete?». E da quell’interrogativo, come in una proliferazione invincibile, rampollano miriadi di altri interrogativi, fino ad alcuni di suprema e quasi irrespirabile difficoltà – come quel «che cosa dunque ‘non è’ un racconto?» che qui trova una magistrale risposta. Ma non meno magistrale – e si starebbe per dire definitiva, se non fosse per quel lieve sorriso che la parola suscita in questioni di letteratura – la risposta a Primo Levi a proposito di un altro interrogativo, questa volta incresciosamente frequente, su che cosa sia e che cosa significhi lo «scrivere oscuro». Mentre seguiamo Manganelli in questi impervi e ingannevoli percorsi, incessantemente il nostro orecchio si educa al «rumore sottile» di una delle più belle prose italiane dei nostri tempi.